Monete medaglie e sigilli dei principi Doria/Capo I

Capo I.
La famiglia Doria

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Al lettore Capo II
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CAPO I.


LA FAMIGLIA DORIA




Sin dal principio del Comune genovese veggonsi ricordati nelle pubbliche e private contrattazioni individui, cui il cognome si attribuisce di Auriae. Essi sono tra i primi, che ottengono l’onore del Consolato, e la Repubblica non compie alcuna grande impresa senza che vi prendano parte principalissima. Chi fossero, donde venuti, la storia nol dice; nè ciò dee recar meraviglia, che l’origine delle più antiche ed illustri famiglie è tuttavia involta nelle tenebre, nè più valgon oggi le invenzioni dei Genealogisti per innalzare alle stelle i primordi di esse.

Nei secoli scorsi da molti, da taluno oggidì, si sostien tuttavia, che la casa dei Doria avesse a suo [p. 2 modifica]stipite un Ardoino Conte di Narbona, che, recatosi in Genova nel 960, come afferma il Giustiniani, togliesse in moglie un’Orietta dell’illustre famiglia dei Della Volta, e che i figli di costei, soprannominati filii Auriae, tramandassero ai discendenti tal nome.

Ciò, che senza documenti si afferma, non va confutato, nè lo storico odierno deve fatto alcuno abbracciare nè opinione, che le carte sincrone non corroborino.

Federico Federici nello Scrutinio della nobiltà Ligustica (Ms. della Biblioteca della Regia Università di Genova, pag. 88, fac. 2.da) afferma, aver da scrittura pubblica originale, che presso sè conservava, che Ansaldo, Console del Comune nel 1134, sposò Orietta l’anno 1145, e vuol che i discendenti assumessero da costei il cognome. Ma avanti di quell’epoca noi troviamo nelle nostre carte individui col nome di Auriae; nell’anno 1102 Martino e Genualdo de filiis Auriae assistettero come testimoni ad un lodo dei Consoli Guidone Spinola e Ido di Carmandino, documento che esiste nell’Archivio della Collegiata di Santa Maria delle Vigne, e ne ha copia la Civico-Beriana di Genova; e nel 1125 lo stesso Martino ci si mostra come fondatore della Chiesa gentilizia di S. Matteo. Ansaldo poi, anche avanti al 1145, viene sempre citato coll’appellativo di Auriae. Forse il Federici cambiò in 1145 il 1045, e forse un altro Ansaldo, avo del Console di tal nome, sposò un’Orietta. L’Albero genealogico della famiglia (Ms. membranaceo della Biblioteca della R. Università [p. 3 modifica]di Genova, descritto a pag. 197 del mio Catalogo1, fatto nel 1558, ed autenticato da Matteo Senarega Cancelliere della Repubblica, mette, dopo Ardoino, un Ansaldo padre di Genualdo, da cui venne Ansaldo il Console.

Io lascio tal questione estranea al mio scopo ad un erudito mio amico2, che con indefessi studi da più anni raduna le memorie della nobil famiglia, da cui discende, e mi basta aver fatto cenno delle varie opinioni degli scrittori sull’origine dei Doria.

La nobiltà loro ci vien palesata ad ogni pagina dei liguri annali, ed essa ritrae il più vivo splendore dalle dignità rivestite, e dall’imprese a favor della patria compite. Ansaldo fu Console di Genova più volte, e tale onore ottennero altresì Enrico, Simone, Guglielmo, Bottario, Percivale, Montano, ed Emanuele. Ambasciatori a Federico Imperatore, ai Papi, ai Fiorentini andarono eglino stessi. Percivale fu poi Podestà di Asti e di Parma. Parecchi di lor famiglia furono degli Otto, che col Podestà la cosa pubblica amministravano. Nicolò Doria con Guido Spinola tenne nel 1265 il Supremo Governo della Repubblica. Oberto figlio di Pietro, Ammiraglio di 25 galee contro i Veneziani, nel 1266 espugnò Canea in Candia; e nel [p. 4 modifica]1284 lo stesso Oberto, il suo figlio Corrado, il fratello di lui Lamba, e tutti i Doria insieme sfidarono i Pisani presso la Meloria, e li disfecero. Lamba poi nel 1298 con 78 galere riportò presso l’Isola di Curzola una gloriosa vittoria; nè a lui minori si mostrarono nel 1332, Filippo e Pagano presso Costantinopoli, e nel 1334 e 1335 all’Isola della Sapienza, ed a Tripoli. E Pietro, dopo aver presa Chioggia nel 1379, ebbe poi la sventura di perdervi la vita.

Nei tempi più vicini a noi il celebre Andrea, dopo aver sostenuti incarichi gloriosi, e fatti prodigi di valore, diede finalmente nel 1528 la libertà alla sua patria. Il modo, col quale egli vi riuscì, e la sua vita furon da molti storici descritti, ma come da lui trasse origine quel ramo dei Doria, ch’ebbe titolo principesco e privilegi molti, le monete dei quali ho impreso a descrivere, farò delle geste di lui speciale memoria.




Note

  1. Carte e Cronache Manoscritte per la Storia Genovese esistenti nella Biblioteca della R. Università di Genova, indicate ed illustrate da Agostino Olivieri. Genova 1855, Tipografia Sordo-Muti.
  2. Il Signor Iacopo Doria Vice-Bibliotecario della Civico-Beriana di Genova.