Melpomene, di fior sparsa le gote (1674)
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PER LI
GIOCATORI
DI PALLONE
IN FIRENZE
L’ESTATE DELL’ANNO 1619.
DI
GABBRIELLO
CHIABRERA.
Melpomene di fior sparsa le gote,
E di neve il bel seno,
Su l’Argivo terreno
Già si fe gioco di volubil rote,
5E per lo campo Eleo forti cursori
Già travagliaro il piede,
E corona si diede
Allo studio gentil de’ lor sudori;
Certo a ragion, perche virtù s’avanza
10Ove ella di mercè prende speranza.
Ora su l’Arno a gioventù, che spande
Sudore in giochi egregi,
Melpomene quai fregi
Deh dimmi, e quali si daran ghirlande?
15Io così dissi; et ella indi rispose:
Porgi gl’orecchi attenti;
Io con giocondi accenti
Cose dirotti al vulgo vil nascose;
Poi su cetera d’or la bella Diva
20Rosate labbra a queste note apriva.
Tempo già fu, che per li monti errante,
E per le Frigie selve
Guerreggiator di belve
Un rapido garzon movea le piante;
25Ben largo il petto, et allenato il fianco,
Bruni gli sguardi, e vivi,
E per li campi estivi
Tinti alquanto gli avorij, onde era bianco
Il nobil volto; et avea d'or le chiome;
30Acero per ciascun chiamato a nome.
Per sua beltà nelle foreste d'Ida
Cento Ninfe penaro,
Ma d'incendio più chiaro
Arse le vene, e si distrusse Elvida;
35Nè fu scarsa di pianti, e di lamenti;
Anzi preghiere offerse;
Ma pur tutte disperse
Quello indurato cor lasciolle a i venti;
Onde ella al fin del cacciator crudele
40Fece con Berecintia aspre querele.
Poi che 'l soave fin de' miei desiri
In tutto si dispera,
E con un cor di fera
Perdono suo valor pene, e martiri,
45Veggane almen vendetta; alma Cibelle,
Se mai per Ati ardesti
I tuoi furor sian presti
Per me fedele in fra tue note ancelle;
Flagella tu lo smisurato orgoglio,
50E verrà meno acerbo il mio cordoglio.
Così disse ella; e giù dal viso adorno
Caldi pianti disciolse;
E Cibelle raccolse
L'afflitte voci, e vendicolla; un giorno
55Acero in selva dava caccia ad orso
Terribile, feroce,
Et ecco il piè veloce
Piantasi in terra, e gli vien meno il corso;
E verdi rami gli si fer le braccia,
60E rozza scorza gli adombrò la faccia.
Or di tal pianta, e che tra voi già nacque
D'uom forte, e si robusto
Par, che fregiar sia giusto
I vostri atleti; e quì sorrise, e tacque;
65Onde io trascorrerò con le man pronte
Per la selvaggia sponda,
E della bella fronda
Giovani altier v'adornerò la fronte;
Poi che del tronco istesso anco guernite
70Il nudo braccio, ove a contesa uscite.
Con piccol premio lusingando onora
La mortale fatica
Clio, che di cetre amica
Sù le spiagge febee fa sua dimora;
75Ma COSMO, la cui luce alma rischiara
D'Italia i bei sembianti,
I cui fulgidi vanti
Anco l'Invidia a riverire impara,
Di cui poggiano al ciel pensieri, e voglie
80Largo dell'oro arricchirà le foglie.