Lettere al padre/1628/31
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A Bellosguardo
San Matteo, 28 aprile 1628
Amatissimo Signor Padre.
L’aver visto qualche giorno addietro il tempo assai quieto, e che V. S. non sia venuto da noi, mi fa sospettare o ch’Ella non si senta troppo bene o vero che sia andata a Pisa. Per certificarmene mando questa donna costì, e con questa occasione gli mando tutti i morsellini ch’ho fatti; quelli cinque separati dagli altri sono dei due cedrati che mandò ultimamente, e credo che saranno di maggior bontà degli altri, sì per essere stati migliori i cedri e più freschi, come anco perché è il zucchero più raffinato, che perciò sono anco più bianchi, e me l’ha donato Suor Luisa, già che del suo non n’avevo più. Dubito che V. S. non si sia scordata di mandarmi gli altri fiori di ramerino i quali aspetto ogni giorno, sì come mi disse V. S. nell’ultima sua. Glieli ricordo, perché penso che siano per durar poco. Se V. S. va a Pisa avanti che venga a vederci, si ricordi del mio servigio, cioè del calisse, del quale già gli ho trattato.
Vorrei anco che V. S. vedessi se per sorte avessi in casa da mandarmi un pochette di lucchesino tanto che mi facessi un panno da stomaco, perché adesso, che si cavano gli altri panni da verno, patisco assai, per aver lo stomaco freddo e debole. Perché mi ritrovo molto occupata non dico altro, se non che me li raccomando di tutto cuore, e prego il Signore che gli conceda vera felicità.
sua figliuola Affezionatissima
S. M. Celeste.