Nicarete ovvero La festa degli Alòi/Atto unico/Scena settima
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SCENA VII.
PROTOMACO solo, poi TUCRITO.
Protomaco.
(andandole dietro, per richiamarla)
Neera!... (Neera gli ha chiuso l’uscio in faccia) Oh! la civetta sfacciata!... E Tucrito portarsi in giro come un tesoro costei!... Ah! ah! ah!... (ride convulso di rabbia. Tucrito entra, porta seco un cofanetto che depone)
Tucrito.
Sei allegro... Solo?... E Nicarete?...
Protomaco.
Si è ritirata dianzi.
Tucrito.
(a parte)
(Ahi!... ahi!...) Ah, sarà andata a preparare... E così, che te ne sembra?
Protomaco.
(sorridendo, con ironia repressa)
Contento tu...
Tucrito.
Per Giove! se lo sono!...
Protomaco.
Io, per esempio, non lo era tanto... quando era... (fa una pausa, credendo far colpo) suo marito...
Tucrito.
(con perfetta indifferenza)
Ah! già... lo sapevo.
Protomaco.
(stupido guardandolo)
Che!... come?... lo sapevi?...
Tucrito.
Che diamine!
Protomaco.
E tu?...
Tucrito.
(con calma e naturalezza)
Che c’è di strano?... Tutti i giorni ragazze di Atene passano da uno ad altro marito, per eredità, o per cessione tra vivi, o per dritto d’orfane, o per altro: e non è provato nè che i primi mariti ne muoiano, nè che i secondi se ne trovin male.
Protomaco.
Oh per questo sì!... (amaramente) Ma ci sono (poggiando sulle parole) mogli e mogli...
Tucrito.
(calmissimo, con tutta naturalezza)
Permetti... Non l’avrai conosciuta bene... Non l’avrai presa per il suo verso. Non è tanto facile pigliar una donna per il verso giusto. Anche Menelao, se avesse preso per il giusto verso la sua Elena, la guerra di Troia non sarebbe succeduta. E tò, guarda Menelao... con tutto quel ch’ella gli fece, come fu contento di ripigliarsela...
Protomaco.
E per questo meritò che Euripide lo svergognasse...
Tucrito.
Ma io ti assicuro che costei è una perla... È una vera fortuna che l’abbi lasciata a me... (gli stringe con effusione la mano) Grazie!
Protomaco.
(sorridendo e sforzandosi affettare indifferenza)
Oh! figurati... tra amici... se non è che questo...
Tucrito.
Io devo a lei le gioie più squisite che io abbia provate in vita mia...
Protomaco.
(vivamente, scattando)
Gioie?... quali?...
Tucrito.
(con la massima pacatezza)
Gioie!... D’ogni genere!
Protomaco.
Ah!
Tucrito.
Ma se ti dico che non l’hai conosciuta!... Quanto tempo l’hai avuta insieme?
Protomaco.
Otto mesi — e furon troppi.
Tucrito.
Io un anno — e mi par di cominciare. Tutti i giorni scopro in lei un pregio nuovo che mi procura dolcezze nuove...
Protomaco.
(vivamente, scattando)
Dolcezze?... quali?...
Tucrito.
Dolcezze!... D’ogni genere!...
Protomaco.
Ah!
Tucrito.
Se ti dico che non l’hai conosciuta!... Vedi questa mela cotogna morsicchiata?... (va a prenderla da uno stipo) È il ricordo del nostro primo dì... Guarda lì i suoi dentini co’ miei, come vi han messa l’impronta! Così ce l’ha messa nelle anime nostre l’amore... (addentando la mela) È buona... è dolce ancora... (glie la accosta alla bocca) Assaggia come è dolce...
Protomaco.
(brusco, respingendola)
Grazie!
Tucrito.
Fra i doni della terra, non potevi farmene uno più bello! — Che gli Dei te ne ricompensino...
Protomaco.
E gli Dei t’han raccontato perchè l’ho mandata via? T’han raccontato che ho dovuto ripudiarla, io che avrei dato per lei...
Tucrito.
(prevenendolo)
Tutto il sangue. Ma se l’amavi, e allora, scusa, ti conveniva tenertela.
Protomaco.
Eh?!...
Tucrito.
Ti avrebbe pagato in raddoppiamento di carezze quello che ti toglieva in fedeltà. Sono tanti in Atene i mariti che fan consistere in questo la felicità coniugale... Anche Carione! Però, scusami, questo non è il caso...
Protomaco.
Ah no?!!... e li sai... i regali che Nicarco le mandava di soppiatto?
Tucrito.
Ah sì!... so so... me lo ha detto lui!
Protomaco.
(vivissimo)
Lui!... t’ha detto?... Che t’ha detto?
Tucrito.
Che al messo che glieli portò la seconda volta glieli tirò dietro, e voleva farlo bastonar dalle fantesche.
Protomaco.
(sorpreso)
E allora?
Tucrito.
Allora... quando tu l’accusasti, lei puntigliosa preferì il ripudio al dover discendere a giustificarsi, e all’elemosina della tua stima.
Protomaco.
(con istupore)
Dunque... era onesta?...
Tucrito.
Se lo era!...
Protomaco.
(vivissimo)
E allora la tenevo anch’io!...
Tucrito.
Nevvero?... Ma è meglio così... (pausa) E del ripudio ha pianto sai! Oh, ti ha voluto molto bene!...
Protomaco.
(con un ritorno di speranza)
E...?
Tucrito.
E adesso ne vuole a me. (Protomaco resta sconcertato)
Protomaco.
L’hai sposata?
Tucrito.
(sospirando)
Magari!... La legge è inesorabile... Donna ripudiata per adulterio, è interdetta dai templi e dai talami. Ateniese che la sposa incorre la pena stessa di chi sposa una forestiera, e la donna è venduta. Non per niente le ho fatto mutar nome. Nicarete oggi passa per mia moglie; io per suo marito; e come lo fossimo, viviamo felici...
Protomaco.
Ah sì?...
Tucrito.
Mosconi in casa mia non ne ronzano. Tu sei il solo Ateniese che ho lasciato venire qui. Ma tu sei innocuo... È un’altra cosa.
Protomaco.
Io... innocuo?
Tucrito.
Non eri suo marito? A te provvede la legge. L’hai ripudiata per adulterio... se ti cogliessero a riparlarle di amore, incorreresti sentenza d’infamia e le pene annesse. Perciò i mariti, benchè i divorzi sian facili, avanti venire a quel passo, ci pensano... Tu non le puoi toccar manco un dito... quindi per me come uomo non conti... come amico, e come ospite, oh sì... (gli stringe la mano, l’altro fa una smorfia) Ma Nicarete tarda... (chiamando forte) Nicarete!... (Nicarete riaffacciasi dall’uscio per cui è uscita)