Memorie storiche sulla città Sabazia ora Lago Sabatino/Capitolo 1

Capitolo 1

../Prefazione ../Capitolo 2 IncludiIntestazione 11 giugno 2024 75% Da definire

Prefazione Capitolo 2
[p. 1 modifica]

MEMORIE STORICHE


CAPITOLO I.


Situazione di Trevignano. — Riflessioni sulla di lui origine giusta il sentimento di Scrittori antichi e della più grande riputazione. — Estensione primiera del suo territorio. — Parere sulla origine della città Sabazia — Riflessioni su quella riguardo a Bracciano, e suoi territoriali possedimenti.


Trevignano piccola in oggi, maantichissima terra degli Etruschi1 è situato sull’amena spiaggia del lago Sabatino lungi da Roma 25 miglia circa. Stabilirne l’origine sarebbe lo stesso che volere fra l’immensità dell’arena che rigurgita nelle frequenti burrasche dall’istesso lago rinvenire una spilla. È però certo che anche nel suo piccolo vanta un esistenza assai remota, nè temo essere presunzione la mia il dire, appoggiato però sempre a quei monumenti, che verranno riportati in appresso, che già esistesse nel tempo in cui signoreggiava l’emula di Roma l’antichissima e del pari doviziosissima città del Vejo, di cui tanto s’è contrastata fra letterati la situazione, ormai però sin dal secolo scorso dal celebre Sig. Avv. Zanchi da Campagnano vendicata nella sua piccola bensì, ma eruditissima opera il Vejo illustrato, e stabilita sulle amenissime alture della valle di Baccano, alle cui falde scorre il tanto rinomato fiumicello Cremera in oggi la Valca, con assai più giusto criterio, e sodo fondamento del Nardini, del Mico, e del Mazzocchi, i quali dipartitisi dall’autorità di Tito Livio, di Eutropio, di Plutarco, di Dione, e di altri storici e Scrittori meno lontani alla caduta di quella maestosa e potente frontiera dell’Etruria, l’hanno portata chi all’Isola farnese, e chi stranamente fino a Civita-Castel[p. 2 modifica]lana nel tempo in cui esisteva del pari Artena città fabbricata nelle vicinanze del lago di Martignano, di cui più non si vede vestigio, e che alcuni hanno pur creduto l’antico Vejo e Careja in oggi galera, miserabile Castello situato lungo l’Arrone ossia Emissario del lago Sabatino, oltre le città di Sutri e Nepi tuttavia esistenti, sebbene assai cadute dal loro primiero lustro, e dalla loro grandezza.

Ad onta però delle dense tenebre che involgono le memorie più ricercate ed importanti dell’antichità, abbiamo una prova non disprezzabile, che Trevignano fu fabbricato non molto dopo che le acque sommersero la città Sabazia, e divenne poi quel lago delizioso che vediamo, e che porge agli abitanti di questi contorni copiosi mezzi d’industria e di sussistenza.

È incontrastabile che un orribile vulcano rovesciò dall’alto al basso tutti questi contorni, e che varia figura e diversa fece prendere al suolo medesimo, e differente affatto dalla primiera sua giacitura, Ma quando e in quale età accadesse questo fisico sconvolgimento della natura è del tutto impossibile rintracciarlo, perchè non abbiamo scrittori anche de’più antichi, che ne facciano menzione. Da quello però presentano le lave, che fluirouo in diversi tempi, e gli avvenimenti sotterranei, ch’ebbero luogo anche dopo il suddetto vulcano, sembra potersi congetturare che le prime eruzioni uscissero non molto dopo il Diluvio universale, e che rassodatesi quindi le lave, fosse poi fabbricata la città Sabazia.

Prima però d’inoltrarmi in questa materia è mio dovere di protestarmi, che sebbene conosca essere alquanto ardito l’assunto presomi in portare a un epoca così lontana l’origine di Trevignano per esser questa una piccola terra al presente; tuttavia rivolto il pensiero a quella rispettabile Città, che ingojata dalle acque diede loro quindi il suo nome, e che dall’annientamento di lei altro Paese non sorse dappoi in queste vicinanze che Trevignano, come sarà provato in appresso, non he preteso, nè pretenderò giammai porlo al confronto delle anzid ette Città, se non per la sola antichità che vanta, ed i rispettabili Monumenti suoi ne faranno evidentissima prova.

