Memorie storiche civili, ed ecclesiastiche della città, e diocesi di Larino/Libro IV/Di Morrone

Libro IV
Capitolo XVI
Morrone

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Libro IV - Di Torre di Zeppa Libro IV - Di Provvidenti

1. QUesta Terra è posta sulla cima d’una montagna, quale senza dubbio è la più alta, che sia in questa Diocesi, da donde si scuopre gran parte del Contado di Molise, e Apruzzo Citra, il Mare Adriatico, e quasi tutti la Daunia: per la qual cosa è di un’aria perfettissma ; tantocche i suoi abitatori godono quella salute, che si desidera in luoghi più bassi, ne vi si sentono morbi cronici, e simili, che sogliono cagionarsi dall’impurità dell’aria, e tutti robusti, e validi, e né perciò pregiudica al di loro lungo vivere, giungendo anche ad una buona vecchiaia.

   2. Declina la Montagna per tutte le parti, cioè per occidente verso il Bifer no, per settentrione verso Previdenti, per mezzo giorno verso il fiumicello Rio Majo, e per Oriente verso i Territorj di Ripabottoni, piena di diverse scoscese, e maggiori per le tre parti, cioè l’occidentale, meridionale, e settentrionale ; tutta però può agiatamente caminarsi a cavallo, e per la parte orientale è calessabile, e cosi noi abbiamo pratticato più volte in occasione, che ci siamo condotti in questa Terra per la Santa Visita, o per altri bisogni. E quantunque sia la medesima nella sua superficie sassosa, e però coltivabile da per tutto; come in fatti si coltiva da’ que’ industriosi abitatori, che la rendono fruttifera in grano, e altre forti di vittovaglie, ottimi vini, frutti abbondanti, e di ogni specie, né vi mancono territori per i loro armenti, vaccini, pecoroni, e specialmente porcini per l’abbondanza delle ghiande, e pascolo simile per tali animali, e vi sono anche caccie d’ogni sorta, specialmente di volatili, e pernici, stendendosi molto il suo territorio, e tale, che ognuno ne riceve il suo comodo; di maniera che in questa Terra, a riserva di qualche forastiere di quei, che vanno girando, non vi si vedono poveri.

   3. Quanto alla sua antichità, per le diligenze da noi fatte, non abbiamo finora saputo ritrovare la sua origine, che colla distruzione di Gerione, o Girone, che si appellale ; e su di ciò per maggior notizia ci rimettiamo a quanto se ne dice di questa antichissima Città nel lib.1. e. 5. Ma non per ciò mancano in qnesta terra, e suo Territorio vestigj di maggior antichità, ritrovandosi tratto tratto sepolture de’ Gentili, con medaglie di diverse forti, e lucerne, nelle quali si metteva il lume, che chiamano eterno, avendone su di ciò avute più testimonianze da’ medesimi accorti abitatori, oltre ad altri monumenti di fabbriche con mattoni, col gustodi que’ tempi ; lo che ci fa credere, che almeno a riguardo della sua situazione sia stata luogo di diporto ne’ tempi più proprj dell’anno, abitato da’ Principali di Gerione, oda altri

simili del Sannio, e chi sa, se non anche da Romani, dopo la caduta de’ chiarisstimi Sanniti.

   4. Sia ciò come si voglia, certa cosa è, che a tempo de’ Longobardi, fu ella uno de’ loro luoghi cospicui, che si dominava dal proprio Conte, e tale, che aveva il nome di Città, e ne abbiamo testimoniania dalla Cronaca Cassinese dell’edizione del P. D. Angelo della Noce lib.2. cap.32. cap.54. e 66. leggendosi nel cap.54. che un tale Franco Prete, di origine Arpinate fe’ donazione al Monistero di Monte Casino della Chiesa di S. Angelo de Civitate Morrone, e nel detto cap.66. si dice, che Giovanni, e Ademario Comites de Civitate Marrone fecero donazione di alcuni beni al Monistero di Monte Casino, essendo Abate Teobaldo, quale governò dal 1022. fin’ all’anno 1035. quando non avevano ancora i Normanni posto piede in quella Regione, governandosi tuttavia da’ Longobardi.

   5. In fatti, il ricinto delle fortissime muraglie, e la sua ampiezza fanno vedere sia stato luogo assai considerabile, capace di più migliaia di persone, e ben fortificato con un Cartello di uguale considerazione, come dimostrano i suoi vestigj ; e basta dire, che in esso passò per qualche tempo le sue infelicità Giulio Cesare di Capua, secondogenito di Bartolomeo II. di tal nome, Conte di Altavilla a tempo della Regina. Giovanna II. maritata col Conte Giacomo della Marcia de’ Reali di Francia, della dolorosa Storia del quale, e suo fine parlono il Costanzo Istor. del Regno lib.12. e molti altri. Al presente vi sono le muraglie, benché non intere, con due porte principali, e le altre fabbriche civili sono comode per gli abitatori.

