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68 | Sonetti del 1832 |
LI PAPALINI.
Va’ mmo a ddì a li sordati che ttiè er Papa:
“Tu ssei ’na crapa, tu ssei ’na carogna,
Tu nun zei bbono da tajjà una rapa,
Tu nun hai core d’infilà un’assogna!„1
Propio carogna, sì!, ggiust’una crapa!
Antro che ggente da grattà la rogna!
Le panze da sbuscià llei se le capa;2
E addimannelo a cquelli de Bbologna.3
Pe ssapé si cche armata sopraffina,
Tu ffatte legge dar cumpar de Checca
Lo spappiello,4 ch’uscì jjer’ a mmatina.
Disce ch’è ttruppa da nun dajje pecca,
Gente che sse sa ffà la dissciprina,
E a bbonprascito5 suo mena a l’inzecca.6
27 gennaio 1832.
- ↑ Sugna. [“Pochi i buoni uffiziali: i più venuti in grado per favore, per protezione, per servilità; gente da comparsa, e non bella: nè codici, nè buoni regolamenti, nè ordini disciplinari, nè onore di corpo e di divisa: raccolti i soldati qua e colà, e descritti per via di vile premio: brutta e cattiva gente, specialmente i fanti, meno brutta e meno cattiva la cavalleria. Invilita e vilipesa così la nobile arte militare; proverbiale ingiuria lo appellativo di soldato del papa.„ Farini, Op. e vol. cit., pag. 136.]
- ↑ [Sceglie.]
- ↑ Allude alla specie di guerra tra le Legazioni e Roma in gennaio 1832.
- ↑ Carta. Nome scherzoso, tratto dal francese papier.
- ↑ Beneplacito.
- ↑ A caso. [“Le truppe vincitrici,, condotte dal colonnello Barbieri, “si lasciarono andare in Cesena a tanto eccesso di soldatesca licenza, siccome quelle che in gran parte erano raccogliticcie, che non ebbero rispettato il santuario della Madonna del Monte, grandemente venerato dai fedeli. E giunte a Forlì, commisero inaudita opera di sangue, perocchè, incominciato senza buona ragione a sparar d’archibusi in sul cadere del giorno sui cittadini curiosi e tranquilli, ne uccidessero venticinque, di età, sesso e condizione diversi, ed incrudelissero sui morti.... Li Zamboniani poi,„ cioè i “gregari reclutati in fretta, Dio sa come e dove„ dallo Zamboni, “operarono assassinii e tumulti a Bologna, a Lugo, a Ravenna, dovunque andarono, ed i cittadini sgomentati accoglievano gli Austriaci in qualità di protettori, ed in qualche luogo li chiamavano ed invitavano.„ Farini, Op. e vol. cit., pag. 65. — Cfr. anche il sonetto: Le notizzie ecc., 5 febb. 32.]