Myricae/In cammino
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IN CAMMINO
Siede sopra una pietra del cammino,
a notte fonda, nel nebbioso piano:
e tra la nebbia sente il pellegrino
le foglie secche stridere pian piano:
il cielo geme, immobile, lontano,
6e l’uomo pensa: Non sorgerò più.
Pensa: un’occhiata quale passeggero,
vana, ha gettata a passeggero in via,
è la sua vita, e impresse nel pensiero
l’orma che lascia il sogno che s’oblìa;
un’orma lieve, che non sa se sia
12spento dolore o gioia che non fu.
Ed ecco — quasi sopra la sua tomba
siede, tra l’invisibile caduta —
passa uno squillo tremulo di tromba
che tra la nebbia, nel passar, saluta;
squillo che viene d’oltre l’ombra muta,
18d’oltre la nebbia: di più su: più su,
dove serene brillano le stelle
sul mar di nebbia, sul fumoso mare
in cui t’allunghi in pallide fiammelle
tu, lento Carro, e tu, Stella polare,
passano squilli come di fanfare,
24passa un nero triangolo di gru.
Tra le serene costellazïoni
vanno e la nebbia delle lande strane;
vanno incessanti a tiepidi valloni,
a verdi oasi, ad isole lontane,
a dilagate cerule fiumane,
30vanno al misterïoso Timbuctù.
Sono passate... Ma la testa alzava
dalla sua pietra intento il pellegrino
a quella voce, e tra la nebbia cava
riprese il suo bordone e il suo destino;
tranquillamente seguitò il cammino
36dietro lo squillo che vanìa laggiù.