Monete dei romani pontefici avanti il mille/Stefano V
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885-891.
Giunta a Roma la notizia della morte di Adriano, il clero e popolo si radunò ed elesse a suo successore Stefano prete cardinale de’ Santi quattro Coronati.
Nelle vite d’Anastasio bibliotecario narrasi che nella domenica che seguì al giorno dell’elezione fu dal clero di Roma portato alla basilica di S. Pietro ed ivi consecrato1, e che Deinde cum venerabilibus episcopis et augustali legato ac honorabili senatu per omnia sacri palatii perrexit vestiaria, dal che apparirebbe che il messo dell’imperatore accompagnò il papa al palazzo Vaticano, ma non dovette aver verificato l’atto d’elezione, poichè troviamo che Carlo saputo della consecrazione di Stefano avvenuta eo inconsulto2 andò in collera, e mandò due legati per deporlo, ma viste poi l’atto mandatogli dal papa dal quale risultava che plus quam xxx episcoporum nomina, et omnium presbyterorum et diaconorum cardinalium, atque inferioris gradus personarum, nec non et laicorum principum regionis ...... qui omnes unanimiter cum elegerunt et eius ordinationi subscripserunt, si tranquillò.
Ecco una nuova prova di quanto abbiamo già detto che l’assenso per poter consecrare il papa era, e come tale a quest’epoca veniva ancora riconosciuto dagli imperatori, non già un diritto come successori degli antichi cesari, ma semplicemente una specie di controllo della elezione, perchè non vi entrasse alcuna irregolarità contraria ai canoni.
Il Muratori invece ci narra che eletto Stefano, il clero e popolo col legato imperiale furono a prenderlo, e che nella seguente domenica fu consecrato; il che secondo questi autori contemporanei vediamo essere erroneo.
Due anni dopo passò all’altra vita il 12 gennaio l’imperatore Carlo il Grosso stato deposto da re di Germania ed il più debole dei Carolingi, e sotto esso ebbe principio quella lunga serie di mali che afflisse per tanto tempo l’occidente dell’Europa, e sopratutto l’Italia, nel qual regno in vece sua fu eletto re Berengario duca del Friuli. Quasi subito si dichiarò suo competitore Guido duca di Spoleto, il quale dopo averlo vinto in due battaglie, nell’889 si fece riconoscere re in Pavia, e così questo stato restò diviso tra i due rivali; però Guido essendosi nell’891 recato a Roma, beneviso dal pontefice perchè il solo che avesse preso la difesa del patrimonio di S. Pietro contro gl’infedeli, fu da esso il 21 febbraio coronato imperatore. Alcuni soli mesi però Stefano vi sopravvisse, che morì ai primi di novembre dell’anno 891.
Tre sono i denari che vennero a mia cognizione come battuti da Stefano V prima della morte di Carlo il Grosso, cioè sino al principio dell’888, e tutti tre (Tav. V, Ni 3, 4, 5) hanno da una parte CAROLVS IMP ed in mezzo legata assieme in forma di croce la parola ROMA, e dall’altra SCS PETRVS attorno e nel campo ciascheduno un monogramma diverso, essendovi nel primo le lettere SPEN legate assieme e disposte in forma di croce, nel secondo il nome intiero STEPHANVS, e nel terzo SEPANVS con sotto quattro globetti, il qual pezzo il Muratori come abbiamo veduto attribuì a Marino I.
Il peso è di grani 28 pel primo e di grani 17 pel terzo, scadenza tale che non si potrebbe spiegare, che credendolo una metà, ma sarebbe troppo abbondante nel peso dagli antecedenti, fuorchè esso sia un mezzo denaro abbondante nel peso.
Durante la vacanza dell’impero, dall’anno 888 sino alla fine di febbraio dell’891 quando incoronò Guido, papa Stefano fece coniare monete sulle quali per la prima volta troviamo assieme i nomi dei santi Pietro e Paolo.
Di essi il primo (Tav. V, N° 6) da un lato ha in giro SCS PAVLVS e nel campo in monogramma STEANVS, e dall’altro in mezzo ROMA disposta attorno una rosa ed in giro SCS PETRVS. Questo denaro che è del peso di grani 22 fu dal Vignoli3 attribuito a Stefano IV, ma le monete di questo papa, delle quali però alcuna certa non mi venne fatto di conoscere, devono avere il nome di Lodovico il Pio durante il cui impero esso visse, nessuna ragione esistendo perchè lo abbia ommesso.
Un’altra moneta consimile venne pubblicata dallo stesso Vignoli4 e da esso giustamente attribuita a questo pontefice, nella quale leggesi (Tav. V, N° 7) nel diritto SCS PETRVS ed in mezzo legate in forma di croce le lettere SEPN e nel rovesciò SCS PAVLVS con il monogramma ROA per Roma nel campo.
Il Cinagli avendola trovata di soli grani 17 la disse mezzo grosso, grossi con denominazione erronea chiamando i denari papali, ma è difficile il deciderlo per trovarsi ora dette monete sempre varianti nel peso.
Dal tempo che corse dall’incoronazione di Guido alla morte di Stefano, devono essere stati coniati dei denari col nome di quest’imperatore, ma nessuno credo che sinora siasene scoperto.