Lettera 32

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1628 - 31 1628 - 33

A Bellosguardo

San Matteo, giorno di san Martino del 1628 [11 novembre]

Amatissimo Signor Padre.

Essendo io stata tanto senza scriverle, V. S. potrebbe facilmente giudicare ch’io avessi dimenticato, sì come potrei io sospettare ch’Ella avesse smarrita la strada per venir a visitarci, poiché è tanto tempo che non ha per essa camminato: ma sì come poi sono certa che non tralascio di scriverle per la causa suddetta, ma sì bene per penuria e carestia di tempo, del quale non ho mai un’ora che sia veramente mia, cosi mi giova di credere ch’Ella, non per dimenticanza, ma sì bene per altri impedimenti lasci di venir da noi; e tanto più adesso che Vincenzio nostro viene in suo scambio, e con questo ci acquietiamo, avendo da esso nuove sicure di V. S. le quali tutte mi sono di gusto, eccetto quella per la quale intendo ch’Ella va la mattina nell’orto; questa veramente mi dispiace fuori di modo, parendomi che V. S. si procacci qualche mala stravagante e fastidioso si come l’altra invernata gli intervenne. Di grazia privisi di questo gusto che torna in tanto suo danno; e se non vuol farlo per amor suo, faccilo almeno per amor di noi suoi figliuoli che desideriamo di vederla giugnere alla decrepità; il che non succederà s’Ella così si disordina. Dico questo per pratica, perché ogni poco ch’io stia ferma all’aria scoperta mi nuoce alla testa grandemente: or quanto più farà danno a Lei!

Quando Vincenzio fu ultimamente da noi, Suor Chiara gli domandò otto o dieci melarance; adesso essa torna a domandarle a V. S. se sono mediocremente mature, avendo a servirsene lunedì mattina.

Gli rimando il suo piatto, dentrovi una pera cotta, che credo non le spiacerà, e questa poca pasta reale.

Se hanno collari da imbiancare potranno mandarli insieme con un’altra paniera e coperta che hanno di nostro. Saluto V. S. e Vincenzio molto affettuosamente, e il simile fanno Suor Arcangela e le altre di camera. Il Signore gli conceda la sua santa grazia.

figliuola Affezionatissima

S. M. Celeste.