Il Sig. Saverio Barlocci, soggetto del più distinto merito, Professore di Fisica sperimentale nell’Archiginnasio della Sapienza di Roma, e membro del Collegio Filosofico riporta esattamente nella sua dotta Memoria, ossiano Ricerche Fisico-Chimiche sul Lago Sabatino, ed Acque Termali di Vicarello di cui si parlerà distintamente a suo luogo, perchè celebri un tempo, un testo di Sozione antichissimo Storico registrato da Cluverio Autore rispettabile e celebre Geografo del Secolo XVI, da cui si può con qualche certezza asserire esser Trevignano fra li circonviciui paesi il più antico; fornito di un Territorio assai vasto, perchè comprendeva Vicarello, in oggi Tenuta del Venerabil Collegio Germanico-Ungarico, soggetto però anche di presente tanto nello spi[p. 3 modifica]rituale quanto nel temporale a Trevignano medesimo, e che anticamente sotto i Baroni Orsini facea parte del Territorio di lui, come ha rilevato dai più antichi libri esistenti in questa pubblica Segreteria Comunale dall’anno 1500. in cui risulta esserne già antichissimi possessori fino al cadere dell’anno 1600. in cui passò Trevignano sotto il dominio del Duca D. Domenico Grillo.

La vastità di questo territorio estendevasi pure in quel tempo da Martignano, comprese le due tenute di Stracciacappe e Pollina fino a Vigna Orsina soggetta del pari nello spirituale soltanto alla Parrocchiale del Paese, essende oggi soggetta nel temporale al Governo tuttavia Baronale di Bracciano facendone ancora prova il costante incontrastabila diritto sulla pesca del lago che gode Trevignano sino a quel punto.

La divisione dei Feudi, l’alienazione dei vasti possedimenti di quella potente famiglia, ch’ebbero luogo in tempi diversi, e precisamente soltø Flavio ultimo Duca di Bracciano portarono una notabile diminuzione di Territorio a Trevignano, e resero del pari non poco ristretto il do→ minio e Principato del Duca di Gravina unico rampollo superstite della grandezza e potenza degli Orsini.

Ecco come si esprime il celebre Sozione riportato dal Cluerio nella sua Italia antica in proposito della città Sabazia, e del paese che surse dappoi dal suo annientamento «In Italia lacus est nomine Sabatms, cujus in aqua, quoties perlucida sit, canspiciantur, in imo fundo, Edificiorum multa fundamenta, statuarumque numerus. Incolae ajunt Oppidum heic quondam fuisse, quod postea absorptum est». Prosegue il Cluverio «At Oppidum hoc Hetruriae postquam vel terremotu, vel nova quadam lacus inundatione absorptum est, ipse lacus ejus nomine posteriori saeculo nuncupari coepit. Qua parte adpositum ei fuerit Oppidum incertum est, quando illa etiam sotionis memorata monumenta jam interierunt. In tabula autem itineraria quia vocabula Sabale uon adposita est vox lacus ambigi potest lacum, an ipsa antiqui Oppidi intellexerit vestigia Auctor Tabulae. Oppidum si intellexit, in septentrionali Lacus parte id situm fuit, quo iter erat a Roma Bleram versus et Tuscaniam, quo in tractu hodie conspicitur Oppidum vulgari vocabulo Trevignano.

Sebbene il citato Sozione scrittore de’ più antichi, le cui opere però più non esistono, a riserva forse di qualche frammento, che il Chiverio avrà potuto rinvenire in alcuna delle tante città, e luoghi che avea percorsi in Europa, e più in Italia, non abbia posto in chiaro il nome del paese in cui dovette attingere le notizie relative all’esistenza di quell’Oppidum riferito di sopra, tuttavia sembra non potersi dubitare, che queste non gli fossero comunicate dagli abitanti di Trevignano, poichè il prefato Cluverio asserisce esser questo il solo paese cho abbia avuto la gloria di essere sostituito alla Città Sabazia ossia a quell’Oppidum, che egli ancora suppone essere stato quindi distrutto da [p. 4 modifica]Terremoto, o da qualche inondazione del lago derivata forse da improvviso avvallamento del terreno medesimo.

