Lettere di Paolina Leopardi a Marianna ed Anna Brighenti/LXI
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LXI.
AD ANNA BRIGHENTI
a Bologna
26 agosto (1835)
Nina mia,
Mi hai fatto un bel regalo colla cara tua lettera; peccato che questi regali vengano di rado! Intanto ti dirò che mi ha consolato assai il sentire che tu sempre mi vuoi bene, che non sei morta altrimenti, che papà tuo si è guarito bene, che con eroica indifferenza aspettate voi altri di sentire cosa dovrete poi fare. Oh come mi dispiace e mi affligge questa perdita che farete non andando più a Genova, perchè sono sicura che non vi andrete, non è vero? Io ne sarei desolata se mi diceste, addio, noi andiamo a Genova. Sebbene, grazie a Dio, sembri che il cholera nè si avanzi, nè faccia grande strage in Italia, pure l’andare a cercarlo mi sembrerebbe una grande stravaganza, e sino ad ora la famiglia Brighenti non mi ha mai mostrato di essere stravagante.
Ti compatisco assai, Nina cara, nel dolore o nella rabbia che ti fa provare il viaggetto del signorino colla Marchesina. Certo questo dolore e questa rabbia trapela da tutti i pori della tua lettera, sebbene tu abbia voluto nasconderla e velarla meglio che potevi, ed io vorrei che fosse più nascosta e più velata, anzi vorrei che tu non provassi affatto questo sentimento e nessun altro che gli somigliasse. Io vorrei che questi uomini, poi che li abbiamo bene conosciuti, cessassero di annoiarci, già noi campiamo bene senza di essi; e quando non hanno saputo inspirarci nè amore nè stima, perchè esser sempre soggetti alle loro smorfie?
Nina mia, lascia andare il tuo inamidato, e non mostrargli, per carità, quello che hai mostrato a me, che ti è dispiaciuto il suo viaggio in campagna. Già io non so cosa mi dica: ho la testa smarrita, chè uno spaventoso temporale oggi ne ha riempiti di spavento e di terrore, e sono piena di paura che si ripeta domani.
Oh non vi è un giorno sereno, non vi è un giorno in cui poter dire: oggi sono stata felice!
Mi chiedi nuove dell’opera di Sinigaglia; mi dice mio fratello, ch’è stato colà, che non vi era maggior tormento dell’andare in teatro e starvi cinque o sei ore nelle quali non si provava altro momento di piacere che quando cantava Donzelli.
La Palazzeri non gli è piaciuta, la Ferlotti poco. Anche da noi ha fatto gran sensazione la macchina infernale, e mi dispiace che sia italiano quegli che ha mostrato di avere un cuore di tigre, un animo perverso e scellerato al di là di ogni termine. Nina mia, che brutta bestia è l’uomo!........ e qui vorrei dire tante cose, ma invece ti dico addio! Abbracciami la mia Marianna ed ubbidiscile quando essa ti dice di scrivermi. Salutami papà e mamà e ricordati di volerni sempre bene.
Hai veduto mai i baffi di Canosa?