Lettere al padre/1633/79
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A Roma
San Matteo, 12 marzo 1632 [1633]
Molto Illustre e Amatissimo Signor Padre.
L’ultima sua lettera, mandatami dal signor Andrea Arrighetti, m’ha apportato gran consolazione, sì per sentire ch’Ella si va mantenendo in buono grado di sanità, come anco perché per quella vengo maggiormente certificata del felice esito del suo negozio, che tale me l’hanno fatto prevedere il desiderio e l’amore. Che sebbene veggo che, passando le cose in questa maniera, si andrà prolungando il tempo del suo ritorno, reputo nondimento a gran ventura il restar priva delle mie proprie sodisfazioni per una occasione, la quale abbia da ridondare in benefizio e reputazione della sua persona, amata da me più che me stessa. E tanto più m’acquieto, quanto che son certa ch’Ella riceve ogni onore e comodità desiderabile da codesti eccellentissimi signori, e in particolare dalla eccellentissima mia signora e padrona, la visita della quale, se avessimo grazia Suor Arcangelo e io di ricevere, certo che sarebbe favore segnalato e a noi tanto grato quanto V. S. può immaginarsi, che io non lo so esplicare. Quanto al procurare ch’ella vedesse una commedia, io non posso dir niente, perché bisognerebbe governarsi secondo il tempo nel quale ella venisse, sebbene io crederei veramente, già che ella si mostra desiderosa di sentirci recitare, che stessimo più in salvo lasciandola in quella buona credenza in che ella deve ritrovarsi, mediante le parole di V. S.
Similmente la venuta del molto reverendo padre Don Benedetto ci sarà gratissima, per esser egli persona insigne e tanto affezionata a V. S., e li renderà duplicati i saluti per nostra parte, e mi farà anco grazia di darmi qualche nuova della Anna Maria, la quale V. S. esaltava tanto l’altra volta che tornò di costà, perché io fino allora me gl’affezionai sentendo il suo merito e valore.
Suor Arcangela sta alquanto meglio, ma non bene affatto del suo braccio, e Suor Luisa sta ragionevolmente bene, ma però con grande osservanza di vita regolata. Io sto bene perché ho l’animo quieto e tranquillo, e sto in continuo moto, eccetto però le sette ore della notte, le quali io mando male in un sonno solo, perché questo mio capaccio così umido non ne vuole manco un tantino. Non lascio per questo di sodisfare il più che io posso al debito che ho con lei dell’orazione, pregando Dio benedetto che principalmente le conceda la salute dell’anima, e anco le altre grazie ch’ella maggiormente desidera.
Non dirò altro per ora, se non che abbia pazienza se troppo la tengo a tedio, pensando ch’io ristringo in questa carta tutto quello che gli cicalerei in una settimana.
La saluto con tutto l’affetto insieme con le solite; e il simile fa il sig. Rondinelli.
figliuola Affezionatissima
S. M. Celeste.