Lettere al padre/1630/44
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A Bellosguardo
San Matteo, 14 marzo 1629 [1630]
Amatissimo Signor Padre.
S’io fui sollecita a domandare a V. S., non vorrei anco esser troppo tarda a ringraziarla delle amorevolezze mandateci, le quali lunedì passato ci furono dalla cognata inviate, cioè un cartoccio di zibaldoni e tredici cantucci molto belli e buoni. Ce li andiamo godendo con riconoscimento dell’amorevolezza e prontezza di V. S. in satisfar sempre ad ogni nostro gusto. Ebbi anco alcuni pochi ritagli di drappi che m’imagino che venghino dalla Porzia.
Perché so che V. S. gusta di sentire ch’io non stia in ozio, gli dico che dalla madre Badessa (oltre alle mie solite faccende) sono assai esercitata, atteso che tutte le volte che gli occorre scrivere a persone di qualità, come Governatore, Operai e simili personaggi, impone a me tal carico, che veramente non è piccolo, mediante l’altre mie occupazioni, che non mi concedono quella quiete che perciò mi bisognerebbe; onde, per mia minor fatica e miglior indirizzo, avrei caro che V. S. mi provvedessi qualche libro di lettere familiari, sì come una volta mi promesse, e so che m’avrebbe osservato, se la dimenticanza non l’avesse impedito.
Vincenzio fu ier mattina da noi (forse per spazio d’un’ora) insieme con la cognata e sua madre, e da lei intesi che V. S. voleva andar a Roma, il che mi dette alquanto disturbo. Però m’acqueto, supponendo ch’Ella non si metterebbe in viaggio, se non si sentisse in stato di poterlo fare. Credo che avanti che ciò segua ci rivedremo, e perciò non replico altro. Se non che la saluto con tutto l’affetto insieme con tutte di camera, e prego il Signore che li conceda la sua santa grazia.
sua figliuola Affezionatissima
S. Maria Celeste.
Se ha collari da imbiancare potrà mandarmeli, e si goda quest’uova fresche per nostro amore.