Necrologio: Agostino Sagredo
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AGOSTINO SAGREDO
Un’altra perdita dolorosa ha fatto recentemente l’Archivio Storico e con lui l’Italia, nel conte Agostino Sagredo, morto nella sua villa di Vigonovo presso Padova il dì 8 di febbraio ultimo, in età di anni 73 non compiti. Amico a G. P. Vieusseux, fu il più operoso corrispondente che avesse l’Archivio nelle province Venete, e durò costante nell’affetto a noi ed alla nostra impresa fino all’estremo dei suoi giorni. Quando ci giunse l’annunzio della sua morte improvvisa, sentimmo di aver perduto in lai un amico sincero ed un consigliere autorevole. Aspettando dalla sua Venezia una biografia degna di lui, scriviamo intanto questa breve commemorazione per onorare la sua memoria, in quel solo modo che per noi ora è possibile.
Il Sagredo apparteneva ad un’antica famiglia veneta, illustrata dai più alti uffici della Repubblica, e più ancora da quel Francesco Sagredo che fu ammiratore ed amico del Galileo. Studiare la storia della sua patria quando di grande più non le restava altro che il nome, era indizio nel Sagredo di generosa natura che sente i doveri dalla sua origine; studiarla in relazione alla storia generale d’Italia e nel concetto di rialzarne le sorti, mostra ingegno conoscente dei diritti imprescrittibili dello nazioni, ed animo non pieghevole al fatto della servitù straniera.
Questo carattere hanno tutti gli scritti storici del Sagredo ila noi conosciuti, tra i quali primeggiano sicuramente il Sommario storico della Repubblica Veneta, premesso al libro intitolato Venezia e le sue lagune, ed il commentario sulle Consorterie delle arti edificatrici in Venezia, nel quale non solo è dovizia di erudizione ma ben anche di dottrina economica, che illustra il passato senza chiudere gli occhi sul presente e sull’avvenire. Chi voglia aprire anche gli Atti dell’Istituto Veneto, troverà di lui altri pregiati lavori che confermano questo nostro giudizio.
Nell’Archivio Storico sono in grandissimo numero gli scritti del Sagredo; il quale per molti anni di ogni cosa anco lieve stampata nel Veneto che attenesse alla storia, dava ragguaglio o con recensioni studiate, o con brevi ma succosi annunzi. Tra gli scritti di maggior valore che egli diede a questa nostra rivista, noteremo le prefazioni ed annotazioni agli Annali veneti del Malipiero (Tomo VII, Par. I.a e II.a), l’annotazione della Promissione ducale di Enrico Dandolo (App. IX); e il discorso intorno alla fraternità dei Fiorentini nella chiesa dei Frari di Venezia (App. IX); non che la illustrazione di molti documenti relativi a questioni giurisdizionali tra la Repubblica ed i Papi, inseriti nella II.° e nella III.° serie.
Questa cooperazione assidua per tanti anni, ci fa sentire anco più amara la perdita del Sagredo; il quale colle frequenti dimore fatte in questi ultimi anni a Firenze sempre più s’era legato a noi di schietta e cordiale amicizia. La sua natura festiva e compagnevole, che ritraeva molto dell’aulico fare veneziano, rendeva le relazioni con lui facili e gradevoli; tanto più che egli già assai innanzi cogli anni, serbava pur sempre giovanile l’ingegno e l’animo; ed era tanto l’uomo del suo tempo, che per paura del passato a volte sfatava anco i pericoli dell’avvenire; fidando nella presente civiltà, della quale peraltro come conosceva le forze così non ignorava le magagne.
Dei casi della sua vita poco o nulla sappiamo; e detto delle sue benemerenze verso gli studi storici e verso la patria, vogliamo aggiungere soltanto che il Governo italiano, oltre ad avere assunto il Sagredo al Senato del Regno, gli diede argomento di singolare stima e fiducia, quando lo chiamò a presiedere la Commissione nominata per riferire sui codici e sugli oggetti d’arte che il Governo austriaco s’era impegnato di restituire all’Italia col Trattato di Vienna. Ed anche il benemerito Querini Stampalia nel fare a pro della cultura veneta quella generosa fondazione che gli valse pubblica ammirazione e riconoscenza, nominò il Sagredo tra gli esecutori delle sue ultime disposizioni.
Questa operosità di studi proseguita per tutta la vita con ardore instancabile, virtù che raramente s’incontra in chi non è nato sotto l’austera disciplina del bisogno, ci sembra che assicuri al Sagredo un nome onorato nella storia della letteratura odierna; e noi conchiudiamo queste brevi parole sul nostro compianto amico, augurando al patriziato veneto uomini della sua stampa.