Appoggiati pertanto all’autorità di uno scrittore di tanto peso, e facendo, per così dire, l’anatomia alle sue parole così chiare ed esatte è forza credere che l’Anguillara istessa, la quale ambisce del pari essere la Sabazia, non esistesse affatto nel tempo in cui visse il mentovato Sozione, giacche se fosse esistita, o fosse stata coetanea a Trevignano, non l’avrebbe il Cluverio dimenticata nel momento in cui si pose a scrivere di un tal Vulcano, e della città Sabazia, che sommersa dall’acque si rese celebre nei fasti dell’antichità pel nome che le diede.

Non v’ha dubbio però che anche l’Anguillara ha il suo gran merito riguardo all’antica sua esistenza di gran lunga anteriore a quella di Bracciano. Di questa però ne parleremo altrove, e solo dirò per ora, che questo paese ebbe diversi padroni anche prima del secolo XV, risultando dalla storia che Paolo II. Piccolomini nell’anno 1469. privo Everso conte di Anguillara 2 e i figli di lui non meno infedeli alla santa Sede, di dodici luoghi fortissimi non molto lungi da Roma, e che passata quindi in potere di Francescotto Cibo figlio d’Innocenzo VIII. avuto prima del Poutificato, fa poi da questi venduta unitamente a Cervetri a Virginio Orsini il grande circa l’anno 1494, in cui morì di veleno propinatogli dal Borgia, ed ivi sepolto.

Non sarà fuor di proposito il dare un breve cenno della città Sabazia e di Sozione antichissimo scrittore, che ci offri presso il Cluverio un’idea quanto giusta altrettanto esatta su questo lago Sabatino. La prudenza però, che deve esser la guida sicura per non errare in tutte le nostre operazioni, e specialmente quando l’uomo si riconosca scarso di lumi e cognizioni per ben condurre un’impresa qualunque, mi ha suggerito un mezzo efficace per non prendere abbaglio, e per difendermi anche da nna critica che potrebbe farsi da qualche cervello bizzarro e capriccioso, ricercare cioè presso qualche letterato di grido un savio parere sull’origine della Sabazia, tanto più che questa fu conosciuta bensì dai più grandi e rinomati Storici dell’antichità, ma non fissato il tempo della sua esistenza, nè da chi traesse essa realmente l’origine, sebbene il Mariani al Cap. XXVII. della sua erudita opera de Hetruria Metropoli car. 167. si esprima nei seguenti termini «Sabatius enim Baccus dictus est, et loca ipsi dicata Sabatia καὶ σάβους ἔλεγον καὶ τοὺς ἀφιερωμένους τόπους αὐτῷ ut scholiastes Aristophanis vetustissimus in Aribus testatur. Egli però non ha qui inteso parlare dell’origine della città Sabazia, ma bensì di applicare l’etimologia del nome Sabatius indicante Bacco alle Sabazie campagne, e respettivo lago Sabatino. [p. 5 modifica]

Persuaso pertanto delle relazioni, che mi erano state da varj amici comunicate sull’alto merito del dottissimo padre Maestro Simmaria abitante in Viterbo letterato insigne, non esitai» farlo di ciò domandare da un mio ottimo smico il padre Clemente da Prato dell’Ordine de’Cappuccini acciò si fosse degnato significarmi il suo sentimento ancora tanto riguardo alla celebre città Sabazia, quanto al tempo in cui visse il famoso Sozione riportato dal Cluverio nella sua Italia antica menzionata di sopra. E siccome l’uomo veramente dotto mai si ricusa dal comunicare quei lumi e quelle cognizioni, che acquistò mediante lunghe e assidue fatiche nello studio, così non ha egli ricusato compiacermi su tale ricerca.

