Mossi poc'anzi alla Foresta Ascrèa
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GIO. DIVIZZARON.
Mossi poc’anzi alla Foresta Ascrèa
Il mio rustico piè lieto e contento,
Ma nel toccar l’arena a me parea
Trarne in vece di gioia alto spavento.
Il bianco Cigno in flebil suon gemea,
Oblìando ’l primier dolce concento:
L’annose querce, e i sagri allor scotea
Garruletto non già, ma pigro il vento:
Quando Aliseo mi disse in sua favella:
E non sai la cagion di tanto orrore?
Crucia Tirsi gentil febbre rubella.
Tirsi, m’avrebbe ucciso il mio dolore:
Ma poi temei di dar la morte a quella
Parte, che vive in Voi di questo cuore.