Narrazione, e disegno della terra di Prato di Toscana/Al lettore

Al lettore

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Dedica Narrazione, e disegno della terra di Prato di Toscana

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A virtuosi lettori

AMATORI DI VIRTU.


EE
 Tanto grande l’amore della Patria, che si legge in molti Autori essersi trovati infiniti, che hanno esposta la propria vita per difenderla, e quello, che hanno havuto per mantenerla, e quanto hanno saputo per innalzarla, ed onorarla; ora da questo amore, da questi virtuosi, e magnanimi esempi mi sono mosso ancor’io. amando la Patria mia, quale è la bella e civil Terra di Prato; se bene li miei [p. 8 modifica]antenati come Cittadini sono usciti della Serenissima Città di Firenze, e tuttavia per la Dio grazia e della Serenissima Casa de’ Medici di presente escono, hanno nondimeno circa 200. anni abitato la Terra di Prato, e l’anno del miserando ed infelice Sacco vi si trovarono e patirono di quello e persero tutto il loro battere come si sà, che ne furono imborsati di parte dal Ceppo di Prato, come gli altri Pratesi, e della maggior somma, come quelli, che havevano più patito e più perso. Secondo l’ordine de’ Padroni Fiorentini, e del Comune della Terra per ristorare in parte il danno patito per quel dannoso Sacco universalmente da tutti gli abitatori Pratesi.

Ora trovandomele obligato, come Figliuolo creato, ed allevato da lei, e volendo giovarle in qualche parte ne più sapendo ò potendo di quello sò, e posso, non sendo tenuto ne obligato far più, sendomi trovato in più luoghi, e in qualche onorata Città dove s’è ragionato di lei, da chi non l’ha mai vista, ne conosciuta, come curiosi de’ fatti altrui, con desiderio domandavano, come era fatta, come grande, bella, civile, dove posta come facultosa fe era Città, ò Castello, e molte altre circostanze, come si può pensare, con queste, e da altre occasioni mosso, ho pensato voler farla conoscere à tutti quelli, e a parte del mondo che non la conosce, nè l’ha conosciuta per quello, che [p. 9 modifica]l’è e publicarla come la sia, e come di presente si trova, accioche da quì avanti sia conosciuta la Terra di Prato per una Terra ragionevole, degna di titolo di Città, e non per un Castelluccio, come credano e’ più, che non l’hanno mai vista, ne sentita nominare.

Il Gran Duca Cosimo Medici Gran Duca I. di Toscana di felice memoria suo unico Signore, e Padrone, tenendola di cosi la volle far Città: ma non la fece, perchè come Signore, e Padrone benigno, e amorevole la rimesse alla volontà dell’Università della Terra, la quale non volle essere per alcune ragioni, e cause, che si tacciono ora; ma a non voler errare, sarebbe a far sempre la volontà de’ Padroni e Signori come credo che si farebbe hoggi più che mai, e in questo, e in tutte le cose, che occorressino per ogni minimo cenno, che da loro Alt. Sereniss. venissero accennate, non che comandate.

Eccovi adunque il suo più vero e perfetto Ritratto, e Disegno, che da me poco scienziato, e pratico Pittore s’è potuto, e saputo ritrarre per Disegno, e Discorso, leggetelo, che sarete dell’esser suo informati, e ragguagliati se non in tutto in buona parte.

E tu Patria mia, accetta da me questo picciolo dono, che più non sò per hora darti, che questo, quale sarà forse un mezo da farti conoscere [p. 10 modifica]per te stessa, senz’altro, per quella bella, pulita, e civile Terra che tu sei, poi che fino a quì da nessuno de’ tuoi Figliuoli, quantunche di me maggiori, e più di me intelligenti non sei stata favorita di questo, che tanto tempo hai meritato, e meritavi ricevere.