Memorie storiche sulla città Sabazia ora Lago Sabatino/Prefazione

Prefazione

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Dedica Capitolo 1
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PREFAZIONE



La Città Sabazia quanto è celebre nei fasti dell’antichità per aver dato il nome al Lago Sabatino, altrettanto ha oscuro ed inassegnabile il tempo della sua origine.

Che questa però fosse una delle più antiche, delle più belle, delle più potenti, e ricche città del suo tempo, lo prova ben chiaro il nome, che acquistarono dall’annichilamento di lei queste acque, e tutte le contrade, che le stavano attorno e soggette.

Sappiamo dalla Storia, che distrutta finalmente dopo dieci anni di assiduo e penosissimo assedio dal Dittatore Furio Cammillo la superba e doviziosa città di Vejo estesero gli ambiziosi romani il loro dominio al di là pure dei monti Cimini, ed essendosi per conseguenza aumentato il numero de’ popoli sottomessi al potere della repubblica, si ordinò dal Senato la numerazione dei medesimi, fra i quali uno fu quello a cui fu dato il nome di Tribù Sabate.

Ma se del Vejo istesso anteriore a Roma posteriore però d’assai alla Sabazia se ne contrasta tuttavia fra i letterati moderni il luogo e la situazione, sebbene fra questi il celebre Avv. Zanchi da Campagnano di ch. mem. meriti maggiore stima per avere colpito, a mio credere, il punto dove era; se gli Storici, e scrittori anche più antichi e meno lontani alla caduta di quello, come Floro, Lucano, Properzio ed altri nel momento che ce ne danno la più distinta e veridica narrazione, ci assicurano del pari, che fin d’allora non restavano del Vejo altri avanzi se non che squarci interrotti di poche mura cadenti all’intorno, e che riguardo al posto dove esso fù, era divenuto albergo di pastori e pascolo di armenti, qual precisione potrà mai darsi sull’origi[p. ii modifica]ne della Sabazia, di cui altro che il nome non resta comunicato a questo lago, dacchè un orribile terremoto la seppelli sotto le acque, che già il Vulcano assai prima ne aveva aperto il varco a Lei non molto lontano, e pochi ruderi di fabbriche sepolti entro le acque, che appena ci porgono l’idea di credere esservi stata un tempo quella sì rinomata e rispettabile Città?

Lo scopo che mi sono prefisso nell’accozzare le presenti memorie ad altro non tende che a provare l’antichissima esistenza di Trevignano, e come il primo ed unico Paese che abbia avuto la gloria di uscire, dirò così, dalle ceneri di quella città, qualora non vogliansi tacciare di bugiardi, impostori, e di tutta mala fede il Sozione e il Cluerio, il che sarebbe una presunzione troppo ardita, ed una taccia, che offuscherebbe con troppa impudenza il merito e la stima costante che godono presso la repubblica letteraria autori di tanto grido.

I monumenti però che verranno riportati nel corso di queste memorie saranno più che sufficienti a comprovare il mio assunto, ed opportuni a distruggere affatto quelle chimere, e quei sogni fin qui ideati da chi ha preteso, e forse ancora pretende arrogarsi un diritto di primazìa sopra Trevignano, diritto al tutto sfornito di prove e di fondamento.

Comprenderanno pure queste memorie medesime la descrizione di altri monumenti antichissimi, come avanzi di strade Consolari, l’Acquedotto Trajano, le Terme Aureliane, Sepolcri, ed altre non poche materie importanti in virtù di relazioni immediate, che hanno con Trevignano, e che devono considerarsi come parti ed oggetti, che avvalorano non poco quel diritto, che gli competerebbe assoluto, se la fortuna fosse a lui stata più favorevole in tempi più lontani e meno de’nostri infelici; se in quella stessa guisa che furono i competitori di lui trattati da❜loro padroni, i quali si diedero tutta la cura di renderli più ricchi, più popolati, più considerevoli, si fossero in esso inalzati nuovi fabbricati di un gusto migliore di quello con cui fu fabbricato in origine.

Comprenderanno finalmente in due parti distinto un piccolo saggio storico della Città di Sutri, colla quale è Trevignano strettamente unito con vincoli di reciproca alleanza, ed in virtù dei due territorii, che sono a contatto fra loro: tanto più che di [p. iii modifica]quella un tempo rispettabile città etrusca non evvi stato alcuno de’suoi cittadini, che io conosca, il quale siasi presa la cura di parlarne in particolare, a riserva di Tito Livio, che ci ha tramandate delle memorie, che le fanno certamente onore e che meritano di essere richiamate per cost dire a nuova vita, oltre tante altre peregrine notizie, che la riguardano, le quali non saranno certo discare ai Cittadini suoi, ed in ispecie al rispettabile e dotto suo Capitolo, alle due primarie e nobili Famiglie Flacchi e Savorelli, che in unione di tante altre non meno distinte formano in oggi l’onore e il decoro di una città che fu grande nei più remoti tempi e che fin dal primo secolo della Chiesa gareggiò dopo Roma colle prime cattedre vescovili si per i personaggi che l’occuparono, rispettabili per nobiltà, distinti per pietà, dottrina e santità sino ai nostri giorni in cui si conserva sotto gli auspicii dell’Ill.mo e Rev.mo Mons. Anselmo Basilici vescovo vigilantissimo e non punto inferiore nei meriti e nella dottrina a quanti altri l’hanno gloriosamente preceduto.

È pregato pertanto il benigno lettore di spogliarsi di ogni umano riguardo, mentre vorrà compiacersi di leggere ed esamiBare queste, comunque siano, memorie o notizie che gli presento, e compatire se non son esse foruite di quel gusto che in oggi si richiede, ma di gradirle nel modo che per la scarsezza delle mie cognizioni ho saputo riunirle non come Storico, ma come semplice Notiziario d’altra parte fedele ed ingenuo.