Egli è dunque di parere riguardo alla Sabazia, che essa tragga il nome da Sabazio ossia Saturno,3 il quale fu il primo a persuadere gli uomini ad abbandonare i monti, che spaventati ancora dall’immagibenchè lontana del passato diluvio universale costantemente abitavano, e calare al piano senza timore di rivedere mai più la terra dall’acque inondata e coperta.

Riguardo poi a Sozione, siccome più non esistono, come si sà, i famosi suoi scritti, non può precisarsi l’età in cui visse, ma è certo però essere moltissimo da noi remotα.

Suppone altresl il prelodato Padre Simmaria, che invece di Sozione, che realmente ha esistito, possa essere Sancojatone antichissimo storico fenicio, il quale parlando del lago di Vico, dice che ai suoi tempi, quando l’acqua era chiara, vedevansi entro di esso le sommità dei torrioni, de’ cammini, dei palazzi ed altre cose simili. Può darsi benissimo, Egli par dice, che il Cluverio abbia voluto intendere nella sua Italia antica di Sancojatone, oppure che in realtà sia il prefato Sozione, il quale abbia fatto sul lago Sabatino quelle istesse osservazioni e scoperte, che furono fatte dall’altro nel lago sopradetto di Vico.

Affidato pertanto al parere di un uomo così erudito con più sicurezza io pure credo che anche il Sozione siasi coi proprii occhi accertato dei sovraccennati monumenti, che si scorgevano in qualche parte meno profonda del Sabatino in vicinanza appunto di Trevignano, come dimostreremo chiaramente a suo luogo, e che il Cluverio tal notizia acquistasse da qualche frammento degli scritti di Sozione medesimo, quali ferse avrà rinvenuti nei Viaggi, che fece, come si è detto, nella maggior parte degli Stati d’Europa, e specialmente d’Italia, allorquando abbandonò lo studio delle Leggi, cui erasi applicato in Leida, e per consiglio del celebre Giuseppe Scaligero applicossi con genio ed impegno allo studio della Geografis, in cui riuscì tanto felicemente da essere [p. 6 modifica]ripatato il primo fra i geografi, che abbia saputo mettere in ordine le sue notizie, e renderle a principii certi.

Ma prima di accingermi ad altre materie, che riguardano le presenti memorie giova qui fare sull’origine appunto della Sabazia alcune osservazioni, che non saranno punto discare a chi legge, osservazioni che per quanto conosca, parmi siano affatto peregrine fin qui, e non cadute in mente ad alcun altro per quanto io sappia.

Nell’occuparmi pertanto di un più esatto e scrupoloso esame sull’espressione delle significanti parole del Cluverio, cioè: «At oppidum hoc Hetruriae postquam vela Terremotu, vel a nova quadam lacus inundatione absorptum est» Sonosi presentati alla mia mente alcuni dubbj, che mi hanno dato un forte motivo di pensare diversamente da quello avea pensato altra volta, e che altri forse avranno egualmente creduto, essere cioè stata da prima la Città Sabazia distrutta dall’eruzione del vulcano.

Rivolte dunque le mie riflessioni su questo passo, mi pare che Cluverio sulle tracce anche di Sozione voglia assolutamente intendere che l’Oppidum ossia Sabazia abbia avuta l’origine non prima, ma dopo che le lave già fluite presero la naturale loro consistenza, e tutto il suolo di questi contorni ebbe del pari presa quella forma istessa, che noi attualmente veggiamo, e che poi fosse da terremoto, o da qualche altro abbassamento del terreno sommersa totalmente e distratte. La cosa infatti, parmi non dovesse andare altrimenti, poichè mi è avviso, e credo non esser tacciato di presunzione se mi attento di dire che il primo cratere di questo vulcano non doveva aver dato in origine quella vasta quantità ed estensione di acque che noi vediamo, e nella stessa guisa che si scorgono quelle di Martignano e Stracciacappe un miglio circa a questo lontani, i quali non avendo sofferta alcuna nuova alterazione in progresso, hanno conservata la primitiva loro figura, e rimasti sono entro gli antichi loro confini.

