Notizie storiche della Valsassina (1889)/Cenni Topografici

Cenni Topografici

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CENNI TOPOGRAFICI


Giace la Valsassina fra una doppia catena di altissime montagne, che Alpi1, od emanazioni delle Alpi si possono considerare, e sono quelle che sorgono ad oriente del Lario, e le altre che segnano i confini delle provincie di Bergamo e di Sondrio colla Comense, di cui la Valsassina fa parte per la giurisdizione civile, mentre per la ecclesiastica appartiene alla diocesi di Milano2.

È divisa in quattro vallate, cioè in Valsassina propriamente detta o valle di Pioverna, di Varrone, Casarga e di Perledo3.

La valle di Pioverna si estende dall’est all’ovest per circa miglia dieciotto. Il suo ingresso dalla parte d’oriente è una spaccatura di montagne alta, lunga e stretta in modo che quasi la rinserra e chiude. Triste e melanconico luogo, ove solo regna il silenzio della natura, ed ove la mestizia, la sorpresa, il terrore ti assalgono ad un tempo! Apresi quindi la valle a guisa di anfiteatro, e di nuovo si rinserra per allargarsi e rinserrarsi ancora. La Pioverna, uno dei principali fiumi della Provincia, che scende dal monte Corneto, tutta la valle con ruinoso corso discorre, finchè, dopo aver accresciute le sue acque dai torrenti valle di Cremeno, Bobbia, Acquaduro, Troggia e Freggerola, giunge a Taceno, ove s’incanala in valloni profondissimi e tortuosamente tagliati dal corso delle acque secondo che il sasso quarzoso o calcare opponevale diversa resistenza. Per entro i quali cupi e precipiti burroni [p. 2 modifica]aggirandosi le acque, parte sfuggono per sotterranei anfratti al Lario, e parte vanno a formare il celebrato Orrido di Bellano4.

Poco meno estesa della valle di Pioverna è quella di Varrone, che le è parallela, ma tortuosa, profonda e senza pianura. Il fiume Varrone, che le dà il nome, ha origine nel monte così pure chiamato, posto nel territorio d'Introbbio, precipitasi di balza in balza, rompesi fra scogli e fra massi, e mugghia al di sotto dei paesi. Tributarî a lui sono i torrenti di Valmarcia, Legnasca, e d'altre minori vallette, e sbocca esso pure nel Lago di Como presso Dervio, ove, coi sassi e colla ghiaja che in tanti secoli vi ha trascinato, formò un'estesa pianura.

Compresa fra le suddette è la valle Casarga o Margnica, che si voglia dire, dalle sue terre principali Casargo e Margno. Il suo letto però è alquanto più alto di quello delle valli di Pioverna e di Varrone, dolcemente incurvato a guisa di conca, e disposto a prati ed a campi di fraina. Il torrente Maladiga, da cui è irrigata, influisce nella Pioverna.

La valle di Perledo infine, che viene anche detta Monte di Varenna, piuttosto riviera che valle potrebbesi chiamare; poiché, posta in felicissima situazione verso il meriggio, domina il Lario per lunghissimo tratto, e le scene più variate e pittoresche prospetta. Il clima è ivi temperatissimo e perenne il riso della natura; poiché gli ulivi, gli allori, gli aloè, assai bene vi prosperano. Essa è per conseguenza più amena e più feconda delle altre valli5. Il torrente di Esino, di cascata in cascata, precipitasi dall'Alpe di Cainallo, ed ha foce nel golfo di Oliveto.

Queste valli sono tutte circondate da alte e per la maggior parte precipiti ed ispide montagne calcari o di schisto argillo-mìcaceo. Le più elevate sono il Legnone, detto il Principe della Lombardia, perché sfida le più alte vette, la Grigna, il Moncodeno o Grigna settentrionale tanto visitata dai fisici e dai naturalisti per una perpetua ghiacciaja della [p. 3 modifica]circonferenza di braccia ventisette e per le conchiglie e poi pesci pietrificati che vi si trovano, il Pizzo dei Tre Signori così chiamato perché serviva di confine alla Lombardia, alla Repubblica veneta ed allo stato dei Grigioni e che viene anche detto Varrone, Passo Salmurano e Pizzo del Cengio. Poco meno elevati sono i monti Mugio, che dà il nome alla Mugiasca, Bobbio, Artavazzo, Zucco di Dasio e Legnoncino6.

Interessante è la Valsassina per la storia naturale, ed i cultori di questa scienza, che da alcuni anni la visitano, vi trovano sempre oggetti nuovi o rari specialmente in minerali ed insetti7. Sui monti e nelle caverne albergano gli orsi, i lupi, i camosci, le volpi, le lepri, i tassi, le marmotte, e fra gli sterpi striscia la vipera. Non sono rare le aquile e gli avoltoj, e frequenti i galli di montagna, i francolini, i roncaschi. Guizzano nei torrenti i ghiozzi e le trote che sono rinomate per lo squisito loro sapore8.

