Lirica (Ariosto)/Capitoli/III. - Firenze invoca la guarigione del...

III. - Firenze invoca la guarigione del...

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III. - Firenze invoca la guarigione del...
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III

Firenze invoca la guarigione del suo «Lauro» (Lorenzo duca d’Urbino), che un grave morbo minaccia di uccidere, come di li a poco accadeva (1519).

     Ne la stagion che ’l bel tempo rimena,
di mia man posi un ramuscel di Lauro
a mezo colle, in una piaggia amena,
     che di bianco, d’azur, vermiglio ed auro
5fioriva sempre, e sempre il sol scopriva
o fusse all’Indo o fusse al lito mauro.
     Quivi traendo or per erbosa riva,
or rorando con man la tepida onda,
or rimovendo la gleba nativa,
     10or riponendo piú lieta e feconda,
fei sì con studio e con assidua cura
che ’l Lauro ebbe radice e nuova fronda.
     Fu sì benigna a’ miei desir Natura
che la tenera verga crescer vidi,
15e divenir solida pianta e dura.
     Dolci ricetti, solitari e fidi,
mi fûr queste ombre, ove sfogar potei
sicura il cor con amorosi gridi.
     Vener, lasciando i templi citerei,
20e li altari e le vittime e li odori
di Gnido e di Amatunte e de’ sabei,
     sovente con le Grazie in lieti cori
vi danzò intorno, e per li rami in tanto
salian scherzando i pargoletti Amori.
     23Spesso Diana con le ninfe a canto
l’arbuscel suavissimo prepose
alle selve d’Eurota e d’Erimanto.
     E queste ed altre dèe sotto l’ombrose
frondi, mentre in piacer stavano e in festa,
30benediron tra lor chi il ramo pose.

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     Lassa! onde uscì la boreal tempesta?
onde la bruma? onde il rigor e il gelo?
onde la neve, a’ danni miei sì presta?
     Come gli ha tolto il suo favore il Cielo?
35Langue il mio Lauro e de la bella spoglia
nudo gli resta e senza onor il stelo.
     Verdeggia un ramo sol con poca foglia
e fra téma e speranza sto suspesa,
se mi lo lasci il verno o mi lo toglia.
     40Ma piú che la speranza il timor pesa,
che contra il giaccio rio, ch’ancor non cessa,
il debil ramo avrá poca difesa.
     Deh! perché, inanzi che sia in tutto oppressa
l’egra radice, non è chi m’insegni
45com’esser possa al suo vigor rimessa?
     Febo, rettor de li superni segni,
aiuta ’l sacro Lauro, onde corona
piú volte avesti nei tessali regni;
     concedi, Bacco, Vertunno e Pomona,
50satiri, fauni, driade e napee,
che nuova fronde il Lauro mio ripona;
     soccorran tutti i dèi, tutte le dèe,
che de li arbori han cura, l’arbor mio;
però che gli è fatal: se viver dee,
     55vivo io, se dee morir, seco moro io.