Altri due crateri ci offrono questi nostri contorni, cioè quello più interessante à sentimento del lodato Sig. Prof Barlocci, ebe dal punto del piccolo promontorio detto di Montecchio fino alla rocca di Trevignano, colla quale dovea forse essere unito prima che crollasse il lembo meridionale del medesimo, non altrimenti che in virtù di qualche nuovo fisico sotterraneo sconvolgimento, forma quel vasto seno, che si estende sino alle falde dei Colli di S. Bernardino in forma semicircolere dove trovasi però coltivabile sino all’Ontaneto4. Il secondo co[p. 7 modifica]nosciuto sotto il nome di Lagoscello piccolo lago cha 60, anni circa fu fatto prosciugare dalla Ch. Mem. del Daca D. Domenico Grillo, a. cui spettava come Padrone allora di questo ex-Feudo, e che reso coltivabile può con ragione chiamarsi per la sua costante feracità un pezzo della Terra promessa, benchè non sorpassi di cinque rubbia la sua estensione, e presenta esso pure la forma di un antico cratere circondato all’intorno da colli vulcanici ora più ora meno elevati5.

lo non mi vanto certo d’essere istruito nella bella Scienza della Geologia, e dirò anzi di esserne par troppo quasi affatto all’oscuro, ma pure lunghe e mature osservazioni fatte con tutto l’agio e comodo sulla natura e conformazione de’colli e monti, che circondano il lago Sabatine nga prodotti certamente che dal fuoco, e dalla prodigiosa vulcanica fusione delle lave in diversi tempi mi porgono il più forte fondamento per dedurre che la città Sabazia uon abbia affatto figurato prima di tali fisici naturali sconvolgimenti, ma dopo assai, che il moble eziandio di Rocca Romana più alto assai dei sottoposti colli ben noto per la sua conica figura, e composto in tutta la sua meridionale e settentrionale estensione di lave vulcaniche non dissimili a quelle della Rocca, di Montecchio, e di tante altre, che si scorgono dal piano đi Vicarello fino a Bracciano fosse in quell’orribile scompaginamento del- [p. 8 modifica]la natura dal grembo della terra spinto fuori, dirò così, dalla sotterranea impetuosa violenza del fuoco e portato a quell’altezza che ora veggiamo6.

Posto tutto questo, e per quanto a me pare, appoggiato ad una probabilità meno soggetta a contradirsi, quali avanzi, dico io, quali vestigia della sua situazione avrebbe potuto offrire la Sabazia alla posterità dopo tanti e si spaventosi sconvolgimenti accaduti in tutta l’estensione del suolo Sabatino, ed in secoli tanto a noi lontani? È forza dunque supporre, e con assai minor dubbio di errare che la più volte mentovata città abbia avuto l’origine dopo si orribile catastrofe, e che fosse realmcute situata in queste nostre vicinanze ed appunto nella parte settentrionale del lago, dove a sentimento del Cluerio si transitava da Roma Bleram versus et Thuscaniam, quo in tractu hodie conspicitur Oppidum vulgari vocabalo Trevignano.

E per verità non potea essere altrove situato quell’Oppidum se si considerino li ruderi di antichissimi edifizii, e di altri oggetti importanti, che si scorgevano nel fondo del lago, quando le acque erano limpide e chiare come riferisce il Sozione cujus in aqua quoties per lucida sit conspiciuntur in imo fundo Ædificiorum multa fundamenta statuaramque numerus, e che furon conosciuti anche dopo, e specialmente prima che Clemente X, come diremo, facesse inalzare avanti l’imboccatura dell’acquedotto Trajano, ossia Paolo una prodigiosa quantità delle acque del Sabatino, e quindi nell’ultima memorabile siccità già nota ad ognuno, in cui le acque si abbassarono non poco da quell’altezza a cui erano giunte. Ed allora principalmente si ebbe il vantaggio di riconoscere non molto lungi dal baluardo alcuni dei suddetti ruderi di antiche muraglie, oltre non pochi fondamenti di fabbriche, situati quà a là non molto discosto dalla spiaggia della valle di Pollina, che s’inoltravano nel lago verso Trevignano, e che dovevano forse essere sobborghi della Sabazia, o case di campagna e di villeggiatura.

