E per li campi estivi
Tinti alquanto gli avorij, onde era bianco
Il nobil volto; et avea d'or le chiome;
Acero per ciascun chiamato a nome.
Per sua beltà nelle foreste d'Ida
Cento Ninfe penaro,
Ma d'incendio più chiaro
Arse le vene, e si distrusse Elvida;
Nè fu scarsa di pianti, e di lamenti;
Anzi preghiere offerse;
Ma pur tutte disperse
Quello indurato cor lasciolle a i venti;
Onde ella al fin del cacciator crudele
Fece con Berecintia aspre querele.
Poi che 'l soave fin de' miei desiri
In tutto si dispera,
E con un cor di fera
Perdono suo valor pene, e martiri,
Veggane almen vendetta; alma Cibelle,
Se mai per Ati ardesti
I tuoi furor sian presti
Per me fedele in fra tue note ancelle;
Flagella tu lo smisurato orgoglio,
E verrà meno acerbo il mio cordoglio.
Così disse ella; e giù dal viso adorno
Caldi pianti disciolse;
E Cibelle raccolse
L'afflitte voci, e vendicolla; un giorno