Memorie storiche civili, ed ecclesiastiche della città, e diocesi di Larino/Libro I/Iscrizioni lapidarie, colle quali si comprova il Governo Civile di Larino Vecchio co i proprj Magistrati in forma di una perfetta Repubblica
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Capitolo IX
Iscrizioni lapidarie, colle quali si comprova il Governo Civile di Larino Vecchio co i proprj Magistrati in forma di una perfetta Repubblica
1. IN parlarsi nel precedente Cap.VIII, della condizione di Larino, e che egli si governasse in forma di una perfetta Repubblica co i suoi Ordini, divisi in Decurioni, Cavalieri, e Plebe, ed altri Magistrati necessarj per detto effetto ; oltre a Cicerone, testimonio contemporaneo, e altri insigni Scrittori, si allegano in comprova di questo sentimento alcune Lapidarie Iscrizioni, che con tutta la voragine del tempo, si sono ritrovate in Larino, e altrove ; e avendo stimato, che avrebbero portato confusione, se si fussero trascritte ne’ luoghi, ne’ quali si fa menzione di esse nel precedente Cap.VIII., quindi si trascrivono qui con qualche picciola nota.
I.
T. VIBBIO T. F. OV . . .
CLEMENTI. AEDILI
IIII. VIR. I. D. ET. IIII. VIR. QVINQ,
BABIAE. M. F. PRISCAE. VIBBI. CLEMENTIS.
T. VIBBIO. T. F. CRV. PRISCO. AED. IIII. I, D. Q.
ET. lili. VIR. Q., PATRONO MVNICIPJ
HIS. D. D. FVNVS. ET. STATVAS. DECREVER.
2. Questa prima Iscrizione fu ritrovata nell’anno
1741. in una lapide nel luogo chiamato Olivola, che nel Secolo XII. si abitava, ed al
presente si ritrova distrutto. Si parla di questo luogo nel lib.4. di queste nostre
Memorie cap.18., ove de’ Casali distrutti di Casacalenda.
3. Contiene la suddetta Iscrizione un decreto fatto da’
Decurioni, o siano
Senatori nel Senato Larinese, con cui si ordina doversi fare il funerale, ed
erigersi le Statue, come si pratticava in que’ tempi co i Personaggi benemeriti
della Repubblica, a Tito Vibbio Clemente Edile Quarto-Viro Juri Dicundo, e
Quarto-Viro Quinquennale, figlio di Tito, che si ritrovava ascritto nella Tribù
Oufentina, come pure a Bibia Prisca figlia di Marco, Moglie del medesimo Tito Vibbio Clemente; ed a
Tito Vibbio Prisco Edile Quarto-Viro Juri Dicundo Questore, e Quarto-Viro
Quinquennale Patrono del Municipio, figlio dell’stesso
Tito, numerato egli nella Tribù Crustumina, che era diversa dalla Tribù
Oufentina, cui era ascritto Tito Vibbio suo Padre.
4. Si conghiettura appartenere quella Iscrizione a’ tempi della
Repubblica, non
prima però della Guerra Italica ; mentre non prima, ma dopo di essa ottennero i
Larinati il suffragio ne’ Comiz; colla Cittadinanza Romana, e per conseguenza
con questo dritto ottennero i Larinesi il jus di venire ascritti alle Tribu :
Si conghiettura anche appartenere la detta Iscrizione a’ tempi, che la Repubblica era in fiore : e ciò dalla qualità del
suo stile, e dal numero, e
condizione de’ Magistrati esercitati da Tito Vibbio Padre, e da Tito Vibbio suo
figlio.
5. Quanto alla Tribù diversa è quella, cui era ascritto Tito Vibbio Padre, cioè
li Oufentina dalla Crustumina, alla quale era ascritto Tito Vibbio figlio: questa
diversità non reca conghiettura sconvenvole ; poiché era in libertà di ciascuna
ascriversi a quella Tribù, che gli fusse stato di maggior piacere ;
tantoché si vedono Cittadini della stessa Colonia, o Municipi dello stesso
Municipio, che ognuno in ciò seguiva il proprio sentimento ; e in questa Iscrizione abbiamo, che il Padre
Tito Vibbio fu ascritto alla Oufentina, e Tito
Vibbio figlio alla Tribu Crustumina. Thomas Reiner. Auct. Class.2. num.24.
pag.260. Non enim a Tribu Patriam colligere licet, quod fecit Holstenius,
cura Tribus, inquam, relata Colonia, vel Civitas non ita adfecerit Cives, ut ejusdem Tribus
omnes esse necesse sit.
