Memorie sulla dimora del sig. Cagliostro in Roveredo/IV
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Traduzione dal latino di anonimo (1789)
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IV.
E rispondendo Cagliostro disse al medico, che avea curato l’uomo, che aveva i calcoli: Fa che il tuo ammalato carichi la tua testa di buon oro, ed io similmente farò che egli non vedrà la morte per dieci anni, e supererò il tutto. Non dico poi, che non abbia a morire in vent’anni. E si sparse il discorso che quell’ammalato per tutto un decennio non morrebbe; e si confortava al sommo. Ed eravi un cert’uomo seduto tra i ministri per ricevere i tributi, il quale avea conosciuto Cagliostro in lontani paesi, e gli era assai noto. Questi dunque avea da lui ogni giorno l’accesso, e gli assisteva moltissimo, godendo della sua celebrità, e gloriandosi negli arcani di esso lui. Lo presero adunque alcuni, e lo interrogarono secretamente dicendogli: possiamo sapere il vero da te? Imperciocchè tu sei uno de’ suoi consiglieri, Il qual disse: interrogatemi di ciò che volete. Ma essi dissero: dinne, se Cagliostro cenò con nostro Signore in Cana di Galilea, e bevette l’acqua cangiata in vino, come molti sparsero. Egli rispose, e disse loro: nò, ma tuttavia nacque molti secoli prima: ma non lo dite mai ad alcuno. E si beffavano di lui. Eravi poi non picciol contrasto fra molti di qual Setta egli fosse, ed altri il dicevano Maomettano, altri Ebreo. Litigando adunque tra loro, disse Cagliostro, perchè state dubbiosi, e vi confondete vicendevolmente: l’una e l’altra Setta ha un segno indelebile; venite, e riconoscete. E l’un dopo l’altro partiva, nulla rispondendo. Alcuni poi credevano che risuscitasse i morti, e li facesse con vivi sedere a mensa, e parlare. Venivan poi ancora forastieri, tentandolo con molti discorsi, se in qualche modo lo potevano prendere in bugia, e riconvenirlo. I quali ammiravano la prudenza del parlare di lui, e si ritiravano dicendo: quest’uomo non si può prendere.