23. Damasco

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E poi cominciamo lo camino di Domasco; e quelli vuomini, che ci avea dato el re di Persia, si tornorono indietro. E noi togliemo altri uomini a salaro della città di Baldaca, e che ci aconpagnassino insino a Domasco. E entramo per camino, e camminamo trenta giornate da detta torre insino a Domasco. E in queste trenta giornate trovamo molte ville e castelle, e da farne istima; e più si truova sei città grande, che tutte sono sugette al re di Persia, l’altra parte è di Domasco. Vòvi contare per nome le sei città: la prima si chiama Costantina, la seconda Galeata, la terza Algiera, la quarta Alquoio, la quinta Basta e la sesta Medina.

Giunti noi in Domasco, fumo apresentati dinanzi al signore, detto Amiraglio; e a.llui appresentamo una lettera di racomandigia del re di Persia, pregandolo ci facesse buona conpagnia. Lo detto Amiraglio ci disse che pe’ reverenza della freccia, ché la conobe, e per amore del re di Persia, ch’era presto a darci quella conpagnia e cortesia che noi sapessimo adomandare. Noi istemo in Domasco per nostro piacere uno mese.

E sapiate che questa città è molto grande e bella e abitata per semila fuochi o più. E il verno v’è uno grande freddo, e cadevi molta neve, e la state v’è grandissimo caldo, per modo che la gente non può dormire per le case, anzi dormono alla foresta.

E sempre istamo nella corte dello Amiraglio e alle spese loro, e il nostro allogiamento nella casa d’uno chiamato messer Carlo Contarini di Vinegia. E’ Viniziani e Gienovesi e Catelani non potevono credere lo grande camino che avavàno fatto. Noi demo all’Amiraglio le nostre cavalcature, perché volemmo andare per mare, per fare lo camino di Baruti, che sono due giornate. E il detto Amiraglio per sua cortesia ci donò molte cose, per le quali noi fumo bene rimeritati de’ cavalli, e con sua licenza andamo al porto di Baruti.