Morte dogliosa, ché non vien' di botto
Questo testo è completo, ma ancora da rileggere. |
◄ | Vento a levante e di meridiana | Amor non lesse mai l'avemaria | ► |
Questo testo fa parte della raccolta X. Giuntino Lanfredi
II
Per la sua povertá né anche la Morte vuol aver che fare con lui.
— Morte dogliosa, ché non vien’ di botto,
poi ch’i’ ti chiamo dolzemente a mee?
— Perdonami, Giuntin, ch’io nol faree,
4per che tu hai un’arma, ch’i’la dótto.
— Or ho meglior arme, che Lancialotto
o quanti cavalier ebbe anco o ree?
— Tu hai tal arme, ch’io non scamperee,
8s’io t’assalisse con piú di vintiotto.
— Deh per Deo, mostr’a me queste arme, Morte,
ch’io le possa prestar a un mio amico,
11lo qual dice che ti ridótta forte.
— Presta la povertá, e poi ti dico
che apra l’uscio con tutte le porte,
14e non curi di me, che vaglia un fico. —