   6. Come si è detto, questo fu Contado de’ Longobardi. Passò poi in dominio di Giuliano di Castropignano, e da questo in persona di Oderisio, figlio di Manerio, dal quale si possedeva sotto Guglielmo II [1153-1189]. detto il Buono, come nel Catalogo de’ Baroni di Carlo Borello p. 80. ove si legge : Odorisius filius Manerii tenet de eodem Comite Juliano de Castropiniano Morronum, & Casamtelendam, per Casacalenda, quod est sicut ipse dixit, Feudurn octo Militum. Appresso per le immense fortune dell’Illustre Casa di Capua, n’ebbe il dominio Giulio Cesare, di Capua, dalla quale fu posseduto per lungo pezzo di tempo. Fra questo tempo fu posseduto dalla Casa Carafa, come appresso, in parlarsi del Convento di S. Nazario de’ Minori Osservanti, ma non sappiamo di qual ramo di quella Illustre Casa, se non fusse quella del Duca di Jelzi, come supponiamo. Venne nella Famiglia Cevagrimaldi, e chi sa come! E Gio: Antonio Cevagrimaldi nel 1651. era tassato tra Baroni del Contado di Molise, come Possessore di Morrone, per quel, che si legge nella situazione de’ pagamenti Fiscali del 1. Settembre 1648. Indi si legge nella situazione del 1669. Illustre D. Scipione di Sangro per la Terra di Morrone, e attualmente si possiede da questa nobile Famiglia, che si rappresenta dal Signor D. Scipione Giuniore, Duca di Casacalenda, e Signore di altri Feudi, come altrove.

   7. Nella situazione del 1626. si nota, che avesse Morrone vecchio fuochi 219. e nuovo 262. e in detta situazione del 1669. questa Terra viene tassata in fuochi 137. Al presente si abita dal numero di circa 1500. persone, e tra questi vi sono molti Professori di lettere, come Medici, Dottori nell’una, e l’altra Legge, Notaj, Giudici a’ contratti, Speziali, oltre a coloro, che si esercitano in altre arti mecaniche, e quali tutti di capacità, e di buon intendimento.

   9. Il Padrone del luogo destina in questa Terra il Governatore per l’amministrazione della Giustizia, e in quanto al Peculio universale, e la sua Annona si governa dagl’Eletti, e Sindaci, che si prescelgono in pubblico Parlamento; e in essa è cosa particolare, che la giù risdizione della Bagli va, la quale è a ampiissima, si amministra dagli Uffiziali dell’Università.

   9. Riapetto allo spirituale, dopo il dismembramento del Vescovado di Larino da Benevento, questa Terra fu ritenuta dagl’Arcivescovi, come luogo di loro Diocesi ; ma poi riconosciuta dal Cardinal Lombardo, Arcivescovo di Benevento, per commissione di AlessandroIII. l’nsussistenza di una tale preterizione, con sua Sentenza del 1175. fu restituita alla Santa Chiesa di Larino, dentro i confini della di cui Diocesi si ritrova, e da detto tempo incontrastabilmente è stata considerata, come al presente si considera, luogo di sua pertinenza, per quel, che si è detto nel lib. 3. cap.3. n.7. ove si legge distesa la detta Sentenza.

Della Chiesa Matrice.

   10. Quanto, alle Chiese. La Matrice può mettersi a confronto di qualsisia ben formata Cattedrale. Nel nostro ingresso al governo di questa Diocesi fu da noi ritrovata terminata nel rustico, principiata da fondamenti a tempo di Monsignor Pianetti, Vescovo Predecessore, e a nostro tempo è stata terminata di tutto punto. Ella è formata a tre navi d’ordine toscano, si sale per una magnifica gradiata, avanti della quale si ritrova un Ballatoio, quanto appunto è la larghezza di detta Chiesa, benché senza sponde; e se la sua altezza fusse corrispondente al più della fabbrica, sarebbe totalmente magnifica, e senza eccezione.

   11. Si vede in essa un Coro ampiissimo con suoi stalli, e in mezzo di quello la Sede del Vescovo, sotto il Trono lavorato, tutto di noce, oltre all’altra Sede Vescovile sotto il Trono, anche di noce, porta sul Presbyterio a lato del Vangelo.

   12. Sta ella proveduta di quanto occorre, per il bisogno di una Chiesa Matrice, e Parrochiale, dove si officia ne’ suoi tempi da un competente numero di Porzionarj, secondo lo stabilimento fatto nel nostro Sinodo a vista delle rendite del suo Clero, in osservanza di ciò, che si era determinato nel nostro Sinodo, e poi cosi detto nel tit.2.c.4. nel terzo Concilio Provinciale Beneventano, celebrato dal S. Pontefice Benedetto XIII. come Arcivescovo Beneventano, che non mai volle lasciare la cura dell’antica sua amata Chiesa, dove anche noi intervenissimo.

