Lettere al padre/1633/122
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A Siena
San Matteo, 3 dicembre 1633
Amatissimo Signor Padre.
Ho ancor io conosciuta la dappocaggine del mio ambasciator Giovanni; ma il desiderio ch’avevo di mandar a vedere V. S., è stata causa che non ho guardato a nulla; tanto più che il favore di potermi servir di lui l’ho ricevuto dalle madri Squarcialupi, le quali adesso son tutte mie; e tanto basti. Tordo mandò ieri per li 4 scudi e gli ebbe.
La madre Achillea manda il mottetto. È ben vero che in contracambio desidererebbe qualche sinfonia o qualche ricercata per l’organo; il quale gli ricorda che negli alti non serve, perché gli manca non so che registro, sì che le sonate per farvi sopra vorrebbono più presto andar ne’ bassi.
Mi giova di sperare, e anco creder fermamente, che il signor Ambasciatore, quando partirà di Roma, sia per portar a V. S. la nuova della sua spedizione, e anco di condurla qua in sua compagnia. Io non credo di viver tanto ch’io giunga a quell’ora. Piaccia pure al Signore di farci questa grazia, s’è per il meglio.
Con che a V. S. mi raccomando con tutto l’affetto insieme con le solite.
sua figliuola Affezionatissima
S. M. Celeste.