25. La Mecca e la moschea di Maometto

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Ora vogliàno andare per Ponente, per trovare la città della Meca, di lungi dal Cairo quaranta giornate, che sempre si va per la rena; e gran parte del camino è disabitato. La detta città è molto picola, e appena agiugne a dumila fuochi: è sugetta al Soldano, ed è presso alla marina a due giornate.

Drento a questa città è una bella moschea, dove fanno orazioni; e qui istà il corpo di Maumetto in una arca di fero, che la tiene sospesa calamita, ch’è intorno alle mura, come ordinò il tristo Macometto. E così come i cristiani vanno a Roma o altrove pel perdono, così vanno i mori alla Mecca ad adorare Maumetto, il quale tengono per loro vero profeta. Molti mori usono questo: chi si cava gli occhi, e chi fa una cosa, e chi altra; e dicono che lo fanno a reverenza di Maometto. Questi mori, quando tornono i.lloro paese, sono tenuti santi.

Noi volemo sapere che cosa era questa moschea. Noi v’entramo di notte col nostro torcimanno, e fumo conosciuti da uno gienovese rinegato, che ci accusò al loro papa. E ’l detto papa mandò per noi, e fumoli menati dinanzi; e, quando ci vide, ci disse: "Cani, figli di cane, che avete avuto animo d’andare a vedere il nostro profeta, che fu messo di Dio!". E disseci: "O volete essere lapidati, o volete rinnegare il vostro Iddio, o essere lapidati?". Noi li rispondemmo che a·llui non sarebbe utile a rinegare o morire, ma che pigliassi de’ nostri danari, e lassaseci andare. E lui ci domandò dumila ducati; e tanto pagamo in sua mano, e andamo al nostro cammino.