   13. In questa Chiesa s’ammira, sopra ogn’altra cosa, un magnifico Altare, che è lavorato tutto di scelto marmo, e commesso, fatto in Napoli dal diligente Artefice, Lorenzo Troccoli, a similitudine dell’Altar delle Monache della Concezione di Monte Calvario di Napoli, disegno del celebre Vaccaro, a foggia d’Urna con pradella, e scaglioni di marmo bianco, e fino, e il commesso de’ suoi gradini, che sono sopra la Mensa è formato di varie pietre non volgari , e da Napoli fatto trasportare in Morrone ; è tale, che per esser fatto tutto quanto, si ritrova in detta Chiesa con pulizia, viene essla da que’ Popoli chiamata con volgare loro parlare lo Paradiso : vedendosi tra l’altre cose tutti gl’Altari fatti col di loro sfondo all’uso moderno Romano colle loro Pradelle, e Quadri della stessa misura, e tutti del medesimo pennello. 

   14. L’Altare Maggiore, dove si conserva il SSmo Sagramento dentro una Custodia formata similmente di marmo, è sotto il titolo di S. Maria Maggiore, che si mantiene dalla medesima Chiesa. In faccia al muro dentro il Coro si vede un Quadro dello stesso pennello degl’altri, che rappresenta l’ultima Cena del Signore, e sopra il Coro a lato dritto del suo ingresso vi è un Organo ad otto registri con suoi contrabassi, fatto parimente di nuovo.

   15. Gli altri Altari di detta Chiesa sono i seguenti : nella nave, che sta dalla parte del Vangelo dell’Altar Maggiore, in primo luogo vi è l’Altare sotto il titolo di S. Modesto Protettore, e Padrone Principale di questa Terra, e tiene un monte frumentario in beneficio del Pubblico. L’altro Altare è sotto il titolo del glorioso S. Giuseppe, che si mantiene colle lue rendite, e parimente tiene un monte frumentario a beneficio de’ Poveri. Il terzo è stato il titolo di S. Maria di Costantinopoli, che tiene ancora un picciolo monte frumentario.

   16. Nella nave dalla parte dell’Epist. il primo Altare è sotto il titolo dell’Apostolo dell’Indie S. Franc. Saverio, il quale si mantiene colle sue rendite. Il secondo è sotto il titolo del Rosario, che si mantiene parimente colle sue rendite, e coll’autorità dell’Ordinario vi è eretta una Confraternita sotto lo stesso titolo, e ha un Monte frumentario per uso de’ Cittadini. Siegue la Cappella di S. Maria delle Grazie, che si mantiene dalla Casa del Vecchio per sua divozione.

   17. Finalmente vi è la Cappella sotto il titolo di S. Nicolo di Bari, alla quale fu lasciato un pingue Legato da Marco Seniore del Vecchio, consistente in contanti, e in armenti. Questa si amministra dalla stessa Famiglia, come suo Juspadronato, la quale anno per anno rende conto alla Curia Vescovile del dare, e avere, come fanno tutti i Procuratori degl’altri suddetti Altari, quali si confermano dalla medesima, e de’ beni di detta Cappella di S. Nicolò si sta erigendo un Beneficio semplice, con titolo di Badia, di Juapadronato della sud. Famiglia.

   18. Ridotte le cose in questo stato, stimassimo finalmente consagrare la detta Chiesa, colla maggior solennità, e pompa, che si prescrive nel Pontificale Romano, come seguì li 29. Ottobre del 1730. e per sua memoria ordinassimo la seguente Iscrizione, posta in faccia del primo pilastro, che s’incontra a man dritta dell’ingresso di essa Chiesa.

D.   O.   M.
TEMPLUM  HOC 
EJUSQUE  ALTARE
NUPER  FUNDITUS  CONSTRUCTUM 
SANCTAE  MARIAE  MAJORI 
DICATUM
JOHANNES  ANDREAS  TRIA
EPISCOPUS  LARINEN
SOLEMNI POMPA,  ET RITU
E  SACRO  RIDDIDIT  S ACR AT ISSIMUM
DIE XXIX. OCTOBRIS MDCCXXX.
TRANSLATO EJUS FESTO
AD DIEM XX. OCTOBRIS
CUM SUA OCTAVA.

   19. Ha questa Chiesa un Campanile, fatto di pietre quadre antichissime, quale ultimamente si è perfezionato a proporzione nella sua altezza, ed è una delle migliori fabbriche della Diocesi, e convicini, provvisto di cinque campane, la maggiore delle quali di grossezza è la prima dopo la Campana maggiore della Cattedrale di Larino, detta di S. Pardo. Il Cimiterio sta posto accosto di detto Campanile dietro il Coro della medesima Chiesa.