Vanta poi la Valsassina molte curiosità naturali, fra le quali meritano singolar menzione l’Orrido di Bellano ed il Paradiso dei Cani.

L’Orrido è un’altissima fessura che, come si disse, l’acqua si è per lunghissimo tratto e per la profondità di ben duecento braccia scavata nel sasso da Taceno a Bellano:

«U’ Pioverna, mugghiando, i gorghi neri
     Dissimula il cristallo e s’apre il calle;

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     Torreggian sopra lei gli scogli alteri,
     Onde ristretta è la profonda valle.
     Alni frondosi e frassini guerrieri
     Copron le tempia al monte e l’alte spalle;
     E poichè escito è dalle anguste strade,
     D’alto precipitoso il fiume cade.»9


Sopra un ponte pensile sostenuto da catene di ferro, e per una scala intagliata nel sasso, si tragittava il fiume e s’internava nelle buie caverne di questo orribil burrato; ma nel 1816 distaccossi il macigno a cui era assicurato il ponticello che schiacciò sotto di sè, e venne così a scemarsi la terribile maestà di quel luogo.

Il Paradiso dei Cani è una cascata formata dalla Troggia presso Introbbio, che meritò d’essere ritratta dal pennello di Marco Gozzi. Precipitasi il torrente da una balza perpendicolare ed alta ben duecento cinquanta braccia dapprima tutto raccolto in un canale che col lungo volger di secoli si è scavato; ma giunto ad un terzo della totale altezza, incontra uno sporgente scoglio che rompe e disperde la massa del l’acque, onde giù per l’altissimo precipizio piombano esse a rivi ed a spruzzi. Il muggito delle acque cadenti, il fragore dei sassi stravolti, l’aspetto imponente delle montagne vicine scabre e precipiti, i massi giganteschi che ingombrano il letto del fiume, quelle secolari piante che pendon sopra l’abisso, tutto concorre a render questa cateratta uno dei più imponenti spettacoli della natura.

Belle cascate sono pure quelle di Cavreccolo presso Premana e dello Sprizzotolo vicino ad Introbbio. Dall’accennata perpetua ghiacciaja del Moncodeno hanno origine le meraviglie di Fiumelatte presso Varenna. Fluisce esso nell’estate, e cessa totalmente nel verno. Nello stesso giorno che fluisce il Fiumelatte e nello stesso giorno che inaridisce, succede ciò pure all’Acqualatte, rigagnolo che sgorga da una buca opposta, ma più elevata di quella del Fiumelatte, e posta nella valle dei Molini presso Prato S. Pietro. Lo stesso fenomeno presenta la Bobbia.

Il Roncalli Parolino fa menzione di una caverna esistente nei monti di Cortenova, dalla quale spira continuamente un fresco venticello10 e di un’altra posta nella subalterna valle di Troggia parla Cattaneo Torriano11.

Nè tacerò i due laghetti alpini, detto l’uno Lago di Sasso, posto quasi alla vetta del Pizzo dei Tre Signori che dà origine alla Troggia, l’altro chiamato Lago di Losa nel territorio di Premana, dal quale si [p. 5 modifica]hanno quelle rane saporitissime e di straordinaria grossezza, note sotto il nome di rane di Premana.

L’estimo censuarie della Valsassina è di scudi 361,365, dei quali, scudi 308,781 appartengono al distretto d’Introbbio. La popolazione è di anime dieciotto mila all’incirca, delle quali più di quattro mila sono nel distretto di Bellano.

Il commercio non può molto fiorire ove mancasi di strade comode, che ne sono il principal veicolo. Pure vi danno qualche attività i molti opifici di ferro e le fiere di Belluno, Introbbio, Cortenova, Portone e Barzio, ed il vicino ebdomadario mercato di Lecco12.

L’aria è ovunque salubre, ma la temperatura varia moltissimo da luogo a luogo, poiché in qualche sito non matura il melgone, ed in qualche altro assai bene vegetano gli ulivi.

