Memorie storiche della città e marchesato di Ceva/Capo XXXVI - Chiesa dell'Arciconfraternita di S. Maria e S. Catterina.

Capo XXXVI - Chiesa dell’Arciconfraternita di S. Maria e S. Catterina

../Capo XXXV - Della nuova Chiesa, ossia Duomo attuale. ../Capo XXXVII - Cappella e Confreria dello Spirito Santo. IncludiIntestazione 24 ottobre 2012 100% Storia

Capo XXXVI - Chiesa dell’Arciconfraternita di S. Maria e S. Catterina
Capo XXXV - Della nuova Chiesa, ossia Duomo attuale. Capo XXXVII - Cappella e Confreria dello Spirito Santo.
[p. 198 modifica]

CAPO XXXVI.


Chiesa dell’Arciconfraternita di

S. Maria e S. Catterina


Dopo la chiesa collegiata, altra non ve n’è sul territorio di Ceva che superi in magnificenza la nuova chiesa dell’arciconfraternita di S. Maria e S. Catterina. La di lei facciata fa bella mostra di sè sulla pubblica piazza, s’ammira nell’interno la sua maestosa e ben intesa architettura, e l’altare maggiore merita d’essere particolarmente osservato per lo sfoggio dei suoi ornati in oro di zecchino, e per la bella ancona opera di buon artista, forse del Beaumont, regio pittore di Casa Savoia, o di qualche suo allievo.

Essendo andate in rovina le due antiche chiese di S. Maria e S. Catterina, ed essendosi riunite due confraternite in una sola, si pensò d’accordo di tutti i confratelli di fabbricarne una nuova, e vi si diede principio nel mese di maggio del 1737 sotto il priorato del signor marchese Francesco Giacomo Ceva consignor di Lesegno, Roascio e Torricella, e si portò al suo termine con tutto ottobre dello stesso anno.

Li diciotto novembre susseguente fu solennemente benedetta dal sacerdote Tommaso Cora, cappellano della confraternita, specialmente delegato da monsignor Fra Carlo Francesco Vasco Vescovo d’Alba.

Adornano questa chiesa due altari laterali con grandioso medaglione marmoreggiato.

[p. 199 modifica]Quello che è situato in Cornu Evangelii è dedicato a S. Clemente martire.

In un’urna elegantissima lavorata a Roma si vede il corpo di questo martire estratto dalle catacombe, e con bolle Pontificie delli 3 luglio 1784, concesso a quest’arciconfraternita dal Sommo Gerarca Pio VI, in grazia dei buoni uffizi prestati dal R. P. Cesareo da Paroldo, cappuccino segretario in Roma del procurator generale del suo ordine.

Li 24 luglio 1786, si fece la solenne festa della traslazione di questo santo ed il sacerdote Don Gioachino Bracco di Vico celebre oratore ne disse le lodi. Questo panegirico fu dato alle pubbliche stampe, ed il sacerdote Don Gaspare Sclavo di Lesegno lo arricchì di preziose note riguardanti la storia di Ceva. Questa solennità fu decorata della presenza di monsignor Vescovo d’Alba, e di monsignor Corte Vescovo di Mondovì.

Vent’anni dopo, vale a dire nel 1806 si fece la seconda festa di questo santo con pompa straordinaria.

Vi pontificò monsignor Vitale Vescovo in allora di Mondovì, fece l’orazione panegirica il teologo Regis Monregalese predicator celebre per tutta Italia.

La musica fu appositamente scritta, e diretta dal celebre abate Torti, cancelliere della Curia d’Alba, maestro di gran merito che nelle sacre composizioni non ebbe ai suoi tempi chi il superasse, e la sua musica fu in quella circostanza eseguita da celebri professori di Torino, di Savigliano e di Mondovì. La spesa di questa musica ascese a lire mille e quarantacinque, e quella pei fuochi a settecentonovantasette.

La totale spesa di questa solennità ascese all’egregia somma di ll. 2576, somma esorbitante per una confraternita di redditi così limitati, questa spesa sbilanciò talmente le finanze di questa Chiesa che si dovette alienare la tappezzeria della medesima pel prezzo di ll. 650, ed oncie 83 d’argento per ll. 468. Un’altra non meno solenne, ma meno dispendiosa festa [p. 200 modifica]di questo santo Martire, ebbe luogo in luglio del 1843, coll’intervento di due Vescovi, vale a dire di monsignor Ghilardi Vescovo di Mondovì, e monsignor Modesto Contratto Vescovo d’Acqui.

La musica composta e diretta da D. Carlo Bava, Monaco Cistercense del Santuario di Vico, venne eseguita dai migliori professori di Mondovì, di Cuneo, Fossano, Savigliano ed Albenga, e riscosse gli universali applausi. L’orazione panegirica fu detta dal signor Canonico della cattedrale di Mondovì, Antonio Morra da Bene, D. d’ambe leggi e decorato nel 1856 della croce dei Santi Maurizio e Lazzaro per le sue apostoliche fatiche, da Vittorio Emmanuele II.

L’altro altare di S. Maria, dedicato a Maria Vergine Addolorata fa simmetria a quello di S. Clemente, lavorato anch’esso in marmoreggiatura, e contenente la statua della Madre dei dolori che portasi solennemente in processione la sera del giovedì Santo d’ogni anno.

L’organo si dice opera del signor Baracco organaro di Mondovì.

Quest’arciconfraternita fu aggregata al Confalone di Roma da Benedetto XIV, addì 4 agosto 1751.

Pio VI, sotto li 4 gennaio 1788, concesse l’indulgenza plenaria ai confratelli e consorelle che confessati e comunicati visiteranno questa Chiesa nella domenica delle Palme e nei due giorni susseguenti in cui hanno luogo le 40 ore; nel venerdì che precede la domenica di passione e nel venerdì che le vien dopo, e sette anni ed altrettante quarantene per la visita di detta Chiesa in tutti i venerdì di quaresima e ciò in perpetuo.

La costruzione di questa nuova Chiesa, costò la cospicua somma di lire quarantamila, e siccome vi si impiegarono i redditi dell’Ospedale di cui era l’arciconfraternita amministratrice, si pensò nell’interesse dei poveri di separar queste due amministrazioni, cioè quella dell’Ospedale da quella dell’Arciconfraternita, come si vedrà parlando del nuovo Ospedale degl’infermi.