   20. Vi è anche uno Spedale per ricetto de’ poveri Pellegrini, posto nel luogo detto, la Porta di S. Angelo, consistente in quattro stanze, due superiori, e due inferiori, e ne tiene la cura il proprio Spedaliere, che si destina dalla Curia Vescovile. Si venerano in questa Chiesa con molta divozione varie Sagre Reliquie, parte delle quali vi sono state trasferite dal fu Monistero de’ PP. Celestini, sotto il titolo di S. Roberto, del quale si parla appresso, e tutte colle loro autentiche, e sono. Di S. Mauro Abate, S.Giacomo Min., S. Maria Maddalena, S. Margherita V. e M., S. Mercurio M., S. Benedetto Abate, S. Agata V. e M.. S. Lazzaro Vesc., S.Vincenzo M., S. Placido M., S. Caterina V. e M., S. Celestino, S. Crisantio, e Daria MM.

   21. In detta Chiesa oltre alla Confraternita del Rosario, ve ne sono due altre, una del SSmo Sagramento, e l’altra di S. Modesto, erette coll’autorità dell’Ordinario, le quali si governano dal proprio Procuratore, che si conferma dal medesimo, come sopra.

Dell’altre Chiese dentro, e fuori l’abitato.

    22. Dentro l’abitato v’è un’ altra picciola Chiesa, dedicata a S. Giacomo, nella quale è stata esercitata la Cura dell’Anime, durante la fabbrica della nuova Chiesa Matrice. Ella è formata ad una nave con un solo Altare, e non vi manca il bisognevole per il suo mantenimento, e Culto Divino.

   23. Fuori dell’abitato vi è la Chiesa sotto il titolo di S. Maria Maddalena, Juspadronato dell’ Università, posta sulla salita della montagna, distante da essa Terra 50. passi in circa, e la Comunità la provede di tutto il bisognevole.

   24. Vi è ancora un’altra Chiesa, posta a piedi della montagna dalla parte orientale della Terra, e tiene il titolo di S. Roberto, Grancia de’ PP. Celestini di Goglionesi, come si è detto in parlarsi di Montorio in questo lib.4. cap.14. n.19. datovi di nostro ordine ultimamente riparo ; perché era cadente, e attorno vi si vedono fabbriche, e giardini di detto antico Monistero, e quelli Padri conservano ancora i loro beni, spettanti a detta Grancia, posti non solamente in Morrone, ma anche in Larino. Così abbiamo nelle Costituzioni di detto Insigne Ordine tratt.2. cap.1. dell’impressione di Bologna del 1590. pag.142. con queste parole: Monasterium S. Mariae Annunciatae de Guglionisio, cui unitae, & applicatae sunt Ecclesiae S. Spiritus de Vasto, S. Angeli de Termolis, S. Roberti de Morrone, & S. Petri Caelestini de Montorio . Né sappiamo altro intorno alla sua origine, e progressi ; è certo però, che egli fu Monistero di questi Religiosi, e si vedono le fabbriche d’un comodo Monistero, e la Chiesa fatta secondo l’uso de’ medesimi, grande, ad una nave, con suo Coro, Sagrestia, e altro.

Del Convento de’ Minori Osservanti di S. Francesco.

   25. Sta egli posto alla falda della montagna, propriamente a settentrione ; meno d’un miglio distante da Morrone. La fondazione di questo Convento si suppone dal P. Gonzaga de orig. Relig. Franc., tom.1. fatta l’anno 1410. e propriamente p.420. lit.C. ove de Conventu S. Nazarii, che è il titolo, cui si ritrova dedicato : Ejus tamen antiquitas, sono sue parole, ab anno Dominicae Incarnationis 1410. conputanda : e soggiugne, che sia stata fatta da Fra Costantino Laico di Professione a spese della Casa Caraffa, la quale in quel tempo aveva in dominio la Terra di Morrone, ma non spiega il nome particolare ; eorumque temporalium Dominorun de Domo Caraffa sumptibus, non procul a Pago Morronne constructus ; e nc’privilegj della sua fondazione due cofe di particolare vi si notano, cioè , che vi erano fette Frati, che eflercitavano il mestiere di legare i libri Corali della Provincia, e fette Novizj ; al presente non si esercita più il detto Mestiere , né questo è luogo di Noviziato.

   26. Egli però è uno de’ Conventi più riguardevoli della Provincia, che chiamano di S. Angelo, dove si mantiene un competente numero di Religiosi, e vi vivono comodamente, per la divozione de’ Popoli. La fabbrica della Chiesa è riformata, ed è ornata di diversi Altari di stucco, ben lavorati ; di maniera che sì per l’antico, che per il moderno, è un de’ Conventi più venerabili, specialmente, perché que’ Padri colla commissione, che ne ricevono da’ Vescovi, da volta in volta, esercitano l’officio di esorcizare gl’Ossessi, come anche si pratticava nel tempo, che scrisse il Gonzaga, e si fa conto di questo Convento dalla Religione, ob Relgiosissimorum Patrum Modesti de Civitate, atque Bonaventurae de Colloobtorto, per Colletorto ; Corpora eodem loco hurnita, aliisque permixta saecularibus est omnino venerabile ; quibus etiam commendatissimum extitit Mausoleum B. Fratris Guglielmi a Castillione Laici ob ejus cineres ibi reconditos, qui plurimis infirmis vìvens adhuc suis meritis sanitatem obtinuit, & mortuus innumera miracula edidit, e cosi termina il Gonzaga.

