Nova polemica/A i poeti pinzocheri/I.
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I.
a Fillide, a Licori,
o zampogna d’Arcadia, o lascivetti
4canonici pastori,
de l’astigian bizzarro il duro stile
non v’ha, no, sterminati:
ritornano le agnelle a ’l pingue ovile,
8rifioriscono i prati,
e voi tornate, Tirsi e Melibeo,
su ’l carro trionfale
a l’antico mestier de ’l cicisbeo
12cattolico e morale,
e l’arte femminil che fu mezzana
a l’abate Trapassi,
l’arte severa, pia, casta, cristiana,
16vi fa beati e grassi.
Damine pie, no, il parroco no ’l vieta;
ricamate per loro
le papaline di velluto in seta
20con un fregio d’alloro.
È questa, è questa di confetti piena
la vostra poesia!
Fate per la sua gloria una novena,
24o figlie di Maria.
Ah se co’ versi tuoi di miel già pregni
e di cold-cream francese,
non salì, Arcadia, a i nobili convegni
28de le vecchie marchese,
se i madrigali de’ pastori abati
l’età mal ti consente,
eccoti idealisti inzuccherati
32e poesia decente.
Vieni ed impera ne ’l visin patito,
ne le graziette smorte
de le ragazze che cercan marito
36pestando il pianoforte.
Vieni a sdraiarti su i giornali gravi
di cristiano furore
e su ’l tavol da notte a le soavi
40dame de ’l Sacro Cuore.
Cantaci, canta, poesia custode
de l’Italia morale
la solitaria venere che gode
44d’un amore ideale.
Diventeremo forti e costumati
ritornando a ’l Vangelo.
Beati quelli che si son castrati
48per il regno de ’l cielo.