Lo schiavetto/Atto quinto/Scena VII
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Giovan Battista Andreini - Lo schiavetto (1612)
Atto quinto - Scena VII
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Rondone, Schiavetto, Alberto, Fulgenzio, Prudenza, Grillo, Cicala
- Rondone.
- Oh Schiavetto, voi siete donna? Eh vi vedeva ben io caminar molto larga! Oh perché non l’ho prima saputo.
- Alberto.
- Generosa Florinda stii lieta, ché in casa ho il suo amatore, il quale perché doveva esser suo, poiché con tanto sudore e lunga peregrinazione l’acquistò, il Cielo ha fatto con gran prudenza ch’ei non sia di Prudenza, e che ’l vero sia, ell’è moglie di questo gentiluomo.
- Schiavetto.
- Signore, la soverchia e trabocchevole passione amorosa m’indusse a far l’azione più d’infuriata, che d’innamorata; ma lodato il Cielo, che, rimirato l’affetto della fedeltà mia contro questo infedele, quanto fida felice mi fece.
- Grillo.
- Allegrezza allegrezza.
- Cicala.
- Allegrezza allegrezza.
- Grillo.
- Ora sì che stridente sarà il Grillo.
- Cicala.
- Or sì che assordante sarà la Cicala.
- Alberto.
- Grillo, Cicala, che cosa, eh?
- Grillo.
- Lo voglio dir io.
- Cicala.
- S’io lo so. Lo vuo’ dir io signore.
- Grillo.
- Signore saprà...
- Cicala.
- Saprà...
- Grillo.
- Come...
- Cicala.
- Come...
- Grillo.
- O Cicala, il tuo cantar m’assorda.
- Cicala.
- O Grillo, lo stridor tuo m’annoia.
- Alberto.
- Che diferenza è questa! Or sù, sia che si voglia, eguale mancia tramendue avrete, sì che o parli l’uno, o l’altro taccia, ciascuno del parlare e del tacere avrà premio eguale.
- Fulgenzio.
- Questa è stata nobilissima pensata, poi che io mirava la cosa molto vicina per fare alle pugna.
- Alberto.
- Or, che s’indugia? Cicala, Grillo, chi di voi dà principio?
- Grillo.
- Signore, come per tacere s’ha tanto da guadagnare come per parlare, io, che più di lui voleva mostrare di saper parlare, voglio mostrare ancora di saper più di lui tacere; per avanzarlo così tacendo come parlando.
- Cicala.
- E io poi, che con questo pensiero teco m’azzuffai, bramoso di vincerti nell’impresa del parlare, vincerti voglio anche nell’impresa del tacere, acciò che, tuo malgrado, mia sia la vittoria, che contro di te o tacendo o parlando io desiderava.
- Alberto.
- Grillo, di’ sù tu, figliolo. Che cos’è?
- Grillo.
- O s’io parlo, sono figlio del marito della capra.
- Alberto.
- Dillo tu, Cicala.
- Cicala.
- O s’io lo dico, sono figlio anch’io della moglie del toro.
- Alberto.
- Grillo?
- Grillo.
- S’io lo so.
- Alberto.
- Cicala?
- Cicala.
- Sì sì.
- Alberto.
- Non lo volete dire eh?
- Fulgenzio.
- Oh che furbetti, alcun non parla.
- Alberto.
- Olà, se’ tu di sasso, Grillo? Né si move.
- Fulgenzio.
- E tu, Cicala, che fai?
- Prudenza.
- E questo pare un marmo.