Della Chìesa, Prepositura, e Badia di S. Maria 
a Casal Piano. 

   27. Non molto lontano da detto Convento di S. Nazario, e poco più giù vi è la Chiesa di S. Maria, detta di Casal Piano, non che totalmente fusse posta in pianura, perché anch’ella viene situata nella falda della montagna, ma viene così detta a riguardo degli altri luoghi, posti in scoscese, e questa stà posta in falzo piano, quale per altro si stende molto. Fu ella Cella, Prepositura, e oggi tiene il nome di Badia di S. Maria di Casal Piano. I suoi Fondatori furono due Monaci Cassinesi Preti, cioè Pietro, e Martino, e questi ne fecero donazione con altre Chiese, che edificorono in Civitate Morrone, al Monistero di Monte Casino, come abbiamo nella Cronaca Cassinese lib.2. cap.32. ove si dice: Saphirus Presbyter obtulit huic Monisterio Ecclesiam juris sui, vocabulo S. Benedictus apud Capitinata, latino barbaro, Civitate Murrone cum omnibus rebus, & pertinentiis suis : necnon & Petrus Presbyter, & Monachus, & Martinus Presbyter, & Monachus similiter obtulerunt B. Benedicto Ecclesiam S. Appollìnaris, & S. Mariae ibidem in Murrone loco, vocabulo Casale planum, cum omnibus ad sé pertinentibus. E la detta donazione fu fatta a tempo dell’Abate Atenulfo, il quale governò il Monistero di Monte Casino dall’anno 1011. fin’ all’anno 1022.

   28. Di essa si fa menzione nella Bolla di Vittore II. confermatoria delle Chiese, e beni di Monte Casino, che si riporta dal P. Gattola Istor. Casin. sec.VI. p.145. dove parlando delle Celle di detto Monistero, conferma questa di S. Maria ad Casales planos. Nella Bolla parimente di conferma, a favore di Monte Casino, fatta da Nicolo II. sub datum Auximi VIII. Idus Martii Anno Jesu Christi 1059. presso il P. Gattola loc.cit. p.147. ove si dice : Cellam S. Mariae de Murrone ; e in altra consimile di Urbano II. sub datum Laterani VI. Kal. Aprilis Anno Incarnatìonis Dominicae 1097. p.149. e quivi parlandosi delle Celle, che si confermano, si legge : Cellam S. Maria ad Casalem planum.

   29. Bisogna avvertire, come sotto nome di Cella in que’ tempi s’intendevano i piccioli Monasterj, e Badiole, da altri chiamate obbedienze, dipendenti dal Monastero principale. Dufresne verb.Cella. Cellae quoque vox crebro prò Monasteriolis, seu, ut olim vocabant, Abbatiolis, vel Obedientiis, quae Majoribus suberant, sumitur. Nam cum Monachi praedia variis in pagis possiderent, eo aliquot è suis mittebant, qui & fruges colligerent, procurarent redditus, & ad Monisterium deferrent : vel ut vitam solitariam quodamodo in iis agerent destinati Monachi : unde Bonifacius VIII. cap. 3. de verbor. signif. Cellas ejusmodi loca secreta, & solitaria interpretatur, quae ab hominum separata convictu sunt al contemplandum, & Deo vacandum specialiter deputata. Vel denique cellae subinde aedificata propter nimirum Monachorum numerum, ut ex Monasteriis eo mitterentur Monachi, aliisque identidem pulsantibus locum darent. Così appunto si spiega dal chiarissimo P. Mabillon negl’Atti de’ Santi di quest’Ordine di S. Benedetto negl’Annali, e altrove presso il P. Gattola loc. cit. sec.IV. p.89. col.3.