Tutti questi indizii pertanto, e molto più i monumenti, che presenteremo in progresso non ci offrono forse una meno dubbia probabilità, che in queste vicinanze, e non altrove alzò superba il capo l’antica cità Sabazia, e che la sua origine non ebbe luogo se non dopo il rassodamento delle lave medesime?

Ma per essere di più convinti che la totale distruzione della Città Sabazia non ebbe altrimenti luogo, che in queste vicinanze di Trevi[p. 9 modifica]gnano convien fare un altro riflesso di non minore riguardo e considerazione.

La sempre visibile e perenne famosa sorgente, che non più lungi di un tiro di fionda dalla spiaggia meridionale sopra Trevignano, che a guisa di una colonna parte dal fondo, e viene quindi a rompersi in diversi globi alla superficie, non offre forse un indizio assai probabile, che l’orribile sprofondamento del suolo accadesse appunto in quel luogo, e che staccandosi egualmente il lembo meridionale, che univa, come s’è detto, il piccolo promontorio di Montecchio alla Rocca, crollasse ad un tempo stesso tutta quella parte delle coste di S. Bernardino, per cui le acque ebbero luogo a dilatarsi ed unirsi al primo cratere, ed in questa guisa restasse sommersa ed affatto distrutta la tanto celebre Città Sabazia?

Se avverrà mai che un qualche fisico naturalista o geologo venga in queste nostre contrade e voglia attentamente osservare tutto il grande apparato vulcanico che le circonda, potrei forse compiacermi dell’approvazion sus a tali mie congetture, e convenir altresì, che non essendo esse sfornite affatto della probabilità che s’avvicina alla certezza, l’Oppidum ossia Sabazia abbia avuto piuttosto l’origine dopo, e non prima che le lave prendessero la loro naturale consolidazione, che la sua totale distruzione non può ripetersi se non dagli avvennimenti accaduti dopo le replicate eruzioni del gran vulcano, che questa non ha potuto aver luogo, che nella suddetta vicinanza, e che realmente Trevignano può infine vantare di essere stato il primo e l’unico paese, che sorgesse dappoi.

Sottometto però di buon grado al geologo e al fisico naturalista, che sono tali da poter conoscere assai più che gli altri i fisici avvenimenti della natura, questa qualunque siasi opinione che tengo. E qualora vi fosse in parte di essa o in tutta qualche contradizione, io non intendo ostinarmi in sostenerla, ed anzi avrò a sommo onore l’assoggettarmi al loro savio e dotto parere 7. [p. 10 modifica]

Se tuttociò non bastasse a far pendere la bilancia a favore di Trevignano, come il solo, che a preferenza di Bracciano e Anguillara, abbia avuto la gloria di esser chiamato il primo a figurare sulle spiaggie del lago Sabatino, dopo che fu sommersa dalle sue acque la tante volte ripetuta città Sabazia, spero che il benigno lettore resterà nel progresso di queste Memorie, finalmente persuaso di questo mio assunto, e che imparziale, come mi giova credere egli sia non che scevro d’ogni umano riguardo non ricuserà di arrendersi alla verità, e secondo le prove, ragioni e monumenti, che mi sono studiato riportare fin quì, e tante altre osservazioni non meno importanti, che riporteremo nei capitoli appresso non isdegnerà meco firmare quel giusto decreto che meritano.

