Notizie sulla Guerra della Indipendenza d'Italia (Monitore Toscano)/Passaggio del Ticino e battaglia di Magenta

Passaggio del Ticino e battaglia di Magenta

../N. LXX ../N. LXXI IncludiIntestazione 20 maggio 2011 100% Storia

N. LXX N. LXXI
[p. 50 modifica]
Passaggio del Ticino e battaglia di Magenta
Mon. N. 144 » Quartier generale di S. Martino
5 giugno 1859.

« L’esercito francese riunito intorno ad Alessandria avea dinanzi a se grandi ostacoli da superare. Se esso si recava sopra Piacenza avrebbe dovuto fare l’assedio di questa piazza ed aprirsi a viva forza il passaggio del Po, che in questo punto ha una [p. 51 modifica]larghezza non minore di 900 metri, ed una operazione così difficile doveva farsi alla presenza di un esercito nemico di oltre 200,000 uomini.

« Se l’imperatore passava il fiume a Valenza, egli trovava il nemico concentrato sulla sinistra riva a Mortara, nè poteva assalirlo in questa posizione se non che con colonne separate, manovrando in mezzo ad un paese intersecato da canali e da risaje. Vi avea adunque dalle due parti un ostacolo insuperabile. L’imperatore determinò di girarlo, e ingannò gli Austriaci accumulando il suo esercito sulla diritta e col farli occupare Casteggio ed anche Bobbio sulla Trebbia.

Il dì 31 maggio, l’esercito ricevè l’ordine di marciare sulla sinistra, e passò il Po a Casale, il cui ponte era rimasto in nostro potere; esso prese tosto la via di Vercelli, dove fu operato il passaggio della Sesia per proteggere e coprire la nostra rapida marcia su Novara. Gli sforzi dell’esercito furono diretti alla destra su Robbio, e quivi due combattimenti gloriosi per le truppe sarde ebbero per effetto di far credere al nemico che marciassimo sopra Mortara. Ma in questo tempo l’esercito francese si era portato verso Novara e vi aveva preso posizione nell’istesso modo, col quale dieci anni avanti aveva combattuto il [p. 52 modifica]Re Carlo Alberto. Qui poteva far fronte al nemico se si presentava.

Così questa ardita marcia era stata protetta da 100,000 uomini situati sul nostro fianco diritto ad Olengo di là da Novara.

In queste circostanze l’Imperatore era costretto di confidare alla riserva la esecuzione del movimento che si faceva dietro la linea di battaglia.

Il dì 2 giugno una divisione della guardia imperiale fu diretta verso Turbigo sul Ticino, e non vi trovando resistenza vi gettò tre ponti.

L’Imperatore raccolte le indicazioni concordi a farli conoscere che il nemico si ritirava sulla sinistra del fiume, fece quivi passare il Ticino dal corpo d’esercito del general Mac-Mahon, seguito l’indomani da una divisione dell’esercito sardo.

Le nostre truppe avevano appena presa posizione sulla riva lombarda che vi furono attaccate da un corpo Austriaco venuto da Milano per la strada ferrata. Lo respinsero vittoriosamente sotto gli occhi dell’Imperatore.

Nello stesso giorno del 2 giugno la divisione Espinasse essendosi avanzata sulla via da Novara a Milano fino a Trecate, d’onde minacciava la testa del ponte di Buffalora, il nemico sgombrò precipitosamente i trinceramenti che vi avea fatti, e si ripiegò sulla riva sinistra facendo andare all’aria il ponte di [p. 53 modifica]pietra che traversa il fiume in quel luogo. Nulladimeno l’effetto delle sue mine non fu compiuto e i due archi di ponte che si era proposto di rovesciare essendo solamente avvallati, il passaggio non fu interrotto.

Il giorno del 4 era stabilito dall’imperatore per impossessarsi definitivamente della riva sinistra del Ticino. Il corpo del generarle Mac-Mahon rafforzato dalla divisione dei volteggiatori della guardia imperiale, e seguito da tutto l’esercito del Re di Sardegna doveva portarsi da Turbigo a Magenta, mentre la divisione dei granatieri della guardia imperiale si impadronirebbe della testa del ponte di Buffalora sulla riva sinistra e il corpo del Maresciallo Canrobert si avanzerebbe sulla riva diritta per passare il Ticino nello stesso punto.

