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ghezza non minore di 900 metri, ed una operazione così difficile doveva farsi alla presenza di un esercito nemico di oltre 200,000 uomini.
« Se l’imperatore passava il fiume a Valenza, egli trovava il nemico concentrato sulla sinistra riva a Mortara, nè poteva assalirlo in questa posizione se non che con colonne separate, manovrando in mezzo ad un paese intersecato da canali e da risaje. Vi avea adunque dalle due parti un ostacolo insuperabile. L’imperatore determinò di girarlo, e ingannò gli Austriaci accumulando il suo esercito sulla diritta e col farli occupare Casteggio ed anche Bobbio sulla Trebbia.
Il dì 31 maggio, l’esercito ricevè l’ordine di marciare sulla sinistra, e passò il Po a Casale, il cui ponte era rimasto in nostro potere; esso prese tosto la via di Vercelli, dove fu operato il passaggio della Sesia per proteggere e coprire la nostra rapida marcia su Novara. Gli sforzi dell’esercito furono diretti alla destra su Robbio, e quivi due combattimenti gloriosi per le truppe sarde ebbero per effetto di far credere al nemico che marciassimo sopra Mortara. Ma in questo tempo l’esercito francese si era portato verso Novara e vi aveva preso posizione nell’istesso modo, col quale dieci anni avanti aveva combattuto il