I I.
DIS. MANIB. SAC.
T. TIBILIV S. T. F. POMP T.
PRIMITIVVS
VETERA N. CO H. VII.
PRAETORIAE PATRON.
MVNI C. LARI N. D. S.
FECIT SIBI SVISQ^
L. D. D. D.
6. Contiene la suddetta Iscrizione
sepolcrale una memoria, la quale fa vedere
come Tito Tibilio Primitivo figlio di Tito ascritto nella Tribù Pontina, Veterano della settima Coorte, o sia Compagnia
Pretoriana, e Patrono del Municipio di Larino, fabbricasse per sé, e suoi il
Sepolcro nel luogo a lui conceduto con decreto del Senato ; e principia la detta
Iscrizione Dis Minibus, parole, che si usavano nelle Lapide degli antichi
Romani, i quali riponevano i Dei Mani, cioè le Anime de’ Morti nel numero de’
Dei,
come si è detto nel cap.6. num.21.
7. Fu ella ritrovata in una lapida sepolcrale posta nel giardino de’ Signori di
Torre Maggiore, Terra della Diocesi di S. Severo, che sta nel confine di questa
nostra di Larino ; e presso il chiarissimo Muratori nella Classe de’ Municipj, e
delle Colonie, Thesaur. Antiq. Inscript. pag.1111. num.6., al quale fu
trasmessa dal più volte lodato Abate Pietro Polidoro ; si suppone registrata
nelle Scritture di Virgilio Capriolo ; si riferisce anche questa Iscrizione da
Pirro Ligonio, Marquardo Gudio : quivi però si leggono alcune variazioni. Nel sesto verso si legge LVCRINI. D. senza la lettera S . Così pure si legge
nel volume, il cui titolo : Antiqua Inscriptiones quum Graecae, tum Latinae,
olim a Marquardo Gudio collectae, nuper a Joanne Koolio digestae hortatu, consilioque
Joannis Georgii Graevii, nunc a Francisco Hesselio editae, cum adnotationibus eorum
Leovardiae 1731. pag.184. num.8. ma nell’Indice, in cui si notano i nomi delle Regioni,
de’ Popoli, e delle Città, posto in fine al verso LVCRINI. D. si corregge l’errore dello Scrittore, come
siegue :
Lucrinum, quod jampridem ejectum est e Pomponii Mela libro de Situ Orbis, secundo
hic legi pro LARINO demiror D. Daunium, sicut mihi videtur, significat : Dauni
enim, inquit Mela Pomponius, Tifernum amnem, Cliterniam, Larinum,
Teanum Oppida, Montemque Garganum, videlicet, habent.
8. In fatti non abbiamo in Italia Terra, o Città alcuna, che abbia il
nome di Lucrino, ma bensì un Lago posto nella Campagna Felice ; quindi
giudicò l’Annotatore, che si dovesse leggere Larino in luogo di Lucrino, tanto
maggiormente, che Torre Maggiore, dove fu trovata la lapida, sta in quelle
vicinanze de’ Larinati. La spiega bensì della lettera D., che egli fa per
Daunio alla distesa, non può aver luogo, ma deve leggersi nella maniera, che
di sopra si è spiegato : così si legge presso gli eruditi Frentani presa
dall’originale, che si conservava duecent’anni sono in Larino, dove così si
dice : MVNICIP. LARIN. D. S. interpetrandosi D. S. De Suo ; così appunto
si osserva questa Iscrizione nella Biblioteca Barbarina qui in Roma : quindi
anche si vede l’altro abbaglio, che prendono altri, volendo interpetrare D. S.
quasi che dica Daunia Superiore ; mentre non abbiamo luogo alcuno, che si
ritrovi nella Daunia con questo nome di Lucrino ; ma che questo sia un Lago, posto nella Campagna Felice, come
sopra.
9. Fa vedere poi quefta Iscrizione, che ella fusse del tempo del Romano
Imperio, e non prima; facendosi nella medesima menzione delle Coorti, o siano
Compagnie Pretoriane, con dirsi, che Tito Tibilio fusse Veterano della settima
Coorte ; posciaché non prima, ma dopo la Guerra Attica, Augusto Imperadore per
cautela della di lui pedona, e per isfuggire que’ inconvenienti, che accaddero a
Giulio Cesare, suo Padre, stabilì un Presidio di diecimila Uomini, sotto nome di Pretoriani, che
fussero da
vicino, e sempre pronti a dargli soccorso, e lo distribuì in dieci Coorti, o siano Compagnie, come dice Dio.
