Monsieur Petiton/Nota storica
Questo testo è completo. |
◄ | Parte II |
NOTA STORICA
I nuovi editori della Drammaturgia dell’Allacci, ristampata a Venezia nel 1755, ci conservarono la data di questo Intermezzo: "Intermedio in musica rappresentato da’ Comici nel Teatro di S. Samuele di Venezia l’anno 1736 In Venezia, per Alvise Valvasense, s. a., in 12, d’Incerto Autore” (v. anche al nome Petiton). Come opera del Goldoni lo raccolse fra i drammi giocosi il Tevernin, nel 1753, e lo ristampò più tardi lo Zatta, nel 1794; e non c’è nessuna ragione di dubitare di tale paternità, seanche l’autore non lo ricordi nella prefazione all’edizione fiorentina delle Commedie (1753).
Poichè nell’autunno, dopo le nozze a Genova con Nicoletta Connio e e dopo il vaiolo che lo colpì, il Goldoni fece recitare a San Samuele la Fondazione di Venezia, la Bottega da caffè e l’Amante cabala, è probabile che Monsieur Petiton appartenga al carnevale del ’36, e che sia stato cantato dall’Imer (Petiton), dalla Passalacqua (Graziosa), dall’Agnesina (Lindora) e da Giuseppe Monti (Petronio) fra i vari atti del Don Giovanni (vol. XXIII della presente edizione), benchè qualunque prova ci manchi per poter ciò sostenere. Così pure ignoriamo se autore della musica fosse il Maccari. Solo per uno scrupolo avverto che il Salvioli nel Catalogo dei Drammi per musica del Goldoni (che si trova ms. presso il Civico Museo Correr) assegna all’autunno del 1741 la presente farsetta; ma si tratta di un errore, o di una ignota ristampa del libretto, poichè fin dal ’37 erasi licenziato dalla compagnia Imer l’attore Monti.
Monsieur Petiton ci presenta un piccolo abbozzo di caratteri e costumi del Settecento. Quattro sono i personaggi, nè ricorrono, per fortuna, ai travestimenti: Petiton stesso, il cicisbeo francese in Italia, caricatura non del tutto nuova nel teatro; il buon Petronio, una specie di marito alla moda, pieno tuttavia di buon senso e d’esperienza umana, vero petroniano che sa cedere a tempo, e a tempo imporsi alla moglie, pur senza adoperare il bastone e senza perdere il lieto umore; Graziosa, la moglie capricciosa che ama la toeletta, il gioco, il corteggio, tutti i vizi del tempo, ma in fine maltratta il ridicolo cicisbeo; e la veneziana Lindora, una malmaritata che cerca invano di drizzare quella testolina vuota di Monsù. - Francesi veri e finti incontriamo nella commedia letteraria del Fagiuoli, del Nelli, del marchese Gorini Corio: del damerino, o petit-maître, si ricorderà poi il Goldoni nel ’48, scrivendo la Vedova scaltra, ma fin d’ora ne tratteggia con arguzia il profilo in qualche scena dove solo ci annoia quel linguaggio francioso-italiano. Il carattere simpatico del buon Petronio fu disegnato forse dal vero su quello dell’attore bolognese Giuseppe Monti, bravo Dottore della compagnia Imer, che "riusciva ancor meglio” nella parte di Petronio, maschera un po’ simile al Pantalone (vol. I di questa ed., p. 101). Figurina vivace del tempo lontano è madama Graziosa (Ortolani, Settecento - L’ab. Chiari, Venezia, 1905, p. 422 e n. 5), la quale ci si presenta fin da principio "in veste da camera e scuffia da notte” nella sua stessa stanza col letto "disfatto”, dove si svolge la prima parte dell’Intermezzo: la vediamo poi giocare a picchetto col Francese e ordinare al marito la tavoletta, compresa “la scatola dei nei, quella dei fiori. - L’acqua nanfa, le agucchie ed il rossetto”. Quante volte nel teatro e nella vita del secolo decimottavo ripete essa al marito la solfa:
Se creanza non avete,
Insegnarvela saprò.
Star soggetta? Oh questo no...;
e al cicisbeo quest’altra:
Io non voglio soggettarmi
Ai comandi d’un amante...
La scenetta finale della prima parte, in cui le voci dei quattro personaggi s’incrociano con un urlio crescente, preludendo alle famose baruffe delle commedie goldoniane, ci riporta un’eco del Settecento, e rivela nel giovane autore la mirabile facilità d’improvvisazione, la potenza di vita e la balda sicurezza che lo faranno presto signore del palcoscenico.
Strano che anche questo Intermezzo non richiamasse l’attenzione degli studiosi del Goldoni. Solo di recente Mario Penna lo seppe apprezzare e lo chiamò “una vera e propria commediola di carattere”. Trova “assurdo lo scioglimento in questa operetta, ma con tutto ciò" egli scrive “essa è ugualmente notevole per la figura di Petronio, che forse è il carattere meglio determinato, direi anzi il primo carattere, in cui c’imbattiamo studiando il Teatro del Goldoni” (Il noviziato di C. Goldoni, Torino, 1925, pp. 69-71 e 88). Al Toldo (L’oeuvre de Molière etc., Turin, 1910, pp. 450-451) sfuggì il Petiton goldoniano, ma non già un libretto del napoletano Antonio Palomba, musicato dal maestro Antonio Corbisiero nel 1749, Monsieur Petitone, del quale così dice lo Scherillo: “Monsieur Petitone è un cicisbeo, che è stato in Francia, un tempo; e che ora, per cicisbeare intorno a una signora napoletana, crea un mondo d’intrighi più o meno sciocchi, con travestimenti ancora più sciocchi” (Michele Scherillo, L’Opera buffa Napoletana, nella Collezione Settecentesca di R. Sandron, 1916, pp. 281 e 284). Titolo dunque rubato al Goldoni, come si vede, e soggetto guastato. Più d’uno ricorda che anche il Piccinni musicò da giovane l’opera buffa del Palomba, ristampata col titolo di Petiton o di Madama Arrighetta (1758: v. Toldo, l. c.; Sonneck, Catalogue etc. e molti altri).
Ecco poi la prima stampa del libretto goldoniano:
MONSIEUR | petiton | INTERMEZZO IN MUSICA | Da rappresentarsi nel Teatro | Grimani di S. oamuel. | in venezia, | Per Alvise Valvasense. | Con Licenza de' Superiori (s. a. [1736], in 16, pp. 23 num.).
Fu ristampato dal Tevernin nel t. IV delle Opere Drammatiche Giocose di Polisseno Fegejo P. A., Venezia, 1753; dall’Olzati nel t. IV delle Opere Drammatiche Giocose ecc., Torino, 1757; dallo Zatta nel t. I dei Drammi giocosi per musica del Sig. G. Goldoni, Venezia, 1794. Pur troppo il testo è in qualche luogo scorretto e non del tutto evidente.
G. O.