La maggior parte degli abitanti è occupata a lavorare il ferro nelle fucine ed a far carbone, ed il minor numero traggono il vitto dai prodotti dei bestiami. Alcuni vanno a Venezia ad esercitar le arti di fabbro-ferrajo e di calderajo, altri a scavar miniere od a far lavori da mina negli stradali, nelle quali arti sono riputatisstmi. «L’aria generalmente sottile, dice il Gioia, punge gl’ingegni e li dispone alle speculazioni richieste dal bisogno, mentre comunica alla macchina il maggior grado di robustezza.» Sono difatti i montanari di Valsassina svegliatissimi d’ingegno ed assai arguti. L’indole è franca, allegra, ospitaliera e buona13. Gli aspetti romani non sono rari fra gli uomini, e robusta beltà fiorisce sulle gote delle donne, e specialmente delle abitatrici di Margno, Crandola, Casargo e Narro. Le case ed i vestiti sono generalmente puliti e decenti, ed i cibi semplici e salubri. L’amor della terra natale è così forte in questi montanari che difficilmente s’inducono ad abbandonarla per sempre. Il dialetto varia da paese a paese, ma poco si scosta dal milanese, tranne in alcune terre vicine al bergamasco, nelle quali a questo si avvicina. Un bell’ingegno, mio amico, così dipingeva la Valsassina:

«Per colli, per campi in ville disperse,
     Comuni d’affetto, di stanza diverse,
     Gioiscon le genti di mutuo piacer.
     Comun la favella, comuni i desiri,
     Comun la pietade di preci e sospiri;
     Nel vario soggiorno non varia il pensier.»14

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Ciò allo statistico ed al naturalista importerà. Ma qual campo non offre l’aspetto naturale della Valsassina all’immaginazione del poeta, alle osservazioni del filosofo, alle ricerche del paesista? Quà verdeggianti praterie sparse di casolari e di pascenti mandre, intercise e cinte da siepi, fra cui svolazza il pettirosso e trilla la vivace cingallegra; là macchie e boschetti, al cui rezzo sdraiato desta la zampogna l‘innamorato montanaro; quà campi in cui lussureggia la spica; là colli e balze dirupate e orribili precipizî, su cui pende la capra, ed alla cui vista la mente atterrita raccapriccia; ad ogni passo santelle erette dalla pietà e croci sui margini dei fiumi, all’imo dei burroni, ove cadde alcuno da una pianta o fu sepolto da una valanga, ove franò il monte, ove il fiume rigonfio svelse un abituro; dappertutto croci piantate dal montanaro, che in esso ritrova conforto, salute e pace. Dall’un fianco e dall’altro dei torrenti che con ruinoso corso fendono nel mezzo le valli, vedi paesi or lambenti le sponde, ora alle falde del monte, ed or sulla cima di esso, quali umilmente ascosi fra gli opachi castagneti, quali superbi di esteso orizzonte. E a tutta questa scena quale vaghezza non aggiungono i monti che si protendon nella valle, si ritirano, l’accerchiano, irti e nudi talora e talora dolcemente inclinati e coltivati al basso, più in alto a selve, ed in cima a boschi ed a pascoli? Oh salve! salve! valle di quiete e di riposo a chi è stanco delle affannose cure cittadine. Salve! ignorato soggiorno, ove il montanaro non trepida dinnanzi al ricco e burbanzoso padrone! e voi salvete, o montagne, le cui cime primo saluta il Sole che nasce ed ultime abbandona allorché muore: su cui assiso il cacciatore contempla in alto più maestoso e splendido firmamento, vede abbasso accavallarsi le nubi, accendersi la folgore e n’ode il tuono. Oh! nemiche invasioni non turbino la vostra quiete, il cannone non desti i vostri echi, la tempesta i vostri frutti non predi........