Stiol. lib.53. pag.384., e ne fa testimonianza
Svetonio Tranquillo nella sua Vita ; e Tito Tibilio Primitivo, figlio di Tito, di
cui si parla in detta seconda Iscrizione, stava ascritto alla Tribù Pomptina,
ed era Veterano della settima Coorte, o sia fu Compagnia Pretoriana, colla qualità
di Patrono del Municipio di Larino.
III.
C. PACCIO• C• F• C o
R•
PRISCO• AED• II• VIRO
QVINQ• I• D• PATRONO
COLONIA E VENAFRO
COELIA• M• F• TERTVLLA
TESTAMEN•
PONI
IVSSIT
L. D• D• D•
10. Questa Menzione è stata ritrovata i 24. Gennaro dell’anno 1744. nel Piano
dell’antico Spedale del Monastero de’ Canonici Regolari di S. Antonio Abate, che
chiamano, da altri detto Viennense, e propriamente nelle nuove Vigne, che si stanno piantando da D.
Orazio de Stephanis Canonico Larinate, iscavandosi quel
terreno, che sta verso la parte Settentrionale de’ considerabili vestigj del
Pretorio, o sia del Palazzo, che fu del Senato dell’antica distrutta Città di
Larino.
11. Ella è una delle più stimate, che appartengono a questa Città, e riguarda
Cajo Paccio Prisco, figlio di Cajo, ascritto alla Tribù Cornelia, Edile, cioè
Sopraintendente delle pubbliche fabbriche, a i pesi, e misure, a i giuochi pubblici della Città, Duum-Viro, cioè uno del
Magistrato de’ due,
Quinquennale, cioè che si eleggeva ogni cinque anni, quanto appunto durava
l’officio degli Eletti, ed applicati alla giudicatura delle Cause Municipali,
Patrono, o sia Protettore della Colonia di Venafro, non già del nostro Venifro,
Bonefro,
o Venefro, luogo di questa Diocesi, ma di Venafro, Città ben nota della
Campagna Felice. Celia Tertulla figlia di Marco ebbe cura di porre ad esso questa memoria in vigore del di lui
testamento. E perché questa stessa memoria
occupava il luogo pubblico, ove per onore dì Paccio fu stabilito, lo stesso
luogo, o sito gli fu concesso, e dato per particolar decreto de’ Decurioni, che
erano quelli, che componevano il prim’Ordine del Magistrato, o sia Senato di
Larino, come sopra, e così dimostrano le quattro ultime lettere di esse, che sono L.D.D.D. cioè
Locus Decurionum Decreto Datus.
12. Presentemente si vede collocata questa lapida nella facciata
dell’Episcopio dalla parte della Piazza di ordine di Monsignor Tria, Giuniore Vescovo
attuale nostro Nipote colla seguente altra Iscrizione posta sotto di essa.
VETVSTISSIMAM INSCRIPTIONEM
IN PLANITIE S. ANTONII ABBATIS
PROPE VETERIS RVDERA PRAETORII
DIRVTAE VRBIS LARINATVM
VIII. CAL. FEBRVARII AN. DÑI. MDCCXLIV.
- EFFOSSAM
I. A. TRIA IVNIOR
EPISCOPVS
HVC TRANSFERRI CVRAVIT.
IV.
C: RAIO•
M• F•
CAPITONI•
PRAEF• FABR• AED•
IIII• VIR• I• D•-
ITER• IIII• VIR• QUIN•
MVNICIP• ET•-
INCOL•.
13. Questa memoria sepolcrale è
stata ritrovata a Gennaro dell’anno 1744.
dentro il sito della Città vecchia, propriamente in una Vigna del Sign. D. Scipione di
Sangro, Duca di Casacalenda, Signore di Latino in iscavarsi il terreno
per piantarvi Vigne, in una lapida, fabbricata al presente nelle pareti del
Palazzo Baronale, che corrisponde in detta Piazza di Larino.
14. Sembra, che ella sia stata posta a tempo della Repubblica Romana da’
Cittadini Municipali, ed abitanti di questa Città di Larino a Cajo Rajo
Capitone, Prefetto de’ Fabri, Edile, del Magistrato de’ quattro, destinati ad
amministrare la giustizia, e per la seconda volta uno de’ quattro del Magistrato
Quinquennalizio al governo delle cose pubbliche della stessa Città.