Naja Tripudians/XI
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XI.
E colle treccie auree pendenti sull’accappatoio celeste, sdraiata su un divano presso la finestra, la trovò il dottor Harding un’ora più tardi quando Lucy, petulante e sarcastica, lo introdusse nella camera della sua padrona.
Il dottor Harding, ufficiale-medico delle colonie, professore di medicina tropicale e dermatologia, tremò al cospetto della sua paziente. Pareva che l’ammalato fosse lui. Il suo fine viso cereo era più cereo del solito, i mesti baffi bianchi più spioventi sopra la bocca sensitiva. Da vent’anni egli non aveva curato più nessuno, eccetto la vecchia Jessie quando aveva il reumatismo e, talvolta, la famiglia di qualche contadino troppo povero o troppo avaro per mandare a prendere il valente e moderno dottor Methuen.
Appena ebbe salutato e, obbedendo al languido gesto dell’ammalata, si fu seduto presso a lei, disse colla voce che tremava un poco per l’emozione:
— Certo vi è stato errore. Lei aspettava il dottor Methuen.
— No, — disse Milady, con un sorriso dolcissimo, — aspettavo lei, professore. Ho molto udito parlare della sua scienza profonda, dei suoi studi sulle malattie tropicali....
— Ma come.... — balbettò il dottore stupefatto, — ella avrebbe forse....
— No, no, — rise la bella dama, — io non ho nè il colera asiatico nè il piede di Madura. Ma trovo che anche nei piccoli malanni è da preferirsi un vero scienziato, un erudito, al medico modernista e ciarlatanesco che si serve dei suoi malati per fare degli esperimenti più o meno brillanti....
Il dottor Harding tossì, modestamente, colla mano davanti alla bocca; indi avvicinò la sua seggiola al divano della paziente. Era riconfortato; a suo agio; sicuro di sè. Evidentemente si trovava di fronte a una donna veramente superiore.
— Vediamo, signora, — disse, prendendole delicatamente il polso su cui ciondolavano molti braccialetti.
Il polso era buono. Un pochino debole forse.... Si trattava unicamente di una leggera forma di anemia....
Mentre il dottore, cogli occhiali sul fine naso, scriveva la ricetta di liquore arsenicale del Fowler, ferro e ipofosfiti, Lady Randolph uscì a parlargli delle sue due figlie.
— Le ho scorte in chiesa l’altro giorno.... deliziose piccine!... Se osassi, le inviterei a farmi un po’ di compagnia....
Il padre parve subito adombrarsi.
— Oh, Milady! non ci pensi. Sono timide e selvatiche, senza conoscenza di mondo. Non potrebbero che darle noia.
Milady ebbe il buon senso di non insistere.
Ma pochi giorni dopo, insieme allo chèque di una ghinea per la visita professionale, il dottor Harding ricevette da Lady Randolph Grey un invito ad assistere colle sue due figlie a un concerto che avrebbe luogo alle «Acacie» il sabato susseguente. Canterebbero Clara Butt, la Tetrazzini, Van Heuvel; e la celebre danzatrice, Vera Sheremetzkaja, eseguirebbe la «Danza primaverile» di Mendelssohn.
In un poscritto Lady Randolph Grey soggiungeva che il Reverendo Brownlie colla signora Brownlie, ed anche lo Squire, Sir Peter Russel, sarebbero intervenuti colle loro famiglie.
Clara Butt! La Tetrazzini! Il Van Heuvel!... I primi due erano nomi quasi di leggenda. E Myosotis e Leslie le avrebbero vedute, vive e vere? Le udrebbero cantare!... Pareva troppo inverosimile per non essere un sogno. Clara, dalla portentosa voce di contralto, che da un ventennio mandava in visibilio l’Inghilterra!... la Tetrazzini, che un giorno — un indimenticabile giorno, a Leeds — le fanciulle entrando in un negozio di musica avevano udito gorgheggiare in un grammofono!... E poi Van Heuvel, il tenore olandese che era una nuova celebrità.
Quanto alla Vera Sheremetzkaja non ne avevano mai udito parlare. Già; nessuno parlava di danzatrici a Wild-Forest e tanto meno nella casa del dottor Harding. Ma certo anche quella doveva essere un portento.
Il dottore, colla vecchia Jessie, dibattè a lungo l’arduo problema se era il caso o no di accettare l’invito; infine conclusero che se ci andava il reverendo Brownlie e Sir Peter Russel colla sua famiglia, vi potevano andare anche le bambine.
Indi si venne alla difficile questione delle vesti che indosserebbero per l’occasione. Dopo molte incertezze Jessie decretò che i loro vestitini bianchi della comunione, molto allungati, potevano andare.
— E tu, papà, cosa metterai per il concerto? — chiesero le fanciulle sfiorando cogli sguardi un poco inquieti il vecchio abito color tabacco del loro padre, che traverso molte stagioni aveva sfidato pioggie, nevi e bel tempo.
— Io? — fece il dottore, alzando i distratti occhi ceruli da un fascicolo di Annali di Parasitologia. — Io? Cosa mi metto per il concerto?... Un po’ di cotone nelle orecchie; e basta.