Lo schiavetto/Atto terzo/Scena VI
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Giovan Battista Andreini - Lo schiavetto (1612)
Atto terzo - Scena VI
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Succiola, Nottola, Cicala, Grillo, Corte, Rampino, Alberto, Prudenza
- Succiola.
- O corpo di santanulla, or vedi se amore ha ritrovata la via di fare uscire la lucertola fuora della fessura? Vedi, vedi dico, come m’ha fatto incapriccire e imbestialire di quel bello schiavottolo. Ho a cotestui promesso di far aver licenza di salire in banco, e voglio farlo, per esser quella io, che lava e’ panni sudici quasi di tutta la Corte.
- Nottola.
- Dove, dove così in fretta, madonna Succiola?
- Succiola.
- Oh? I’ vado con cotesto panerino d’acque nanfe, di pallottole da lavar le mani e di moscardini, al signor governatore, per dargnelo in dono, acciò che si contenti di dar licenza a’ duo schiavi, c’ho in casa, di salire in banco; e l’otterrò di sicuro, a cotesto signore facendo il bucato, né altro avendo che Succiola, per bucataia.
- Nottola.
- Accòstati; lascia vedere il presentino.
- Succiola.
- È ben buona robba. Fiuti, e rifiuti pure, ché non ha fieto alcuno.
- Nottola.
- Oibò, che cosa fetente! e quest’altra? peggio. Questa? questa? infine, tutte sono lo stesso.
- Succiola.
- O signore, e che vuole, che cotestoro mi diano delle busse? Sono poverini, e ’l Cielo sa, se hanno altretanti quattrini come quelli che hanno ispeso in far coteste galanterie, che sua eccellenza gettando a terra ha rotte.
- Nottola.
- Che parlare è questo? che ho ruvinato? O to’ questa cestellata, corpo del corpo della mia nobilissima madre se non fosse.
- Succiola.
- Fui iscema, lo confesso, perdonatemi. Or sue, non lo dirò piue, ho errato, confessolo, perdonisi.
- Nottola.
- Chiama questi schiavi. Sù presto, moviti, se non, che ti fo bastonare con cento verghe d’oro.
- Succiola.
- Ecco, i’ volo, i’ chiamo. Schiavetto, Schiavetto, Rondone, Rondone! Schiavetto, fuora, fuora! Presto, presto, presto!
- Nottola.
- E come, uno di costoro ha nome Rondone? O che ridicoloso nome! Certo, certo costui ne farà ridere tanto, tanto, tanto; già incominciò. Eh, eh, eh, o che ridere, ohimè, ohimè, dite che non mi faccia più ridere, ohimè, ohimè, ohimè!
- Succiola.
- Vuole che si chiami?
- Nottola.
- Sì dico, presto, ché lo voglio vedere, presto, ché mi torna la ridaruola.
- Succiola.
- O Rondone, non senti eh? Dove domine se’ tu ficcato, ne’ buchi de’ campanili? Voglio entrare e farlo uscire.
- Nottola.
- Fa’ che venga or ora. Ohimè, un’ora mi pare un anno, che costui venga, tanto ho voglia di vederlo.