   50. Nacque gran controversia tra l’Abate di Torre Maggiore, e quello di Montecasino sopra la pertinenza di quello Monistero avanti Pasquale Secondo, e dal medesimo fu deciso a favore del Monistero di Montecasino, essendone Abate Gerardo, e questo è il tenore della sua decisione. Alio vero anno praefatus Papa Taschalis ad has partes deveniens cum nostro Abate Synodum celebraturus (che fu l’anno 1113.) Beneventum perrexit, in qua videlicet per Sexxem Capuanum Archiepiscopum proclamationem fecit de Ecclesia S. Sophiae in Beneventu, quae violenter a, dicione hujus loci subducta fuerat ; sed nihil exinde habere justitiae potuit. Proclamavit etiam super Benedictum Terrae Majoris Abbatem, quod Ecclcsiam S. Maria in Casali plano, quae jure hujus loci extiterat, ìnvasisset. Tunc Pontifex licet ab Abbate Oderisio olim exinde pulsatus fuisset, missis iterum, atque iterum literis, apposita etiam interdictione, vel loci, vel ordinis, eundemque Abbatem ad se venire coegit. Data igitur per biduum Jurisperitis licentiae disputandi, novissime Auctores Monosterii S. Maria Majoris probationem possessionis quadragenaria intenderunt. Caeterum eorum Testes non ex visu, & auditu, sed ex fama testimonium profitentes, nec Legibus, nec Canonibus suscipi poterunt. A contra nostri quadragenaria, vel tricenariae possessionis interruptionem modis talibus astruebant, Testes duos notae Religionis Monachos, unum Episcopum, alterum Diaconum protulere, qui se praesentibus supradictam Ecclesìam S. Mariae de Casali plano per Desìderium memoriae felicis Abbatem, locatam Pandulfo Presbytero asserebant, sìcut in locationis descriptione ostendebatur sub censu sex Bizanteorum : Tres etiam ab eis Laici Testes probati sunt, qui vidisse profitentur per annos quadraginta priusquam Ecclesiam illam Terrae Majoris Monasterium invasisset hujus Coenobii Monachos ibidem fuisse praeposìtos. Legem igitur Pontifex auctoritate prospecta, Monasterio Terrae Majoris super hoc negotio perpetuum silentium indixit: Et demum Ecclesiam de Casali plano cum possessionibus fuis ad nostrum Monasterium ( parla di Montecasino ) per privilegium, quietem in perpetuum manere constituit. Si riporta questa decisione nella Cronaca Cassinese lib.4. cap.50. 

   31. Questa Prepositura poi la vediamo unita coll’altra di S. Eustachio di Ficarola, conferita dall’Abate di Montecasino, come nella seguente provista, che si legge presso il P. Gattola Sec.VI. pag.217. col.1. Fr. Petrus & c. Dilecto in Christo Filio nostro Fratri Nicolao de Morreno nostro Monacho Cassinensi, Propositoque nostrarum Ecclesiarum S. Heustasii de Ficarola, & S. Mariae de Casali plano a nostro Monasterio dependentium salutem in Domino & c. Cum itaque dicta Ecclesiar S. Heustasii de Ficarola, & S. Mariae de Casali plano nobis , & Cassinensi Monasterio immediate subjecta solita per Cassinensem Monachum gubernari ex eo vacet ad presens quas Fr. Christophorus de S. Germano Monacus Cassinensis dictarum Ecclesiarum propositus canonice possidebat, nuper ex certa nostra scientia praecedentibus demeritiis dicti Fr.Cbristophori ipsum ad Claustrum revocavimus & c. Nos vero volentes tibi praemissorum meritorum tuorum intuitu gratiam facere specialem, propositum dictarum Ecclesiarum S. Eustachii de Ficarola, & S. Mariae de Casali plano cum omnibus, & singulis Juribus, & pertinentiis suis tibi conferimus, & de illis etiam providemus, facientes te Proposìtum dictarum Ecclesiarum usque ad nostrum beneplacitum, & mandatum, investientes te in nostri presentia constitutum per pacis osculum de eisdem. Quo circa dilectis in Christo venerabili in Christo Patri Fratri Nicolao Abbati Monasterii S. Mariae de Stata, & honesto viro Archipresbytero S. Mariae de Marrono & c. beneficia, & cappellas sibi subjectas vacantia, vel vacatura conferenti, de quibus tantummodo potestatem reservantes, subtrahimus tenore presentium facultatem & c. Data in nostro S.Monasterio Cassinensi die octava Mensis Januarii quarta Indictionis 1381. Pontificatus SS. in Christo Patris, & D. nostri D. Urbani divina providentia Papa VI. anno III.

   32. Già si è detto, che questi piccioli Monisterj, da altri appellati Badiole, e Obbedienze, si governavano dal proprio Rettore, che era capo degli altri Monaci, e questi anno quolibet die dedicationis Monasterii Montis Casìni venivano obbligati condursi in esso personalmente, e intervenire il dì 1. Ottobre a’ primi Vesperi per la Dedicazione della Chiesa, al Matutino, e Messa solenne, e pagare l’annua penzione in benefìcio di esso, corne si legge presso il P. Gattola loc. cit. Sec.V. pag.115. col.1. e in quella maniera fu posseduto. Poi lo vediamo secolalarizato, e conferito liberamente dalla Sede Apostolica, conforme l’ottenne con titolo di Badia Monsignor Carlo Maria Pianetti, Vescovo Predecessore Larinate, e per sua rinuncia fu conferito dalla medesima a Monsignor Puoti in quel tempo suo Vicario Generale, al presente degnissimo Vescovo di Marsico nuovo.

