Er zantissimo de Monte-Ccavallo
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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1836
ER ZANTISSIMO DE MONTE-CAVALLO.1
Santissimo! Er zantissimo, me pare,
Doverebb’èsse2 er zolo Sagramento,
Ciovè cquer galantomo che sta ddrento
Ar cibborio indorato de l’artare.
E a Rroma ciarigàleno,3 compare,
Un zantissimo novo oggni momento,
Un zantissimo senza fonnamento,
Ch’ha ssantissimo inzino quel’affare.4
Tutti sti lecca-culi e lleccazampe
Je dànno der zantissimo pell’ossa,
Co’ la lingua e la penna e cco’ le stampe.
Ma ccome va a ffinì? Quann’è ccrepato,
Ammalappena è sscénto5 in ne la fossa,
Sto santissimo poi manco è bbeato.
31 marzo 1836.
Note
- ↑ [Cioè il Papa, che si chiama Santissimo Padre, dà a baciare il santissimo piede, ecc. Monte Cavallo è detto volgarmente il Quirinale, per i due famosi gruppi che ne adornano la piazza.]
- ↑ Dovrebb’essere.
- ↑ Ci regalano.
- ↑ [Il Belli avverte altrove “che dovunque trovinsi le voci quello, quella ecc., scritte con una sola l, si debbono profferire rapidamente, sdrucciolandovi sopra senza alcuna idea di potenza accentuale, di modo che formino quasi una sola parola col vocabolo seguente.„]
- ↑ [A-mala-pena, appena, è sceso.]