Rime (Guittone d'Arezzo)/Meraviglioso beato
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XXXVII
A san Domenico.
Meraviglioso beato
e coronato — d’onore,
onor sé onora e cresce,
a guisa de pesce — in gran mare,
5e vizio s’asconde e perisce
e vertú notrisce — a ben fare,
sí come certo appare,
per te, Domenico santo,
unde aggio canto — in amore.
10O nome ben seguitato
e onorato — dal fatto,
Domenico degno nomato,
a domine dato — for patto!
Chi tanto fu per Dio tratto,
15giá fa mill’anni, in vertute,
d’onni salute — coltore,
agricola a nostro signore,
non terra, ma core — coltando,
fede, speranz’e amore
20con vivo valore — sementando?
Oh quanti, beni pugnando,
fai diserti giardini
con pomi di fino — savore,
tu, maestro, reggendo e ’nsegnando,
25medico, sanando — onn’infermo,
rustica, caduti levando,
pilastro, fermando — el non fermo,
nel secul e in chiostro e in ermo,
per costumi vita dottrina,
30la qual pur s’affina — in valore!
A la chiesa tu defensione
e forte campione — eretto,
tu de’ fedel guarigione
e restorazione — e refetto,
35en ciascun mendo e defetto
t’ha per soccorso noi dato
lo nostro orrato — signore.
Errore e stoltezza abondava,
e catuno stava — ne muto,
40fede e vertú amortava,
und’era ’l secul perduto,
no nd’avesse Dio proveduto
di te, per cui ben reformato
e mendat’ — è follore.
45O vero Domenico, poi
volesti da noi — alungiare,
lassastine, padre, — e a coi? —
ai figliuoi tuoi — minestrare,
di cui onni ben for m’appare,
50e vero specchio, u’ s’agenza
ciascun ch’ha piagenza — in amore.
Lux mundi e sal terre son certo,
segondo in aperto — fa prova
el sovrabondoso lor merto,
55unde ciascun merto — par mova.
Chi mia sentenza riprova,
o vole di ciò faccia fede,
ch’aperto si vede — tuttore?
Forse ch’io perdo tacere,
60poi non so compiere — aonore,
ché vertú di tanto savere
sommo chere — laudatore?
Und’eo serò tacitore;
ma tuttavia ciò ch’è ditto
65ascondo, ní gitto — non, fiore.