Note

  1. Ora elevato al grado di Principato con Breve del 23. Gennajo 1835. dal Regnante Sommo Gerarca Gregorio XVI. quem D. O. M. ad multos sospitet annos, e di cui riportasi copia in fine di queste memorie.
  2. Dello stipite di quegli Orsini che sortirono dal Remo di Manupello e Tibaldeschi.
  3. E ciò corrisponde appunto al parere del citato Mariani riguardo alla etimologia del nome.
  4. Qui è la così detta Riserva nella quale in tempo di Primavera era solito farsi le rinomate Cacciarelle del pesce Regina, ed in varii tempi dell’anno quelle delle Scardafe, ossiano Lasche, e d’altra quantità diversa dei mati abitatori di questo spazioso Lago Sabatino. Egli però non presenta più in oggi all’industrioso pescatore quelle copiose risorse, che presentava 20. o 25. anni addietro, e segnatamente dal tempo che le acque sonosi tanto abbassate, poichè dal livello presente, quello in cui erano, non si calcola meno di otto palmi circa di altezza perduta, e perciò non avendo più il pesce i primieri adattati suoi luoghi alla felice propagazione è costretto a prolificare in luoghi affatto contrarii e sconosciuti, per cui resta in gran parte distrutta l’aunuale sua riproduzione, è deluso il pescatore nel compenso delle sue fatiche.
  5. Non riuscì tanto difficile il suo prosciugamento, poichè rinvenuto l’ingresso del cunicolo, che già erasi scavato anticamente per ottenere un eguale intento, o piuttosto in tempo che si costruiva il Trajano, a cui è di assai snperiore, sulla ficlucia che l’origine di quel piccolo lago derivasse de sorgenti perenni per poi rîuairle all’acquedotto medesimo, se pure non fosse ciò eseguito ancora sotto Paolo V. Borghese, quando fu posto mano al famoso ristauro dello stesso Trajano, non riusci dissi tanto difficile quel lavoro, perchè riconosciuto perfettamente l’antico andamento di quel cunicolo, che dai Trevignanesi era detto, come lo è pur ora il Lucernajo o Sboccatore del Lagoscello. L’acqua ivi esistente, e non più alta di circa due canne incominciava a scorrere mediante l’abbassamento, che si veniva facendo all’imboccatura, e che ridotto sino al piano dove posavano le acque fu perfettamente ridotto a neova coltura, la quale tuttavia si conserva mediante la fossa di circonvallazione, ed altre inferiori, che sboccano nella forma più larga; ossia maestra situata nel mezzo per richiamare lo scolo degli adiacenti colli, che vanno a versar l’acqua piovana in quella gran conca a bacino. -Sebbene la spesa impiegata nel prosciugamento suddetto portasse qualche somma e non piccola, fu però questa doppiamente compensata con immense some di ottime Tinche, che vi furono raccolte, e che diedero l’essere alla persona a cui il prefato Sig. Duca avea tutta affidata quell’operazione, e concessa del pari gratuitamente, qualunque fosse stata la quantità del pesce che si sarebbe rinvenuto, oltre il godimento per quattro anni del terreno, senza pagarne imposta alcuna.
  6. Forse m’ingannerò con questa ipotesi: non però sarebbe tasto disprezzabile qualora si voglia concedere ciò che in oggi presenta la quasi universale opinione che i monti siano usciti per via di sollevamento, e però, come dice il Chiar. Sig. Ingegnere Calindri di Perugia nella sua eruditissima Statistica dello Stato Ecclesiastico ultimamente data alla luce, usciti dal grembo della terra, forandone per così dire la corteccia per cui un tempo la superficie del globo non presentava notabili asprezze.
  7. Fu pur supposto che la Città Sabazia originasse in S. Liberato (luogo situato nelle macchie sopra Vigna Grande, spettante un tempo ai Monaci Cistercensi, ed în oggi ai RR. PP. Agostiniani di Bracciano) in virtù di alcuni antichi ruderi di muraglie, che colà si scorgono tuttora, e che fanno supporre esservi stati dei fabbricati nei secoli addietro abitati. Un tale supposto per altro essendo del tutto in contradizione coll’autorità di Sozione e del Cluverio, non che dei monumenti riportati di sopra, non merita a mio credere, altra considerazione che quella di essere riconosciuta per un parto immaginario di qualche testa vaga e bizzarra. Deve dunque piuttosto supporsi che in quel luogo vi fosse un locale destinato all’uso de’ bagni, come si scorge in Vigna Orsini, di cui si parlerà in appresso, oppure una villa di qualche ricco romano, o forse ancora di qualche cittadino rispettabile della Sabazia.