   33. Fu egli per quel, che noi abbiamo osservato con proprj occhi, e attualmente si vede, Monistero assai capace, e la sua Chiesa fatta a tre navi, la quale, perché in gran parte dalla condizione de’ tempi si era resa inabitabile, fu rifatti quasi da’ fondamenti per opera di Monsig. Pianetti, Abate Antecessore, e benché picciola, e ad una nave, è però molto divota con una Statua di legno della Beatissima Vergine, posta nel suo Armario, assai ben formata, fatta fare parimente dal lodato Prelato, e alcune Celle delle antiche, già riformate, servono per uso di due Romiti, che governano la Chiesa.

   34. Si amministrava nella medesima la Cura delle Anime per servizio di molti Casali, che erano all’intorno, e in quelle vicinanze, come appresso ; ma dopo, che furono disabitati, che sarà da circa cento anni, tutta per intera si esercita dall’Arciprete di Morrone, e ancora si conserva tra que’ sassi della Chiesa vecchia, benché senza Ciborio, il fonte Battesimale, posto a lato sinistro dell’ingresso della sua porta.

   35. Molte sono le Grande di quella Badìa, e quelle, che sono venute alla nostra notizia per le scritture, che si conservano nell’Archivio Episcopale, sono: di S. Angelo nel medesimo Territorio di Morrone : di S. Benedetto nel Territorio di Ururi, luogo di quella Diocesi di Larino : di S. Giusta, li di cui beni sono nel Territorio di Castel di Lino, Diocesi di Bojano : di S. Maria, i di cui beni sono nel Territorio della Petrella, luogo di detta Diocesi : di S. Silvestro, e di S. Nicolò nel Territorio di Civita Campo marano, Diocesi di Guardia Alfiera: e di altro S. Nicolò in Larino.

Delle Chiese distrutte.

   36. Molte sono le Chiese distrutte in questo Territorio, e che erano dentro l’abitato, costruite da tempo in tempo, e che poi colle vicende sono rovinate, e di talune anche si è perduta la memoria della loro situazione.

   37. La Chiesa di S. Rocco, e di S. Modesto era posta avanti la Porta, che chiamano di S. Angelo della medesima Terra, di cui appresso. Questa totalmente distrutta, ultimamente nel suo sito Gaetano Sebastiano vi ha fabbricato una Casa. Il suo titolo è stato trasferito all’Altare di S. Modesto, eretto nuovamente nella Chiesa Matrice, il primo, che sta nella nave dalla parte del Vangelo dell’Altar Maggiore.

   38. La Chiesa di S. Angelo era situata dentro l’abitato, e fu Grancia del Monistero di S. Maria di Calal piano, di cui si fa menzione nella Cronaca Cassinese lib.2. cap.66. dell’edizione del P. Abate della Noce, dove parlandosi delle Oblazioni, che furono fatte al Monistero di Monte Casino nell’anno 1038. a tempo del governo dell’Abate Richerio, colsi si dice: ìd ipsum fecerunt Joannes, & Ademarius Comites de Civitate Murrone de Ecclesia, S. Angeli sìta intra eamdent Civitatem super ipsam Portam Majorem. Al presente è profanata, e ridotta in Magazzino in beneficio di essa Badia di Casal Piano.

   39. La Chiesa di S. Marco era posta fuori dell’abitato dalla parte Orientale sotto la Chiesa di S. Maria Maddalena. Appena se ne vedono le sue vestigia, e le sue ragioni, e pesi sono uniti in beneficio del Clero.

   40. La Chiesa di S. Sebastiano era situata nel Piano del Monistero di S. Roberto, e attualmente si vedono alcuni residui di pareti, e li suoi pesi, e ragioni sono state trasferite in beneficio del Clero.

   41. La Chiesa di S. Nicolò parimente è unita colle sue ragioni, e pesi in beneficio del Clero, e si vedono le sue vestigia nel luogo detto le Serre, un terzo di miglio lontano da essa Terra in strada, che conduce a Casacalenda.

   42. La Chiesa di S. Antonio di Padova unita parimente in beneficio del Clero, era posta in quella medesima contrada, lontana pochi passi da quella di S. Nicolò, e nemmeno si vedono vestigj.

   43. La Chiesa di S. Domenico, similmente unita con suoi pesi, e ragioni in beneficio del Clero, sta situata in que’ medesimi luoghi, non molto lontana dalle suddette, e attualmente si vedono le sue fabbriche.

   44. La Chiesa di S. Eustachio, detta volgarmente Chiesa di S. Stazio, unita parimente con suoi pesi, e ragioni al Reverendo Clero, stava situata sotto le altre suddette in strada detta delle Cerrete.

   45. La Chiesa della Santissima Annunziata posta in detto luogo delle Cerrete un miglio in circa distante dall’abitato, e non se ne vedono vestigj, ridotto tutto il territorio in coltura, ed è unita similmente colle sue ragioni, e pesi in beneficio del Clero.

   46. La Chiesa di S. Giorgio sta situata sopra il detto Convento di S. Nazario in strada, che conduce al medesimo. Attualmente vi sono molte fabbriche, e colle sue ragioni, e pesi sta unita alla Mensa Arcipretale.

