Lettere al padre/1633/123
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A Siena
San Matteo, 9 dicembre 1633
Amatissimo Signor Padre.
Il signor Francesco Lupi, cognato della nostra Suor Maria Vincenzia, passando di costì per andarsene a Roma sua patria, si è offerto di portare a V. S. lettere o altro ch’io volessi mandare; onde io, accettando la cortesia, gli mando una scatola dentrovi 13 morselletti, che tanti e non più ne sono riusciti delli 6 cedrati che mi mandò il signor Rinuccini, perché furono piccoli e tutti da una banda magagnati: di bontà credo che saranno eccellenti, ma quanto alla vista potrebbono esser più belli, perché, mediante il tempo tanto umido, mi è bisognato asciugarli al fuoco. Mando anco una rosa di zucchero acciò che V. S. vegga se gli piacessero alcuni fiori di questa sorte per adornare il bacino che faremo in occasione di quelle nozze che V. S. sa, ma fiori più gentili e piccoli assai più di questa.
Ebbi da maestro Agostino la scatola con li 6 biricuocoli, e la ringrazio insieme con quelle che ne hanno partecipato, che sono le solite amiche.
Intendo che in Firenze è voce comune che V. S. sarà qua presto; ma fino a che io non l’intendo da lei medesima, non credo altro se non che gli amici suoi cari dichino quel tanto che l’affetto e il desiderio gli detta. Io intanto godo grandemente sentendo che V. S. abbia così buona ciera, quanto mi disse maestro Agostino che mi affermò non averla mai più veduta colla migliore. Tutto si può riconoscere, dopo l’aiuto di Dio benedetto, da quella dolcissima conversazione ch’ella continuamente gode di quell’illustrissimo Monsignor Arcivescovo, e dal non si strapazzare né disordinare com’ella fa qualche volta quando è in casa sua. Il Signor Iddio sia sempre ringraziato, il quale sia quello che la conservi in Sua grazia.
sua figliuola Affezionatissima
S. M. Celeste.