Lettera 43

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A Bellosguardo

San Matteo, 19 febbraio 1629 [1630]

Amatissimo Signor Padre.

So che V. S. è stata consapevole di tutti i miei disgusti, ché così mi fu dalla nostra Nora riferto; ed io non ho voluto dargliene parte per non essere sempre annunziatrice di cattive nuove; ma ben adesso gli dico che Suor Luisa, per la Dio grazia, sta assai bene, e Suor Arcangela e io stiamo benissimo: Suor Chiara ragionevolmente e le due vecchie all’ordinario: piaccia al Signore che anco V. S. stia con quella sanità ch’io desidero, ma non spero, mediante la crudezza del tempo; avrò caro d’averne la certezza, e intanto gli mando queste poche paste per far colazione la sera di queste vigilie.

Vincenzio c’inviò ieri sera un buon alberello di caviale, del quale Suor Arcangela ringrazia V. S., per esser questa sua e non mia porzione, perché non fa per me: io in quel cambio avrei più caro da far zuppa, e parecchi fichi secchi che fanno per il mio stomaco; la consuetudine degli altri anni mi fa forse troppo ardita; ma il sapere che a V. S. non è discara simil domanda, mi dà sicurtà.

L’oriolo che tante volte mandai in su e in giù, va adesso benissimo, essendo stato mio il difetto, che l’accomodavo un poco torto; lo mandai a V. S. in una zanetta coperta con uno sciugatoio, e non ho ricevuto né l’una né l’altro; se V. S. li ritrova per sorte in casa, avrò caro che gli rimandi. Non dirò altro di presente, se non che la saluto per parte di tutte le sopra nominate; e prego Dio benedetto che la conservi lungamente felice.

figliuola Affezionatissima

S. Maria Celeste.