  1. Plinio, Hist. Nat., lib. III, cap. VI.
  2. Queste montagne, dette anche contrafforti e sproni delle Alpi, ora si chiamano Prealpi, con nome creato modernamente della geografia e dalla geologia. (L.A.)
  3. La Valsassina geografica è diversa dalla politica. Questa non comprende che il distretto d’Introbio, cioè le valli di Pioverna, di Perledo e Casarga, e i due paesi di Premana e Pagnona nella valle di Varrone. La geografica è tutto quel tratto di territorio circoscritto dalle creste di quei monti, i cui versanti sono nelle suddette valli. Con ciò anche Bellano, Tremenico, Sueglio, Vestreno, Introna e Dervio, restano compresi nella Valsassina, come da alcuni storici del medio evo fu asserito. Io m’attengo alla geografica, che è la naturale e meno soggetta a cangiamenti. Qualche volta però m’accadrà di nominare la Valsassina, e intenderò solamente di parlare della politica. In fine dell’opera darò l’elenco dei paesi.
  4. La Valsassina propriamente detta è come un arco che parte dal lago per riuscire di nuovo al lago, cioè parte da Lecco per riescire a Bellano. I piccoli ma fertili territorii di Margno, Perlasco e Barzio non sono che porzioni del sistema di morene insinuate, che dovette lasciarvi l'antico ed enorme ghiacciajo. che scendendo dalla Valtellina riempiva il Lago di Como, e per la via di Bellano veniva a riempire l'alto bacino del Pioverna. Prof. A. Stoppani, Conferenza VI di Geologia.
    Fu osservato che delle acque che definiscono nel letto del Pioverna solo un terzo e certamente meno della metà passa per l'Orrido di Bellano ed entra nel lago. Chiestane la ragione ad un geologo, mi fu risposto che la Grigna e gli altri monti da cui scendono la più parte delle acque nel bacino del Pioverna, e il fondo su cui esso viaggia, sono calcareo-dolomitici, e come tali sono molto permeabili, tutto crepacci e cavernosità, e quindi le acque molto rapidamente filtrano e scorrono verso il basso. Ciò, oltre il corso assai piano del fiume che favorisce l'evaporazione. (L. A.)
  5. «L'un des endroits les plus fertiles est la Montagne de Varenna, et surtout la belle et agreable Terre de Perledo, ou il se trouve quantité des vignes, oliviers et des fruits de toutes sortes, aussi bieu que celle de Regolo, qui est le sèjour le plus agréable de toute la Valsassine, tant pour la situation, que pour la beautè des jardins et maison de plaisances qui s'y rencontrent.» Flacchio Enghelberto, Généalogie de la très-ancien et autrefois souveraine maison da la Tour-Taxis - Valsassina, T. I, in cui v'è una Descrizione dell'antica Contea di Valsassina colla carta topografica.
  6. Ecco le principali altezze dei monti della Valsassina prese dall’Oriani sopra il livello del mare:
    Legnone metri 2836 — Pizzo dei Tre Signori o Varrone m. 2500 — Grigna settentr.e m. 2422 — Grigna merid.e m. 2196 — Legnoncìno m. 1730 — Resegone di Lecco m. 1892.
    Il Legnone, detto in latino Lineo o Lineonis Catena, che dal origine. dicesi, ad una catena di monti che va fino a Costantinopoli, presenta un fenomeno assai singolare, ed è che alla cima l’aria è nociva, mentre a mezzo il monte è assai salubre. Nota il P. Ermenegildo Pini (Dell’elevazione dei principali Monti della Lombardia negli Opuscoli scelti, T. IV) che, prescindendo dall’elevatezza del suolo su cui sono posti, i monti Pitchincha, Coracon e Buet sono meno alti del Legnone. Esso è poi quello che mostra maggior perpendicolo fra tutti i monti d’Europa. Il suo vertice è al 7° 42’ di longitudine ed al 46° 51’ di latitudine.
    Soggiungo altre altezze attribuite da altri alpinisti ai nostri monti e ad alcune località da loro visitate nel loro perimetro: Legnone metri 2806, secondo Oriani e Stoppani. — Legnoncino m. 1660 — Roccolo Lorla m. 1360 — Grigna settentr.e m. 2403 — Grigna merid.e m. 2181 — Resegone m. 1879 — Chiesa di Biandino m. 1580 — Pizzo dei Tre Signori m. 2560 — Gerola m. 1050 — Valtorta m. 927 — Ornica m. 970 — Passo Salmurano m. 2090, nella Guida alle Prealpi Bergamasche dell’Ing. Curò. — Misurazioni fatte dai Scienziati ed Alpinisti milanesi nel 1875: Osteria della Merla presso Ballabio m. 651 — Introbio m. 600 — Chiesa di Biandino m. 1601 — Pizzo dei Tre Signori m. 2564 — Gerola m. 1052.
    L’Ing. Curò nella succitata Guida dà al Legnone l’altezza di circa m. 2800, lo credo un errore di stampa. Il Prof. Stoppani nel Bel Paese lo chiama una delle cime più alte e il colosso più spiccato delle Prealpi meridionali o lombarde: lo dice tricuspide, perché finisce in tre punte o piuttosto in una punta a tre taglienti a foggia di piramide triangolare. Il Pizzo dei Tre Signori non è da confondersi col Corno dei Tre Signori presso il passo di Gavia in Valtellina. (L.A.)
  7. Darò in fine dell’opera un catalogo delle più rare qualità di piante ed insetti.
  8. Paride Cattaneo Tortino nella sua Cronaca dei Torriani e Descrizione della Valsassina, dice che ai suoi tempi, cioè nel decimosesto secolo, vi erano nei fiumi della Valsassina dieci sorta di pesci.
  9. Boldoni Sigismondo, La caduta dei Longobardi, canto IV.
  10. De aquis mineralibus Coldoni, etc., pag. 38.
  11. Manoscritto citato.
  12. Questo mercato si vuole che risalga all’epoca dei Carolingi. Così nell’opuscolo Lecco e il suo territorio del signor Apostolo. (L.A.)
  13. Da cento anni in qual non si conta in Valsassina che un solo individuo sentenziato a morte, e questo nel 1743.
  14. La Solitaria di Cremeno, carme inedito di A. I.