L’esecuzione di questo disegno fu turbata da alcuni incidenti, non sempre evitabili in guerra. L’esercito del Re fu ritardato nel suo passaggio del fiume e una sola delle sue divisioni potè seguire d’assai lontano il corpo del generale Mac-Mahon.

La marcia della divisione Espinasse soffrì pure dei ritardi, e d’altra parte il corpo del maresciallo Canrobert, uscito da Novara per raggiungere l’Imperatore che si era portato in persona alla testa del ponte di Buffalora, [p. 54 modifica]trovò la strada talmente ingombra che non potè giungere che molto tardi al Ticino.

Tale era lo stato dalle cose, e l’imperatore non senza ansietà attendeva l’arrivo del corpo del generale Mac-Mahon a Buffalora, allorchè verso le ore due udì da questa parte uno sparar di fucili e un cannoneggiamento vivissimo. Il generale arrivava.

Era il momento di sostenerlo marciando verso Magenta. L’imperatore lanciò subito la brigata Wimpffen contro le posizioni formidabili occupate dagli Austriaci sul davanti del ponte; la brigata Cler seguì il movimento. Le alture che costeggiano il Naviglio (gran canale) e il villaggio di Buffalora furono prontamente espugnate mercè lo slancio dei nostri soldati. Ma allora si trovavano di fronte masse ragguardevoli che non poterono sfondare e che arrestarono il loro avanzarsi.

Frattanto il corpo del maresciallo Canrobert non si mostrava, e d’altra parte il cannoneggiamento e lo sparo dei fucili che avevano segnalato l’arrivo del generale Mac-Mahon, erano interamente cessati. La colonna del generale era ella stata respinta, e la divisone dei granatieri della guardia doveva ella sostenere tutto lo sforzo del nemico?

È questo il momento di spiegare la manovra fatta dagli Austriaci. Allorchè seppero che nella notte del 2 giugno i Francesi avevano [p. 55 modifica]saputo il passo del Ticino a Turbigo, avevano fatto ripassare questo fiume a Vigevano da tre dei loro corpi d’esercito che bruciarono i ponti dietro di loro. La mattina del 4 erano innanzi all’Imperatore con 125,000 uomini e la divisione dei granatieri della guardia, colla quale era l’Imperatore, si trovava sola a combattere queste forze.

In questa critica circostanza il generale Regnaud de Saint-Jean-d’Angely fece prova della più grande energia, come pure i generali che comandavano sotto i suoi ordini. Il generale di divisione Mellinet ebbe due cavalli uccisi: il general Cler cadde mortalmente ferito: il generale Wimpffen fu ferito nella testa, i comandanti Desmè e Mudhuy dei granatieri della guardia furono uccisi; gli Zuavi perderono 200 uomini e i granatieri subirono perdite non meno importanti.

Alfine, dopo una lunga aspettativa di 4 ore, durante la quale la divisione Mellinet sostenne senza indietreggiare gli assalti del nemico, la brigata Picard col maresciallo Canrobert alla testa, giunse sul luogo del combattimento. Poco dopo comparve la divisione Vinoy appartenente al corpo del general Niel, che l’Imperatore aveva fatto chiamare, poi le divisioni Renault e Trochu, appartenenti al corpo del maresciallo Canrobert.

[p. 56 modifica]

Nello stesso tempo il cannone del generale Mac-Mahon si faceva sentire di nuovo in lontananza. Il corpo del generale ritardato nella sua marcia, e meno numeroso di quello che avrebbe dovuto essere, si era avanzato in due colonne su Magenta e Buffalora.

Il nemico avendo voluto portarsi fra le due colonne per dividerle, il generale Mac-Mahon aveva ricongiunta quella di destra su quella di sinistra verso Magenta, ciò che spiega come il fuoco era cessato al principio dell’azione dalla parte di Buffalora.

Difatto gli Austriaci vedendosi spinti sulla loro fronte e sulla loro sinistra, avevano sgombrato il villaggio di Buffalora e portata la più gran parte delle loro forze contro il generale Mac-Mahon innanzi Magenta. Il 45° di linee si slanciò intrepidamente all’assalto del podere di Cascina Nuova, che precede il villaggio e che era difeso da due reggimenti ungheresi. Mille cinquecento nemici deposero le armi e la Bandiera fu presa sul cadavere del loro colonnello. Frattanto la divisione di la Motterouge si trovava incalzata da forze numerose che minacciavano di separarla dalla divisione Espinasse.

