Memorie sulla dimora del sig. Cagliostro in Roveredo/III

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III.


Dopo di ciò accadde, che colui, che era tormentato da’ calcoli, avendo presa la bevanda, fece gran quantità d’orina quasi putrida, e cominciò a migliorare del suo male. E i medici molto su di questo di stupivano come uno scrupolo di polvere tanto avesse fatto, e andavano investigando le loro scritture. Cagliostro venne per la seconda volta da Festo, ed abitò in casa sua. Ora una donna del territorio Veronese, che aveva un cancro alle mammelle, a lui si conduceva tremante e piangente. E chiamati i medici a loro disse Cagliostro: osservate, voi, e giudicate. Essi poi avendo considerato dicevano di consenso, che appena col taglio poteva salvarsi la donna. Rispose Cagliostro: io non mutilo alcuno, nè venni per lacerare gli uomini col ferro. E tosto fece [p. 8 modifica]un impiastro, e disse alla donna: ungine un panno, e legalo attorno a te. La quale gli disse: Signore, non l’ho. Voltasi poi la di lui moglie porse un panno pulito, e lo diede alla donna, che fece quanto le avea comandato. Ma ella disse: Signore, quanto resterò in questa città, acciò mi curi, e mi risani? Rispose Cagliostro, e le disse: alquanto tempo. Disse la donna: e in che modo poss’io? devo restare all’albergo, e non ho oro, nè argento. E la riprese Cagliostro dicendo: va, mangia e bevi, io pagherò per te l’ostiero. Ed uscì la donna di mezzo a loro con gioja, e fretta grandissima. Cagliostro poi chiamato l’ostiere, gli domandò quanto volea, nè gli detrasse un sol denaro. E si sentì una voce concorde di tutta la plebe, che lodavalo, e diceva: a noi venne un grande ajuto dal cielo. E fatto giorno, vennero i medici a visitare la donna, e la trovarono allegra nell’albergo, e rimasero attoniti.