Meditazioni sulla economia politica/VII

De Corpi de' Mercanti e Artigiani

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[p. 39 modifica]In una nazione adunque, in cui restino salutarmente distribuite le fortune per modo che il popolo largamente trovi il necessario fisico, e speri coll’industria ciascuno di poter godere anche dei comodi; in quella nazione dico, basterebbe che le leggi non vi avessero posto ostacolo, perchè il numero de’ venditori di ogni merce sarebbe il massimo possibile nelle sue circostanze. Poichè dove la industria sia svincolata, ed abbia tutta la naturale sua attività, concorre ad ogni professione tanto numero per esercitarla, quanti è capace di mantenerne l’utile che se ne cava.

Ma in ogni paese, dove più, dove meno, i legislatori sono stati sedotti da uno spirito mal pensato di ordine e simmetria, ed han cercato di compassare e modellare quel moto spontaneo della società, di cui le leggi possono bensì conoscersi con un attento esame su i fenomeni politici, non mai anticipatamente prescriversi, siccome nelle lingue è accaduto, che non mai i grammatici hanno potuto organizzarle a loro talento, ma sibbene esaminarle, formate che furono da una massa d’uomini con una libera scelta, ed i filosofi posteriormente le analizzarono, e ne confrontarono le analogie.

L’idea di radunare ogni arte, ed ogni mercatura in un corpo, e di dare a questo corpo i suoi statuti, prescrivere il tirocinio, l’esame, e la qualità requisita per esservi annoverato, prevalse in ogni nazione, e tuttavia sussiste nella maggior parte. Essa porta con se un’apparenza di saviezza, e di prudente circospezione. Sembra che si assicuri in tal guisa il buon servizio del pubblico, la perfezione de’ mestieri, la fedeltà nella contrattazione, e che s’impedisca che gli uomini senza costume, e senza pratica possano defraudare i Cittadini, e screditare le produzioni interne presso gli stranieri. [p. 40 modifica]

Chiunque però si volgerà a esaminar da vicino queste instituzioni, troverà che gli effetti ordinarj di esse sono di rendere difficile l’industria de’ Cittadini; di costipare nelle mani di pochi le arti, e i diversi rami del Commercio; di soggettare i manofattori e i mercanti ai pesi di diverse tasse, e di tenere sempre al livello della mediocrità, e talora anche al di sotto ogni manifattura. Liti incessanti fra corpo e corpo, e fra corpo e membri; spese voluttuarie, e vane fatte dalla cassa comune, le quali ricadono a peso di ciascun individuo; perdite di tempo per inutili formalità, e capricciosi officj, espilazione talvolta dei piccoli magistrati di quelle ridicole Repubbliche, rivalità, odj, guerre contro chiunque ardisca di essere più esperto, o più industrioso: Tale è la scena che rappresentano ordinariamente questi corpi, esaminati che siano da vicino. Uno spirito di lega e monipolio gli anima, per cui tendono a stringere nel minor ceto che possono l’utile del loro commercio, ed ecco [p. 41 modifica]come anche dagli effetti si trovi quanto vane fossero le speranze, che si ebbero nella loro instituzione.

L’esame ch’essi fanno degli alunni si riduce a un tributo ordinariamente, dal che un abile e povero Cittadino viene ridotto o ad abbandonare la patria, o a rivolgersi ad altro partito; nè quest’esame garantisce il pubblico dall’aver pessimi operaj approvati da queste maestranze, di che l’esperienza può conoscersi in ogni paese; e quello che dico dell’abilità, si può estendere anche alla buona fede che è dagli uomini trattata nella stessa guisa, siano essi arruolati in corpi, siano essi scapoli, tosto che l’invito al guadagno sia in essi più forte de’ lor principi morali.

