Li Papalini
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LI PAPALINI.
Va’ mmo a ddì a li sordati che ttiè er Papa:
“Tu ssei ’na crapa, tu ssei ’na carogna,
Tu nun zei bbono da tajjà una rapa,
Tu nun hai core d’infilà un’assogna!„[1]
Propio carogna, sì!, ggiust’una crapa!
Antro che ggente da grattà la rogna!
Le panze da sbuscià llei se le capa;[2]
E addimannelo a cquelli de Bbologna.[3]
Pe’ ssapé si cche armata sopraffina,
Tu ffatte legge dar cumpar de Checca
Lo spappiello,[4] ch’uscì jjer’ a mmatina.
Disce ch’è ttruppa da nun dajje pecca,
Gente che sse sa ffà la dissciprina,
E a bbonprascito[5] suo mena a l’inzecca.[6]
27 gennaio 1832.
Note
- ↑ Sugna. [“Pochi i buoni uffiziali: i più venuti in grado per favore, per protezione, per servilità; gente da comparsa, e non bella: nè codici, nè buoni regolamenti, nè ordini disciplinari, nè onore di corpo e di divisa: raccolti i soldati qua e colà, e descritti per via di vile premio: brutta e cattiva gente, specialmente i fanti, meno brutta e meno cattiva la cavalleria. Invilita e vilipesa così la nobile arte militare; proverbiale ingiuria lo appellativo di soldato del papa.„ Farini, Op. e vol. cit., pag. 136.]
- ↑ [Sceglie.]
- ↑ Allude alla specie di guerra tra le Legazioni e Roma in gennaio 1832.
- ↑ Carta. Nome scherzoso, tratto dal francese papier.
- ↑ Beneplacito.
- ↑ A caso. [“Le truppe vincitrici,, condotte dal colonnello Barbieri, “si lasciarono andare in Cesena a tanto eccesso di soldatesca licenza, siccome quelle che in gran parte erano raccogliticcie, che non ebbero rispettato il santuario della Madonna del Monte, grandemente venerato dai fedeli. E giunte a Forlì, commisero inaudita opera di sangue, perocchè, incominciato senza buona ragione a sparar d’archibusi in sul cadere del giorno sui cittadini curiosi e tranquilli, ne uccidessero venticinque, di età, sesso e condizione diversi, ed incrudelissero sui morti.... Li Zamboniani poi,„ cioè i “gregari reclutati in fretta, Dio sa come e dove„ dallo Zamboni, “operarono assassinii e tumulti a Bologna, a Lugo, a Ravenna, dovunque andarono, ed i cittadini sgomentati accoglievano gli Austriaci in qualità di protettori, ed in qualche luogo li chiamavano ed invitavano.„ Farini, Op. e vol. cit., pag. 65. — Cfr. anche il sonetto: Le notizzie ecc., 5 febb. 32.]