Il generale Mac-Mahon aveva disposti in seconda linea i tredici battaglioni di volteggiatori della guardia sotto il comando del prode generale Camou, che portandosi al centro [p. 57 modifica]sostenne gli sforzi del nemico e diè luogo alla divisione Motterouge ed Espinasse di riprendere vigorosamente l’offensiva.

In questo momento d’assalto generale, il generale Auger, comandante dell’artiglieria del 2° corpo fece mettere in batteria sul piano della strada ferrata 40 pezzi di cannone che prendendo di fianco gli Autriaci che difilavano in disordine, ne fece una strage orribile.

A Magenta il combattimento fu orribile. Il nemico difese il villaggio con furore. Si comprendeva da una parte e dall’altra che quella era la chiave della posizione. Le nostre truppe se ne impadronirono casa per casa facendo soffrire agli Austriaci enormi perdite. Più di 10,000 dei loro furono posti fuori di combattimento, e il generale Mac-Mahon fece loro circa 5000 prigionieri, fra i quali un reggimento (il 2° cacciatori a piedi) comandato dal colonnello Hauser. Ma il corpo stesso del generale ebbe molto a soffrire; 1500 uomini furono uccisi o feriti. All’assalto del villaggio il generale Espinasse e il suo ufficiate d’ordinanza, il tenente Froidefond, erano caduti feriti mortalmente. Com’esso, alla testa delle loro truppe erano caduti i colonnelli Drouhot del 65° di linea e de Chabrière, del 2° reggimento straniero.

Da un’altra parte le divisioni Vinoy e Renault facevano prodigi di valore sotto gli [p. 58 modifica]ordini del maresciallo Canrobert e del general Niel. La divisione Vinoy, partita da Novara fin dalla mattina, giungeva appena a Trecate dove ella dovea bivaccare, quando fu chiamata dall’imperatore. Marciò a passo di corsa fino al ponte di Magenta, cacciando il nemico dalle posizioni ch’esso occupava e facendogli più di 1000 prigionieri; ma affrontando forze superiori ebbe a soffrire molte perdite: 11 uffiziali furono uccisi e 50 feriti; 650 sottuffiziali e soldati furono messi fuori du combattimento. L’85° di linea ebbe a soffrire più degli altri; il comandante Delort di quel reggimento si fece bravamente uccidere alla testa del suo battaglione, e gli altri uffiziali superiori furono feriti. Il general Martimprey fu tocco da un colpo di fuoco nel condurre la sua brigata.

Le truppe del maresciallo Canrobert fecero anch’esse dolorose perdite. Il colonnello di Senneville, suo capo di stato-maggiore, fu ucciso al suo fianco; il colonello Charlier, del 90° fu mortalmente tocco da cinque colpi di fuoco, e parecchi uffiziali della divisione Renault, messi fuor di combattimento, mentre il villaggio del ponte di Magenta era preso e ripreso sette volte di seguito.

Finalmente, verso le ore 8 e ½ di sera, l’esercito francese restava padrone del campo di battaglia, e il nemico si ritirava [p. 59 modifica]lasciando nelle nostre mani quattro cannoni, un de’ quali preso dai granatieri della guardia, due bandiere e 7,000 prigionieri. Si può valutare in 20,000 uomini circa il numero degli Austriaci messi fuor di combattimento. Sul campo di battaglia si son trovati 12,000 fucili e 50,000 sacchi.

I corpi Austriaci che hanno combattuto contro di lui son quelli di Clam-Gallas, Zobel, Schwarzemberg e Licktenstein. Comandava il feldmaresciallo Giulay tutto l’esercito.

Così, cinque giorni dopo la partenza da Alessandria, l’esercito alleato avea dato tre combarttimenti, vinto una battaglia, liberato il Piemonte dagli Austriaci e aperte le porte di Milano. Dal combattimento di Montebello in poi l’esercito austriaco ha perduto 25,000 uomini uccisi o feriti, 10,000 prigionieri e 17 cannoni.