Liguria preistorica/Parte prima/Capitolo IV
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IV. — DEI FITTILI PREISTORICI E D’ALTRI MANUFATTI IN LIGURIA
Vasi fittili. — Numerosi ed importantissimi, per lo studio delle industrie preistoriche neolitiche, calcolitiche e siderolitiche sono questi manufatti; e rispetto ad essi giova ricercare di quali argille si fabbricassero, quale fosse nei vari tempi e nei diversi luoghi la tecnica messa in opera per ridurli alle forme desiderate, per munirli di anse o manichi, per ornarli di fregi graffiti, incisi, dipinti o formati col mezzo di appositi stampi, per impartir loro la
tinta e la lucentezza richiesta, per renderli mediante la cottura sufficientemente resistenti e duri, in modo che fossero atti agli usi cui erano destinati. Anche in ordine ai fittili, e specialmente ai vasi, che sono numerosissimi nelle nostre stazioni, mi propongo di descrivere più innanzi i
tipi più distinti e caratteristici, nel render conto dei singoli scavi; e reputo superfluo indugiarmi qui ad esporre considerazioni sistematiche, le quali sarebbero inopportune in un lavoro che ha per oggetto precipuo l'illustrazione di depositi paleolitici privi di fittili e neolitici ricchi di terre cotte, riferibili quasi esclusivamente a tipi primitivi.
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Analagamente non hanno alcun riscontro in Italia le figure d’animali cosi efficacemente disegnate, incise e perfino dipinte, scoperte sulle pareti delle caverne della Mouthe, delle Combarelles, di Fond-de-Gaume, di Pair-non-Pair. di Marsoulas, di Chabot, in Francia, e d*Altamira in Spagna. Si vedano in proposito i lavori di Rivière, Capitan, Cartailhac^ Breuil ed altri, e si consultino i volumi dei «Comptes Rendus desséancesde l’Acad. dcs Sciences*» del 1894, del 1901, del 1903; il «Bulletin de la Société d’An* thropolog^ie de Paris w del iSf>7 e l’«Anthropologie» del 1905. Digitized by Google facilmente all’uomo alimento inesauribile, permettendogli di rivolgere la sua mente e la sua attività ad oggetti diversi da quelli che tendevano alla immediata incetta del cibo.
Ai cavernicoli paleolitici della Liguria e delle altre stazioni italiane mancarono i numerosi armenti di rangiferi e di cavalli che servivano a sostentare gli abitanti della Vézère e di altre vallate della Francia, i quali, secondo ogni verosimiglianza, erano riusciti mediante ingegnosi artifizi
a soggiogare quei mammiferi, in modo da non renderli propriamente domestici, ma tali da poterli tenere in riserva per quando occorreva adoperarli, ed avevano così provveduto, indipendentemente dalle sorti della caccia e della pesca, ad allontanare il pericolo della penuria.