Lettere (Sarpi)/Vol. II/215

CCXV. — Al medesimo

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CCXV. — Al signor De l’Isle Groslot.1


Non avendo veduto lettere di V.S. questo dispaccio, ho creduto ch’Ella sia in viaggio. Non ho però voluto intermettere il consueto e debito uso di salutarla e farle riverenza per ogni corriere; se bene non vi sia novità di momento e degna della sua saputa; poichè in Italia non vi è negozio considerabile, salvo che la trattazione di matrimonio che fanno [p. 328 modifica]il duca di Savoia e quello di Toscana per maritare questo una sorella e quello una figlia al principe di Galles.2 Li Toscani, come se il matrimonio fusse concluso, hanno mandato a dimandarne licenza al papa; al che vien dato dalli intendenti due interpretazioni: l’una, ch’essendo certi di ricever la negativa d’Inghilterra, voglino per onor loro riceverla più tosto dal papa, pubblicando che tutto sarebbe stato concluso se il pontefice avesse assentito; li altri credono che tenendosi esclusi, voglino escluder anco il duca di Savoia, ricevendo dal papa una negativa, acciò serva per esempio a lui per non camminar più innanzi nella trattazione, e necessiti anco il papa a fare il medesimo con Savoia e star perseverante. Ma se quel grande e savio re eseguirà il consiglio dato al figliuolo nel suo Basilicon Doron,3 l’uno e l’altro potranno voltar i loro pensieri altrove.

Il duca di Parma, se ben ha veduto la morte di tanti e principali delli suoi incolpati di congiura, non perciò è restato senza timore, ma tuttavia va imprigionando altri e empiendo le sue città di persone forestiere: cosa la quale Dio non voglia che partorisca qualche inconveniente, o rovina della casa sua o della città.

I Turchi sono in mare verso la Calabria con armata, e li Spagnuoli parimente al capo di Otranto con un’altra, sebben inferiore. La mente di questi [p. 329 modifica]sarebbe fare qualche azione per la quale mettessero alle mani la Repubblica con i Turchi; ma le loro arti e il fine sono troppo scoperti, nè credo che riuscirà alcuno di questi disegni.

I disgusti del papa e della Repubblica vanno ingrossando sempre più, e temo che in fine sia per venirsi a rottura. I preti hanno scomunicato un capitano di mare, ma in secreto. Il vescovo di Cesena è chiamato per averlo detto, e un vice- capitano del patriarca di Aquileia imprigionato in luogo dove si tiene esser sovrano: cose che i preti non possono sopportare. Temo che in fine sarà guerra; ma come si farà per aiuto, non essendo re in Francia?4 Desidero che V.S. mi dica che cosa si possa sperare.

Intendo che in Parigi è stato imprigionato un curato, per essergli trovate alcune scritture. Ho gran curiosità di sapere che scritture erano quelle. Le cose di Germania, dopo la creazione dell’imperadore,5 riposano.

Dio faccia che sia per lungo tempo, sì come anco prego Dio che conservi la pace in cotesto regno, e doni a V.S. ogni felicità; alla quale restando dedicato, bacio umilmente la mano.

Di Venezia il dì 14 agosto 1612.




Note

  1. Edita come sopra, pag. 486.
  2. Di questa pratica di matrimonio, condotta con molta insistenza dalla corte di Toscana, e che dovè risolversi in fumo pel dissenso dei cardinali e del papa, può vedersi l’Istoria del Granducato del Galluzzi, lib VI, cap. 2.
  3. Ossia, Dono reale; titolo di una della opere di cui fu autore il re d’Inghilterra.
  4. Non essendovi re, ma regina, per la minorità di Luigi.
  5. Mathias era stato proclamato imperatore a dì 13 giugno.