La serva e la criente

Giuseppe Gioachino Belli

1835 Indice:Sonetti romaneschi IV.djvu sonetti letteratura La serva e la criente Intestazione 16 dicembre 2024 75% Da definire

Un pavolo bbuttato Li salari arretrati
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1835

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LA SERVA E LA CRIENTE.

     Chi è cche bbussa? — So’ io, sora Lonòra.
C’è er zor abbate Pela? — No, mma entrate,
Ch’è ccapasce1 che ttorni, ché l’istate
Lui pe’ ssolito viè ssempr’a bbon’ora. —

     Dunque l’aspetto cqui, pperchè llì ffora
C’è una solìna2 da morì abbrusciate. —
E pperché lo volévio3 er zor abbate? —
Pe’ cquela lite che cce venne4 allora. —

     Che! avete aùta un’antra scitazzione? —
Sì, ppe’ ddisgrazzia mia; e ddon Giuanni
Disce ch’è ppe’ lo sfratto e la piggione. —

     E vvoi ve ne pijjate tant’affanni?
Lassate fà, lassate fà er padrone
E nun annate5 via manco in cent’anni.

19 settembre 1835.

Note

  1. È probabile.
  2. [Sole cocente.]
  3. Volevate.
  4. Ci venni.
  5. Non andate.