Li salari arretrati

Giuseppe Gioachino Belli

1835 Indice:Sonetti romaneschi IV.djvu sonetti letteratura Li salari arretrati Intestazione 16 dicembre 2024 75% Da definire

La serva e la criente Le lode tra ddonne
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1835

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LI SALARI ARRETRATI.

     Je li chiedo oggnisempre, io, fijji cari;
Ma cche sserve che ppivoli1 e ccammini?
Un giorno disce che nun cià ddenari,
E un antro2 disce che nun cià cquadrini.

     Jerzera arfine, fascenno lunari,
Manco si3 avessi li piedi indovini,
Passo davanti ar Caffè de Crapettari4
E tte l’allùmo llì ttra ddu’ paìni.5

     Me metto de piantone in faccia a llòro,
E appena vedo che llui arza er tacco,
Me je fo avanti com’un cane ar toro.

     E llui che mm’arispose? Eh, stracco stracco,
Cacciò una bbella scatoletta d’oro
E mme diede una presa de tabbacco.

19 settembre 1835.

Note

  1. Pivolare è “quel continuo insistere chiedendo, che non dà altrui riposo.„
  2. Un altro.
  3. Se.
  4. Al Caffè in Piazza de’ Caprettari.
  5. E lo vedo [l’adocchio] fra due ecc. Il paìno è “chiunque veste con proprietà cittadinesca.„ [Cfr. la nota 6 del sonetto: Er coronaro, 10 genn. 32.]