Li pinitenzieri de San Pietro

Giuseppe Gioachino Belli

1836 Indice:Sonetti romaneschi V.djvu sonetti letteratura Li pinitenzieri de San Pietro Intestazione 2 febbraio 2024 100% Da definire

Er zantissimo de Monte-Ccavallo La Tirnità de pellegrini (1836)
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1836

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LI PINITENZIERI DE SAN PIETRO.1

     Me sce so’ ttrovo io2 quanno a Tturlonia
Quer zampietrino3 vecchio cór braghiere
J’ha detto: “Vede lei sor cavajjere?
Questo è ir4 confessionario de Pollonia.„5

     Er Duca allora j’ha rrisposto, Antonia:
“Perché è cchiuso e nun c’è ppinitenziere?.„
Disce: “Perché cquell’animacce nere
Nun vengheno ppiù a ffà sta scirimonia.

     E cche! llei nu’ lo sa che li Pollacchi
Fino dar trenta nun zo’ ppiù ccristiani?
Ma lassammo fà a Ddio e a li Cosacchi.„6

     Disce: “E quello chi è?„ — “Ppadre Francesco
Sgraffìgner, de li Frati Livetani,7
Che sta ar zu’ posto a sbatteccà8 in todesco.„9

31 marzo 1836.

Note

  1. Ogni lingua d’Europa ha [nelle basiliche di San Pietro, di Santa Maria Maggiore e di San Giovanni in Laterano] il suo apposito confessionale, contrassegnato con iscrizione in metallo. In ciascun confessionale poi si annicchia un penitenziere, con davanti una lunga verga, o altrimenti bacchetta, investita della virtù di cancellare ipsofacto i peccati veniali ad ogni picchiata sul capo del peccatore che si presenta genuflesso a quella facile espiazione. Pei peccati mortali non la va così a buon mercato.
  2. Mi ci sono trovato io.
  3. [I sampietrini sono come una corporazione di operai d’ogni specie, addetti alla custodia e alla conservazione della Basilica Vaticana. Venti di essi son fissi, gli altri soprannumerari.]
  4. [Ir, invece di er, è uno sforzo per avvicinarsi ad il; e, naturalmente, fa ridere.]
  5. Pro polonica lingua.
  6. [“... Aveva la rivoluzione di Polonia, succeduta dopo i moti francesi del 30, fatto dire a Niccolò imperatore: Noi entreremo in Varsavia, dovesse il sangue giungerci fino alle ginocchia. E mantenne la parola.... Si lasciò il Papa vincere e trarre nel laccio che con insigne mala fede gli era stato teso; onde nel giugno 1832 diresse ai vescovi della Polonia una lettera, in cui qualificata opera di abbietti settari e di perfidi sovvertitori della comunanza sociale, la generosa impresa della rivendicazione della propria nazionalità, rammentava i doveri della soggezione alle autorità costituite, e gli esortava ad inculcare al clero ed al popolo la subordinazione, facendo presente il peccato in cui incorrevano coloro che alle potestà legittime resistessero.... Gioì lo Czar del successo ottenuto, e si affrettò a render nota ai vescovi ed al popolo polacco la parola autorevole del Santo Padre, la quale fu amara per essi, che non si sentivano meritevoli di tanto biasimo... E con loro si dolsero i più liberi popoli d’Europa, che non comprendevano le ragioni di tante compiacenze della Santa Sede verso il conculcatore della fede cattolica nel suo impero.„ Poggi, Storia d’Italia dal 1814 al dì 8 agosto 1846; Firenze, 1883; vol. II, pag. 208-11. — A questo stesso proposito, Terenzio Mamiani, nel secondo inno alla Chiesa primitiva, cantava allora di Papa Gregorio:

    . . . . . . . . . . Al piè gli han trascinata
    Una esangue virago, e “Anatemizza,„
    Gridan, “costei che in riva al Boristene
    Percosse le scismatiche bandiere;
    Anatemizza!„ e quegli (angeli eterni,
    E il sostenete voi?), quegli, palpata
    La gran ferita che le solca il petto.
    Al cadavere insulta e il maledice.]

  7. Olivetani.
  8. A sbacchettare.
  9. Pro germanica lingua.