Nel secol d'oro, onde a' mortali or solo
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XLI
AL SIG. RICCARDO RICCARDI
Che le avversità avvengono per li peccati.
Nel secol d’oro, onde a’ mortali or solo
La memoria riman, Saturnia etate,
Per la calda stagion spiche dorate
Crescer vedeansi, e non s’arava il suolo.
5Quel liquor, che cotanto il Mondo apprezza,
Vinceano l’onde, onde correano i rivi,
E là ’ve ghiande or si raccolgono, ivi
Distillava di mele alma dolcezza.
Nè procelloso il seno, umido il volto,
10Austro soffiava, delle febbri amico;
Ma l’Uom già stanco, e per suoi giorni antico
Gli era, quasi dormendo, il viver tolto.
E mentre in terra alla caduca gente
Le Parche su nel ciel filavan gli anni,
15Ella mai non sentia colpo d’affanni,
Ne per ingiuria altrui venía dolente:
Che allor s’udi sotto innocenti acciari
Sol per le falci risonare incudi;
Non fabbricossi usbergo a’ guerrier crudi,
20Nè fersi navi a’ predatori avari.
Dolcissimo a ciascun l’altrui diletto,
Ne la lingua, né il cor mentir sapea:
Regnava Amore, e le bell’alme ardea,
Ma del vicin non s’oltraggiava il letto.
25Or lasso! non così, che l’altrui vita
Arco minaccia venenato, ed asta,
E tetra invidia l’altrui ben contrasta,
E di quaggiuso è l’onestà sbandita.
Propinqui lidi, ed oceán lontano
30Vele rapaci a depredar sen vanno:
Piange afflitta la Fè sotto l’inganno;
Ma su dal ciel Dio nol rimira invano,
Quinci le pesti, ed implacabil gode.
Morte ridurre alte cittadi in erba;
35Quinci disperde il gran Cerere acerba,
E i famelici gridi ella non ode.
Quinci, di crude serpi armata il crine,
All’arme i cor Tisifone raccende;
Che su gli empi, o Riccardo, a guardar prende
40Dio vilipeso; e gli flagella al fine.