Matematica allegra/4
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Dopo aver tanto parlato dei tempi antichi, passiamo ad un argomento che, pur essendo vecchio quanto il cervello umano, pure ha avuto nei tempi moderni le sue più clamorose manifestazioni.
La memoria, ossia la facoltà di ricordare, non è l’elemento decisivo del calcolo fatto... a memoria. Vi sono infatti uomini forniti di memoria prodigiosa, capaci di ripetervi tutta la Divina Commedia, verso per verso, e incapaci di dirvi il più semplice prodotto della tavola pitagorica.
Uomini di formidabile memoria furono, fra i più noti. Napoleone 1 che - a quanto narrano gli storici - ricordava esattamente l’armamento di tutti i reggimenti, di tutti i magazzini militari, di tutti i forti dell’impero; Mozart che, a poco più di dodici anni, udito alla Cappella Sistina il Miserere dell’Allegri, eseguito per la prima volta. tornato a casa lo trascrisse dalla prima nota all’ultima; il maestro Franco Faccio, autore di un applaudito Amleto musicale, che dirigeva alla Scala tutte le opere, senza partitura; e per andare più indietro, si può citare un gesuita del 1600, illustre teosofo, capace di ripetere duemila nomi pronunciati poco prima, e di ripeterli nello stesso ordine nel quale gli erano stati detti.
È una bella dote che molti dei miei lettori giustamente invidierebbero. Che cosa entusiasmante, appena finita una lezione di latino, ripeterla al professore, parola per parola! E ritenere a memoria poesie, storia, geografia come se niente fosse! Altro che fare tredici al totocalcio! Sarebbe un 169 (13 x 13) addirittura!
Purtroppo la memoria non si può vincere con una schedina né con un sistemino... è un dono di natura: è il cervello che nasce così. Tutt’al più sarà cura di chi possiede una buona memoria esercitarla sempre, per non lasciarla appassire, per non lasciarla arrugginire.
A questo proposito lasciatemi aprire una parentesi: la modernissima linea didattica rifugge dal fare studiare poesie italiane a memoria agli scolari e agli studenti. I professori, specialmente, si tengono fermi ai due o tre brani poetici fissati dal programma ufficiale, e si prendono ben guardia di oltrepassare quel numero così limitato. Sinceramente, io ritengo che sia un errore. L’obbligare il ragazzo a imparare i versi a memoria è una delle cose più proficue che il professore di lettere possa fare, anche perché il verso sembra fatto apposta per essere studiato e ripetuto senza leggerlo. Musicalità e ritmo, poi, danno alla memoria un andamento speciale, che la ravviva e la accende. Di questo avete conferma evidente nel fatto che, dovendo imparare a memoria quattro o cinque liriche, fate più fatica a ritenere le prime studiate che le ultime.
Ma riprendiamo il filo del discorso. Intanto vi dirò che quei personaggi illustri che ho più sopra citato per avere una memoria prodigiosa per tante cose, molto probabilmente non avrebbero avuto uguale memoria per eseguire un calcolo numerico senza la penna. più o meno d’oca.
Il calcolo a memoria è qualcosa di speciale a sé stante. L’uomo che, posto dinanzi a una operazione aritmetica la esegue mentalmente in un tempo minimo, giustifica la supposizione che il suo cervello abbia una conformazione speciale: noi possiamo arrivare a concepirlo come una autentica macchina calcolatrice.
Non vi meravigliate! il cervello umano, nonostante i prodigi della chirurgia, è quanto di più sconosciuto esiste ancora al mondo. Non ci sarebbe da sorprendersi se un giorno uno studioso ci rivelasse che il cervello è una perfetta centrale elettromagnetica, ricevente e trasmittente. Quanti fenomeni - genio, follia, telepatia, simpatia, antipatia, e via via - si potrebbero in tal modo spiegare e giustificare!
E, intendiamoci bene, dire ciò non è più eccezionale e sbalorditivo di quello che avrebbe potuto sembrare eccezionale e sbalorditivo il dire cento anni fa che un giorno avremmo parlato e scritto e trasmesso fotografie da Roma a Parigi o all’America, senza bisogno di fili. Se un giorno noi potremo regolare la nostra centrale - il nostro cervello - sull’onda di un’altra centrale - un altro cervello - noi potremo comunicare con il proprietario o la proprietaria dell’altro cervello, senza parlare, solo lanciando nello spazio particolari onde elettromagnetiche.
Tutti questi discorsi ve li ho fatti perché so che - da buoni ragazzi moderni - voi amate queste cose: macchine, radio, motori, centralini elettrici, e simili allegrie, sono un po’ il vostro pallino, e sono anche - per merito vostro - l’incubo del babbo e della mamma, degli zii e delle zie, nei periodi delle grandi festività annuali.
Col cervello fatto o non fatto a calcolatrice, ecco riapparire i calcolatori mnemonici, che formano il tema di questo capitolo.