Notizia bibliografica intorno alle Ultime lettere di Iacopo Ortis/I. Prima edizione
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I. Prima Edizione
Verso la fine del 1799 Iacopo Marsili libraio cominciò in Bologna l’edizione delle Ultime lettere; se non che il depositario degli originali, pentitosi forse di pubblicare un libro politicamente pericoloso agli editori, e forse moralmente a’ lettori, si partì, e lasciò neppur mezzo stampato il volume. Bensí il libraio, per cavarne utilitá, lo fece continuare da un Angelo Sassoli, giovine letterato: il quale, non avvedendosi che quelle lettere da principio erano state scritte senz’animo di pubblicarle, e scritte da tale che aveva sortito dalla natura carattere d’animo, e modo di sentire, e opinioni, e passioni, e quindi stile tutto suo proprio, v’aggiunse assai cose che potevano allettare la comune de’ lettori; molte altre, le quali rincrescevano a’ governi, levò di pianta; ad altre appose annotazioni, e le confutò; mutò in parte le circostanze di alcuni fatti, e segnatamente del principale che concerne l’amore dell’Ortis, affine di non offendere individui e famiglie viventi: e compilò due volumetti, dove appena un terzo si trova di scritto dal primo autore, e nulla che non sia guasto e interpolato; e n’usci il romanzo col titolo: Vera istoria di due amanti infelici, ossia Ultime lettere di Iacopo Ortis, con un ritratto in profilo. Il depositario degli autografi, ne’ primi mesi del 1800, smentí nella gazzetta di Firenze questa edizione apocrifa. Ma non passò l’anno che un libraio di Torino mandò fuori un manifesto, promettendo che ristamperebbe la Storia de’ due amanti infelici alla quale, secondo il giudizio d’esso libraio, non mancava altro che piú corretta e piú elegante edizione. Allora il depositario degli originali tolse d’avventurarsi a’ pericoli, anziché lasciar crescere cosí fatta macchia sul nome del vero scrittore, che non poteva scolparsi e a cui quel romanzetto era apposto; e ripigliò l’edizione abbandonata negli anni addietro, e la commise in Milano allo stampatore Mainardi. Ma questo, sgomentato da’ tanti passi ne’ quali i governi d’allora erano affrontati a viso aperto, stampò esattissimo alcune poche copie, ma a tutte le altre sottrasse, segnatamente ne’ primi fogli, a frasi, a periodi, e talvolta a mezze le pagine i tratti pericolosi, lasciando vuoto il bianco delle lacune, affinché i lettori le indovinassero, oppure, collazionando taluno degli esemplari intatti, le supplissero con la penna. Sí fatto compenso non piacque all’editore; cosí che al sesto o settimo foglio fu tralasciata anche questa edizione, che sarebbe riescita pur elegante fra quante se ne fecero in appresso. Né, per pratiche fatte, fu allora possibile di ritrovare stampatore che si attentasse di assumere l’edizione, benché nella repubblica cisalpina la stampa fosse allora liberissima; e le Ultime lettere sarebbero forse manoscritte anche al di d’oggi, se un gentiluomo non le avesse fatte stampare celatamente in casa propria a Venezia sotto la data: «Italia, mdcccii». Questa è l’edizione prima, e l’unica esatta rispetto agli originali: perché, circa alla correzione, ridonda di errori ortografici e di vocaboli e frasi storpiate, e forse le prove non furono ricorrette a dovere, in grazia del secreto, del pericolo e della fretta; fors’anche per queste ragioni non se ne tirarono oltre a sessanta o settanta copie invendibili e distribuite sotto fede ad amici o a qualche libreria. Consiste in un volumetto di pagine 274, in carta tenuissima, a caratteri minuti e quasi illeggibili, con quattro rami: l’uno è il ritratto dell’Ortis; l’altro è un profilo di giovine donna, per vignetta del frontespizio; il terzo è un paesetto sul principio delle lettere; l’ultimo sta alla fine del libro, ed è un monumento sepolcrale con l’iscrizione: Somnio.