Lettere al padre/1633/80
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A Roma
San Matteo, 19 marzo 1632 [1633]
Molto Illustre e Amatissimo Signor Padre.
Il signor Mario, con la solita sua gentilezza, mi mandò ier mattina le lettere di V. S. Ho ricapitate le due incluse a chi andavano; e la ringrazio dell’avvertimento che mi dà dell’errore da me commesso nella lettera della signora Ambasciatrice, della quale tengo una cortesissima lettera in risposta alla mia; e fra le altre cose mi dice che persuada V. S. a proceder con più libertà in cotesta casa, e con quella sicurtà che farebbe nella sua propria, e si dimostra molto ansiosa delle sue comodità e sodisfazioni. Io li riscrivo domandandole il favore che V. S. vedrà: se gli par ben fatto il presentarla l’avrò caro; se no, me ne apporto al suo parere. Ma veramente, o per mezzo della signora Ambasciatrice, o di V. S., avrei caro di ottener questa grazia, siccome da V. S. desidererei un regalo al suo ritorno, il quale pur spero che non deva andare molto in lungo. Mi persuado che costà sia copia di buona pittura, onde io desidererei che V. S. mi portassi un quadretto di grandezza quanto questa carta qui inclusa, di questi che si serrano a uso di libriccino con due figure, una delle quali vorrei che fosse un Ecce Homo e l’altra una Madonna; ma vorrei che fossino pietosi e devoti al possibile. Non importerà già che vi sia altro adornamento che una semplice cornice, desiderandolo io per tenerlo sempre appresso di me.
Credo senz’alito che il signor Rondinelli scriva a V. S., onde sarà bene ch’Ella nella risposta gli dimostri gratitudine per l’amorevolezze che ci ha usate di quando in quando in questa quaresima, e particolarmente perché ieri fu qui a desinare e volse ch’ancor noi due v’intervenissimo, acciò si passassi quel giorno allegramente, principalmente per amor di Suor Arcangela, la quale per grazia di Dio va migliorando del suo braccio. È ben vero che, per esser da parecchi giorni in qua sopraggiunto un catarro nelle reni a Suor Oretta, e non potendosi esercitare, tocca a me in gran parte il pensiero dell’offizio di Provveditora, e per questa e per altre mie faccende, essendomi ridotta a scriver a mezzanotte e assalendomi il sonno, temo di non scriver qualche sproposito. Godo in estremo di sentire che V. S. si conservi in buona sanità, e prego Dio benedetto che la conservi. La saluto per parte di tutte le amiche ed anco in nome del sig. Ronconi, il quale spesso con grande istanza mi domanda di V. S.
figliuola Affezionatissima
S. M. Celeste.