   47. La Chiesa di S. Onofrio unita colle sue ragioni, e pesi in beneficio del Clero stava situata sopra un Colle, detto Colle Stefano verso Castel di Lino, sotto il Reggio Tratturo un miglio in circa lontano da questa Terra : attualmente vi sono alcune fabbriche. 

   48. Altra Chiesa sotto il titolo di S. Apollinare, della quale si fa menzione nella suddetta Cronaca Cassinese lib.2. cap.32. Nec non & Petrus Presbyter & Monachus, & Martinus Presbyter, & Monachus similiter obtulerunt B. Benecto Ecclesiam S. Apollinaris, come sopra num.27. e nemmeno se ne sa il sito.

De’ Casali, e altre Chiese distrutte.

   49. Molti Casali furono in questo ristretto, e propriamente nel luogo detto Casal Piano. Se ne fa menzione di sopra in dette Bolle, ove parlandosi della Badia di S.Maria, si nota posta ad Casales planos, e si è notato parimente nel lib.1.di queste nostre Memorie cap.5. num.14. e supponiamo eretti da Coloni di que’ Territorj, da che vi s’introdussero i Monaci di S. Benedetto, e che poi tratto tratto colla loro lontananza sono stati abbandonati.

   50. Il più distinto fu Casal Piano posto nel luogo, ove si ritrovava il Monistero di S. Maria di Casal Piano, di cui lungamente si parla di sopra.

   51. Casale detto di S. Margarita era posto in quelle vicinanze in strada, che conduce a Castel di Lino, luogo posto sopra un monte a questa parte Occidentale del Fiume Biferno della Diocesi di Bojano. Vi sono le muraglie di essa Chiesa scoperta, e si vedono insigni vestigj di abitazioni.

   52. Casale di S. Benedetto era posto in quella medesima contrada, distante da Morrone un miglio in circa. Si parla della Chiesa di questo Casale in detta Cronaca Cassìnese lib.2. cap.32. ove si dice : Saphirus Presbyter obtulit huic Monasterio Ecclesiam juris sui vocabulo S. Benedictus apud Capitinatam Civitate Murrone cum omnibus rebus, & pertinentiis suis. Attualmente si vedono le fabbriche della Chiesa, e molte anche degli abitatori, oggi ridotto a coltura, e le ragioni della Chiesa con suoi pesi sono unite in beneficio del Clero.

   53. Il Casale di S. Giusta, parimente situato in questa contrada sull’aspetto di Castel di Lino in strada del Reggio Tratturo. Si vedono le fabbriche del Casale, e della Chiesa, le di cui ragioni, e pesi sono uniti in benefìcio del Clero.

   54. Casale del Castiglione era posto dalla parte Meridionale di Morrone. Oggi è un gran bosco, che si possiede dal Barone, detto il Bosco di Castiglione ; vi sono molte fabbriche della Chiesa, e del Casale, anzi si vedono le sepolture coperte colle loro lapidi.

   55. Casale di S. Giovanni delli Rossi, posto nel luogo detto il Torrione verso Ripabottoni, e lontano dalla medesima un miglio in circa. Questa fu Chiesa Badiale unita al Sagro Seminario. Vi sono le fabbriche della Chiesa. Si vedono i vestigj delle abitazioni, e gli ampiissimi Territorj di questa Chiesa si stendono fin dentro i confini della Ripa. Non sappiamo l’origine di questa Badia, e Chiesa. Di questo Casale però si fa menzione nelle Bolle di Lucio III. e d’Innocenzo IV. nelle quali parlandosi de’ luoghi, che compongono questa Diocesi letteralmente si legge S. Giovanni de Russis : e rispetto alla sua Chiesa supponiamo, che sia quella, della quale in detta Cronaca Cassinese d. lib.2. cap.66. ove facendosi parola delle oblazioni, e donazioni, che furono fatte al Monistero di Montecasino in detto tempo dell’Abate Richerio, così si dice

sed & Petrus quidem Abbas de eadem Civitate Morrone similiter fecit de
Ecclesia S. Joannis, quae est constructa in loco, qui dicitur Serra Major cum alia. Ecclesia S. Bartholomaei, & cum omnibus earumdem Ecclesiarum possessionibus.

De Giorni Festivi particolari, che si osservano 
in questa Terra. 

   56. In questa Terra, oltre alla festa particolare di precetto di S. Modesto, che si celebra, come di Padrone, e Protettore principale di Rito doppio di prima Classe, e sua Ottava li 2. Ottobre ogni anno, si celebrano ancora di precetto le Feste di S. Maria ad Nives a’ 5. di Agosto, come Titolare della Chiesa Matrice, che è la stessa, che S. Maria Maggiore, e l’altra di S. Roberto Confessore a’ 19. Maggio, come Titolare della Grancia de’ Celestini, della quale si è parlato sopra al num.24.