L’effetto solo adunque che questi corpi producono si è questo di diminuire il numero de’ venditori interni, conseguentemente accrescere il prezzo delle merci, diminuire il numero de’ contratti, frenare l’attività dell’industria, e scemare l’annua riproduzione. [p. 42 modifica]

Un’arte vi è la quale per necessità non debbesi lasciare interamente libera, ed è quella degli Speziali; troppo si avventurerebbe altrimenti la sanità del popolo. Il porre limiti al lor numero non spetta all’Economia Politica, ma ai progressi della saggia medicina dubitatrice. Gli argentieri, i drappieri, i cuojai prospereranno meglio sotto un’intera libertà colla condizione soltanto che il bollo autentico della nazione non sia apposto se non all’oro, e argento del vero titolo, ai panni, ai cuoi preparati, con determinate leggi e costituzioni.

I privilegj antichi dei corpi delle arti, i debiti che molte volte trovansi ad essi addossati sono oggetti piccoli, e facilmente rimediabili con una saggia politica. Se questi corpi portano il peso d’un parziale tributo sarà sempre facile il trovare un fondo su di cui più innocuamente collocarlo. Aprasi la strada ampia e libera a chiunque, di esercitar la sua industria dove più vuole; lasci il legislatore che si [p. 43 modifica]moltiplichino i venditori in ogni classe, e vedrà in breve l’emulazione, e il desiderio di una vita migliore risvegliar gl’ingegni, rendere più agili le mani del suo popolo, perfezionarsi le arti tutte, ribassarsi il livello de’ prezzi; l’abbondanza scorrere dovunque guidata dalla concorrenza, inseparabile compagna di lei; e siccome l’albero annodato artificiosamente, e forzato nelle sterili piazze che noi chiamiamo giardini, languisce e malamente vegeta fin che da quei vincoli resti frenato l’umore che gli dà vita, e sciolto da essi l’anima gli scorre ne’ tronchi, rinverdiscon le foglie, il succo nutritivo spandesi liberamente, e s’alza vegeto al cielo per ricompensare co’ suoi frutti la saggia mano che scatenò la natura; così nelle società accader deve che tutto prenda lena e vigore, e si riscaldi, quando il desiderio di migliorare la sorte non incontri ostacolo, e possa per ogni dove spignersi, e largamente e sicuramente signoreggiare. [p. 44 modifica]

Il giudizio del compratore è sempre il più disappassionato, e il più equo; e l’inesperto come l’indiscreto venditore resteranno sempre solitarj, e per mancanza di profitto verranno costretti o a diventar buoni, o a uscire dalla professione. I corpi dunque delle arti, e de’ mestieri non producono il bene per cui furono instituiti; tendono a diminuire l’annua riproduzione, e ad accostar la nazione alla sterilità: abolendoli adunque si farà un’ottima operazione, e si moltiplicheranno salutarmente i venditori. Dovrà adunque il legislatore dimenticare interamente l’oggetto delle arti, e de’ mestieri? No. Egli le proteggerà con buone e sante leggi. Egli stabilirà un metodo facile, e breve, e non dispendioso, col quale ciascuno possa avere la forza pubblica in soccorso qualora gli venga mancato di fede. Egli organizzerà le leggi per modo che un fallito doloso sia esemplarmente punito; un fallito innocente, soccorso; un creditore oppresso dai dilungamenti, assistito. Farà osservare religiosamente la fede de’ contratti. Stabilirà le condizioni colle quali i libri de’ negozianti debbono avere autenticità. Veglierà acciocchè le manifatture nazionali non sieno decorate del pubblico impronto se non travagliate secondo le opportune leggi. Proteggerà le manifatture interne approvate, liberandole dal tributo e respingendo le estere in emulazione

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con un tributo saggiamente collocato. Preserverà il fabbricatore, il mercante, e l’artigiano da ogni indebita inquietudine de’ Finanzieri. Darà pronto castigo a chi ingannerà o nel peso, o nella qualità, o nella misura. Tali sono le mire, tai sono gli ufficj, co’ quali il Legislatore proteggerà il corpo de’ Commercianti.